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È un Monk gremito come nelle migliori occasioni quello che accoglie il ritorno dei Karate a Roma, dopo lo show della reunion del 2022 a Villa Ada.
L’atmosfera è calda e partecipata, con un pubblico attento e rispettoso, rapito dalle trame slowcore del trio statunitense. Qualche chiacchiericcio sporadico, ma nel complesso una rara intensità d’ascolto, che si precepisce fin dalle prime note dello show. Guidati da Geoff Farina, i Karate sono tornati a calcare i palchi dopo lo scioglimento del 2005, dovuto sia a problemi di udito del chitarrista che a una naturale conclusione di un lungo e intenso percorso artistico, corroborato da un'attività live pressoché incessante. Il nuovo lavoro dello scorso anno, Make It Fit, segna il loro ritorno in studio, un disco più misurato nel sound, meno abrasivo ma sempre denso e coinvolgente, che riprende tutti gli elementi che contraddistinguono lo stile del gruppo statunitense.

Un concerto dei Karate è l’esempio perfetto di come i brani in studio assumano dal vivo una dimensione più ampia, di maggior respiro. Geoff Farina costruisce i suoi riff con un approccio diretto e minimale, affidandosi a un setup essenziale e privo di effetti superflui: il suono è asciutto, dinamico, tutto giocato sul tocco. La sua chitarra dialoga costantemente con basso e batteria, creando un interplay spontaneo, tipico del jazz ma con l’urgenza emotiva ed aggressività del rock/blues. La scaletta proposta, abbastanza consolidata nel corso del tou, si apre con l’inconfondibile "Bass Sounds", connubio tra stilemi blues minimalismo ed elementi jazz, con la batteria di Gavin McCarthy in evidenza. Il set scorre serrato, per circa un’ora e venti minuti, toccando anche i classici di The Bed Is in the Ocean, come "There Are Ghosts", e del capolavoro Unsolved, da cui spicca la vibrante "Sever". Non mancano incursioni nel nuovo repertorio, con brani come la sbarazzina "Defendants", che mostrano un trio ancora molto ispirato.

Ciò che colpisce è l’equilibrio ipnotico tra abrasività e minimalismo, ma anche la maturità musicale. Farina mostra un controllo pregevole dello strumento, mentre la sua voce oscilla con naturalezza tra delicatezza e sofferenza emotiva. Dall'altra parte l'equilibrato incedere del basso di Jeff Goddard si sposa meravigliosamente con l'approccio sì muscolare ai tamburi di, come ben si avverte in Around the Dial o in Operation: Sand. Tanti applausi al termine del live ed un Monk sold-out ma se vi solletica l'idea, si replica giovedì 15, ne rimarrete davvero soddisfatti.
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Geoff Farina: chitarra, voce Gavin McCarthy: batteria Jeff Goddard: basso
Data: 08/05/2025 Luogo: Roma - Monk Club Genere: Slowcore/Post Rock
Setlist: Bass Sounds If You Can Hold Your Breath There Are Ghosts Gasoline Defendants Small Fires Diazapam Liminal Around the Dial Water Operation: Sand Fall to Grace Sever This Day Next Year
Encore: Alingual The Same Stars
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