Accanto a nomi consolidati della scena italiana come Lucio Corsi, Baustelle, Fabri Fibra e Gianna Nannini, l’artista pugliese porta sul palco un rap denso, oscuro, immaginifico: una liturgia trap che parla di salvezza, soldi e dannazione. Prima di lui sono saliti sul palco Papa V, Fritu e Nerissima Serpe, artisti emergenti apprezzati soprattutto dal pubblico più giovane. Kid Yugi, pseudonimo di Francesco Stasi, nasce a Massafra nel 2001. In pochi anni è passato dall’anonimato alle vette del rap italiano, con uno stile ibrido tra strada e letteratura, crudo ma colto, capace di alternare citazioni altissime e momenti più commerciali. Il suo album I nomi del diavolo (2024) è un viaggio nelle ombre del potere, della tentazione e dell'identità. Un concept profondo, ma suonato con la ferocia e la precisione di chi conosce bene le regole del rap – e quelle della realtà. Tra i momenti più forti della serata spicca l’esecuzione di "Paganini", traccia-icona dell’album. Il titolo richiama il celebre violinista genovese, virtuoso visionario accusato di aver venduto l’anima al diavolo per il suo talento sovrumano: un paragone perfetto per Kid Yugi, che nel brano costruisce un’identità tra genio, emarginato e profeta oscuro. Nonostante il concerto non sia stato particolarmente lungo, è stato possibile ascoltare i brani più interessanti del suo repertorio, con una partecipazione costante e molto sentita da parte del pubblico, che ha particolarmente apprezzato l’invito rivolto da Kid Yugi a un giovane spettatore: il ragazzo ha potuto provare l’emozione di salire sul palco e cantare insieme al suo beniamino. |
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