Home Recensioni Live Norma - Macerata, Sferisterio, 20 e 26 luglio, 4 e 9 agosto 2024

Norma
Macerata, Sferisterio, 20 e 26 luglio, 4 e 9 agosto 2024

Simbolo del melodramma italiano per eccellenza e dell’amore che supera la sete di vendetta, la seconda rappresentazione della Norma di Vincenzo Bellini allo Sferisterio, in occasione della rassegna Macerata Opera Festival, qui giunta al traguardo delle 60 edizioni, riesce a colpire l'immaginario di un pubblico attento e sensibile.
Doveroso iniziare questa recensione evidenziando le peculiarità vocali dei quattro grandi protagonisti dell'opera: Marta Torbidoni, nel ruolo della Norma, riesce a gestire tecnica, messe di voce e presenza scenica per una Casta Diva affascinante ed intima, riuscendo a stupire nella cabaletta con agilità estreme e legati tipici del bel canto, rimanendo sempre in stile e tutelando il suo timbro ricco di sfumature; il tenore Antonio Poli, in Pollione, qui al suo debutto, offre un’interpretazione elegante e misurata, un connubio efficace per un soggetto tanto risoluto quanto romantico che, invero, non di rado si lascia andare ai virtuosismi tipici dei personaggi concepiti dal Bellini; a completare la triade amorosa si aggiunge Roberta Mantegna, che interpreta Adalgisa, personaggio che risulta invece fondamentale per lo snodo della vicenda, qui valorizzato da un soprano che riesce a regalarci un’interpretazione agile, pur a vocazione introspettiva, con un legato tipico belliniano e acuti ben sostenuti dalla solida tecnica e dalla propensione a donarsi in un contesto scevro dalla benché minima disattenzione (è peraltro avallata tout court da chi scrive, la scelta di affidare questo ruolo ad un soprano: il dibattito afferente alla voce del personaggio, che si è succeduto nel tempo, è in realtà quasi privo di sostanza se si considera che, se è vero che fino ad oggi è sempre stato scelto il registro di mezzosoprano, è risaputo che quest'ultimo era pressocché impopolare, se non quasi del tutto sconosciuto, in epoca barocca e classica, circostanza che determinò la sua predominanza in seno alla Norma. Oggi, quindi, si recupera la maggiore estensione verso il basso, scelta coerente se si considera che l'escursione vocale che connota Adalgisa è compresa tra il do3 e il do5. A riprova di ciò, e superando ogni residuale dubbio, va precisato che, per la prima assoluta dell'opera, nel lontano 26 dicembre 1831, fu scelta proprio un soprano, la meneghina Giulia Grisi); parlando di altro inteprete maschile, il basso Riccardo Fassi manifesta un carattere maestoso, connotazione tipica dei leader (Oroveso è infatti il capo dei Druidi), qui sublimata da una voce che ostenta emozioni apparentemente contrastanti: rabbia, paura, finanche solitudine, palesati con maestria e padronanza timbrica.
Sul fronte dell'accuratezza stilistica, infine, è opportuno citare i personaggi di Clotilde e Flavio, affidati rispettivamente a Carlotta Vichi Paolo Antognetti.
La regia di Maria Mauti manifesta intenti minimalisti ma d’effetto, non certo portesa alla gratuita spettacolarità, più attenta, invece, a sviluppare una (re)interpretazione essenziale. La risposta del pubblico, ammaliato prima, definitivamente conquistato dopo, dimostra che la direzione centra pienamente l’obiettivo. Più nel dettaglio, la volontà di utilizzare pedane mobili (ideate dallo studio Garcés - De Seta - Bonet Arquitectures) su un palco spoglio, lascia di fatto libertà di movimento al coro lirico marchigiano (diretto dal M° Martino Faggiani) e ciò permette al prefato ensemble di esprimere una ben definita massa sonora, peraltro assai comprensibile nelle dinamiche.
L’immenso spazio garantito dallo Sferisterio risulta sempre ben distribuito tra zone di luce ed ombra, volte a sottolineare i grandi cambiamenti scenici e d’intenzione. In un tale contesto, l'elemento scenografico immancabile nella Norma, cioè la Luna, viene collocato alla sinistra del palco: pieno e luminoso, l'astro appare influenzato da un importante e ben calibrato gioco di chiari e scuri.
Non è finita: il light designer
Peter van Praet sfrutta la facciata interna dell’Arena sottolineando attentamente ogni cambio di scena, di intenzione e di significato di precise parti dell’opera coinvolgendo lo spettatore in tutti i suoi sensi, affiancando, alle sue visioni immaginifiche, i video dell’artista spagnolo Lois Parino: si tratta di una scelta senz'altro trasversale, invero assai originale che, tuttavia, garantisce una fotografia estremamente variopinta; si pensi, ad esempio, al passaggio in cui prendono misteriosamente vita due ombre, miraggi o chimere non sappiamo dirlo, che simboleggiano la presenza dei figli di Norma; a seguire, prendono forma suggestioni magiche, al limite dell'illusionismo: è un arcobaleno che acquista somatica sostanza; o forse no, è esattamente l'inverso, un volto di donna che si disperde tra i colori.
Si gioca quindi con le immagini, creando suggestioni dal sapore quasi fiabesco, incantato, certamente immaginifico, al chiaro scopo di sottolineare la divisione vissuta dalla protagonista tra le sue diverse mansioni sociali di donna, madre, amante, sacerdotessa e guida politica del suo popolo. E' un concetto, quest'ultimo, che, trasposto ai giorni nostri, acquista il blasone del vessillo etico, assumendo le connotazioni di manifesto di stratificata ed orgogliosa emancipazione femminile.

