Come disse una volta Luciano Ligabue, "quando si parla di Pierangelo Bertoli, l’aggettivo da spendere è: grande". E infatti, a ventuno anni dalla sua scomparsa, Pierangelo resta un grande cantautore da riscoprire nella disarmante attualità dei suoi testi (a volte quasi profetici) e nella vastità dei contenuti. Chi conosce e ama il compianto cantautore emiliano, sa che aveva sempre qualcosa da dire. La sua era una voce fuori dal coro, anzi, "una voce fra due fuochi", quello della fede politica e dell’impegno sociale. Amava definirsi un artigiano della canzone italiana, anche se era un artista di alto profilo che, agli occhi dei tanti che lo hanno amato, continua ad apparire "un guerriero senza patria e senza spada, con un piede nel passato (le sue radici emiliane) e lo sguardo dritto e aperto nel futuro (la determinazione ad andare avanti fino alla fine con autenticità)". I suoi album più famosi sono sicuramente “A muso duro”, il suo testamento spirituale, “Eppure soffia”, quello che lo ha consacrato nell’olimpo dei grandi cantautori e “Spunta la luna dal monte”, che prende il titolo dal brano che presentò al Festival di Sanremo insieme ai Tazenda - con tanto di standing ovation del pubblico - e che ancora oggi viene definita una delle migliori prove della canzone d’autore. Ma ci sono altri lavori a sua firma che vale la pena ricordare, come “Petra”, l’album che porta il nome della figlia, pubblicato nel 1985 in occasione della sua nascita, che rappresenta un unicum nella produzione bertoliana. Non soltanto per “Pianoman”, inattesa e fedele versione italiana del noto brano di Billy Joel. In queste splendide tracce infatti, il suo inequivocabile timbro di voce sassolese abbandona i toni aspri dell’anticlericalismo e della lotta sociale per parlare, a suo modo, d’amore. Un amore declinato in tutte le sue forme. Da quello contrastato, ma che alla fine vince su tutto, di un giovane che si innamora di una donna più anziana, “Maria Teresa”, a quello per una donna lontana de “L’odore del porto”, passando per un sentimento più malinconico cantato in “Gennaio” o ormai bruscamente archiviato, come in “China Town”, o che potrebbe anche riaccendersi, come in “Vola Veliero”. C’è l'amore infelice di una ingenua ragazza, “Bella Addormentata”, sedotta e abbandonata durante la guerra da un soldato forse americano che "non restò che il tempo di riscaldarsi, poi se ne andò". E quello dei soldati, un “Fiume nero” di stivali e di bestemmie che, mentre marciano verso una morte imminente, pensano a Lili Marleene, qui nei panni di una pietosa guida infernale che renderà più leggero il loro viaggio verso un solo, ineluttabile destino. E poi, in “Voglia di libertà”, c’è l’amore più grande, quello per la famiglia. Rinunciare ad essere cittadino, coniuge, genitore, non vuol dire essere libero – ammonisce Bertoli - ma rifiutare vigliaccamente le proprie responsabilità. La vita è fatta di compromessi, ma i legami sociali sono alla base del vivere civile. E l’amore non può mai essere percepito come un ostacolo. |
Pierangelo Bertoli – voce Data: novembre 1985 tracklist |