Bologna, 24 Ottobre 2015 - Bologna Jazz - Teatro Arena Del Sole
A Ron Carter ed al suo quartetto è spettato il compito di aprire il fitto e sontuoso cartellone del Bologna Jazz Festival 2015. Considerato il bassista più registrato nella storia del jazz, sarebbe difficile trovare un significativo artista con il quale non abbia collaborato ed altrettanto affascinante è stato ascoltarlo in azione in una cornice musicale tutta sua. Al suo fianco, la pianista Renee Rosnes, il batterista Payton Crossley e l’esuberante percussionista Rolando Morales-Matos hanno offerto una visione intrigante dei tanti colori della tavolozza musicale di Carter. Le soluzioni musicali proposte dal grande contrabbassista provengono da molto lontano, muovendo dalle suggestioni del Brasile di Jobim fino a planare su Miles Davis (con cui ha condiviso la transizione da icona del jazz ad eroe jazz-fusion) con alcune tappe estremamente interessanti nel mezzo. Una delle scelte più sorprendenti è risultata una versione solista proposta da Carter di "You are my sunshine", originata dapprima con uno spiazzante doppio giro in minore e sfociata poi in maggiore fornendo un affresco sorprendente della sua maestria al basso, inteso come voce, ma anche quale strumento della sua immaginazione improvvisativa. Un altro frangente memorabile è risultato l’evocativo interscambio tra Carter ed il tocco a tratti visionario della Rosnes su uno standard di peso quale "My Funny Valentine", accentuato da un passaggio in cui è apparso quasi un ideale abbraccio con Chopin in talune sfumature della melodia. Pregevole anche il raffinato solo finale con dentro persino un eco di Bach sotto forma di richiamo alla celebre “Suite in sol maggiore per violoncello”. Interessanti anche talune illuminazioni fornite da Morales-Matos alle percussioni, anche se a tratti è apparso un tantino debordante. Carter, per tutta la serata, ha privilegiato grandemente l’interplay tra i musicisti, comprimendo le fasi soliste e dimostrando di essere nell’olimpo dei grandi innovatori assieme a La Faro e Brown in grado di “liberare” il proprio strumento dal ruolo stringente nel quale è spesso relegato di mero cronometrista o “zavorra” armonica. L’idea che questo elegante signore settantottenne incide con il fuoco nella mente dei fortunati spettatori è che un buon bassista determina la direzione e la riuscita del suono di una band.
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Ron Carter: Contrabbasso Data: 24/10/2015
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