L'opera svolta dal direttore Fabrizio Maria Carminati, infine, è genuina testimonianza  di equilibrio espressivo: da un lato, egli catalizza il pubblico verso ogni singola parola promunciata dai cantanti; dall'altro dà vita a ciascuna delle tante sfumature garantite dall’orchestra (FORM - Orchestra Filarmonica Marchigiana), un esemble la cui stratificazione non scalfisce minimamente la compattezza espressiva, qualità che esprime straordinarie doti agogiche e raffinata sensibilità melodica.
A coloro che volessero improvvisarsi critici abravisi, forse definendo scenicamente “scarna” questa versione della Norma, sentiamo il dovere di oppore sensate riflessioni in ordine alla capacità quasi rivoluzionaria di fondere la compagine tecnica (grazie a cambi di scena con tecnici a vista) con l'universo artistico, un dualismo espressivo che esalta, anzi sublima maggiormente i costumi di Nicoletta Ceccolini, sapientemente coerenti con la scelta registica di mancata definizione temporale, intenzione che senz'altro dona alla rappresentazione un tocco di umanità e di verità.
In conclusione, ora più che mai vengono evidenziati i valori che quest’opera vuole trasmettere sopra alle forme e agli estetismi: perdono e comprensione innanzi all'amore tradito e all'ira che non determina alcun bagno di sangue ma sceglie, invece, il suo stesso sacrificio. In un mondo attuale ove la vendetta sembra spesso essere l’unica scelta possibile, la Norma
evidenzia il potere immenso del perdono, in grado di determinare un finale diverso e mai scontato: anche un amore tradito, grazie al perdono, può vivere in eterno.




Questa recensione si riferisce alla rappresentazione del 26 luglio 2024.
La "Norma" di Vincenzo Bellini sarà ancora rappresentata il 4 e il 9 agosto 2024, sempre allo Sferisterio di Macerata.




Norma

di Vincenzo Bellini

Tragedia lirica in due atti
Libretto di Felice Romani
Dalla tragedia "Norma ou L’infanticide" di Alexandre Sourmet

CAST
POLLIONE - ANTONIO POLI
OROVESO - RICCARDO FASSI
NORMA - MARTA TORBIDONI
ADALGISA - ROBERTA MANTEGNA
CLOTILDE - CARLOTTA VICHI
FLAVIO - PAOLO ANTOGNETTI
FORM-Orchestra Filarmonica Marchigiana
Coro lirico marchigiano “Vincenzo Bellini”
Maestro del coro Martino Faggiani
Banda Salvadei

DIRETTORE - FABRIZIO MARIA CARMINATI
REGIA - MARIA MAUTI
SCENE - GARCÉS - DE SETA - BONET ARQUITECTES
(IN COLLABORAZIONE CON CARLES BERGA)
COSTUMINI - COLETTA CECCOLINI
LUCI PETER - VAN PRAET
VIDEO - LOIS PATIÑO
ASSISTENTE ALLA REGIA - ADRIANA LAESPADA
ASSISTENTE ALLA SCENOGRAFIA - FIACHIARA LA FERLITA
Nuovo allestimento dell’Associazione Arena Sferisterio

Norma (20 e 26 luglio, 4 e 9 agosto) di Vincenzo Bellini festeggia il traguardo delle 60 edizioni di festival operistico allo Sferisterio: scegliendo il capolavoro del Cigno di Catania – che era tra le ipotesi valutate ai primi del Novecento quando si decise di trasformare lo stadio della palla al bracciale in teatro – si celebra la città e coloro che vollero portare l’opera in questo luogo. Il nuovo allestimento sarà firmato dalla regista e documentarista milanese Maria Mauti, alla sua prima esperienza con il teatro d’opera; sul podio un veterano del belcanto come Fabrizio Maria Carminati, direttore artistico del Teatro Bellini di Catania. Protagonista Marta Torbidoni (Norma), giovane soprano marchigiano che si sta imponendo sui palcoscenici di tutto il mondo, affiancata da un’altra voce molto apprezzata come quella del soprano Roberta Mantegna (Adalgisa), mentre i principali ruoli maschili saranno sostenuti da Antonio Poli (Pollione) e Riccardo Fassi (Oroveso). Opera in due atti su libretto di Felice Romani, tratto dalla tragedia di Louis-Alexandre Soumet (1786-1845). Composta da Vincenzo Bellini in meno di tre mesi, nel 1831, debuttò al Teatro alla Scala il 26 dicembre dello stesso anno registrando un fiasco clamoroso a causa di ostilità nei confronti sia del Cigno catanese che della protagonista Giuditta Pasta. Considerato uno dei capolavori assoluti dell’opera Romantica, narra una vicenda affine al mito di Medea, è vicenda di amore e gelosia, ripicche e vendette tra innamorati traditi (fonte: comunicato stampa).



Associazione Arena Sferisterio
Teatro di Tradizione
Via S. Maria della Porta, 65
62100 Macerata
T. (+39) 0733.261334
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Biglietteria: P.zza Mazzini, 10
62100 Macerata
T. (+39) 0733.230735
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