Il Don Giovanni è stato composto da Mozart nel 1787, in pieno illuminismo - siamo immediatamente a ridosso della Rivoluzione Francese – ed è interessante domandarsi a quale tipo di libertà – esaltata al termine del primo atto - alludesse l’opera.
Forse non si trattava solo una semplice emancipazione sessuale e dei costumi, ma di un richiamo alla libertà vergata nella Costituzione degli Stati Uniti o addirittura una spinta verso l’affrancamento sociale della classe contadina vessata dalla aristocrazia feudale (“troppo mi premono queste contadinotte”). Del resto, nello sviluppo dell’opera, sotto la mera patina di eros e thanatos, nobili e contadini, padroni e servi, si incrociano nei radiosi ensemble musicali dell'opera, ma stringono anche armonie e alleanze inaspettate del tutto trasversali. A curare la regia torna Alessandro Talevi che completerà il trittico l’anno venturo con il Così fan tutte; mentre Le nozze di Figaro erano collocate in epoca moderna, preservando tuttavia invariati spirito e passioni che permeavano i personaggi originali e tratteggiando l’eternità delle passioni destinate a non tramontare nel tempo, in Don Giovanni questo assunto viene perfezionato, tenendo sempre presente che il protagonista è un archetipo e di conseguenza si può permettere il lusso di sedurre donne in qualsiasi secolo, travalicando il tempo e lo spazio. Simbolicamente riesce a farlo in scena attraverso l’idea di una sorta di “portale del tempo” attraverso il quale agiscono marionette, evolvono i costumi, prima ottocenteschi e in seguito moderni, ma anche le armi che, dalle spade del duello iniziale, si trasformano in pistole che minacciano il servo ed in seguito il padrone smascherato. L’architettura che sorregge l’impalcatura è semplice ma funzionale nel ricorso ad una scena fissa e ad una biforcazione che conduce alternativamente in direzioni contrapposte e sfruttando il gioco delle profondità architettoniche. A completare il disegno intervengono le misurate proiezioni di ledwall che consentono, alternativamente, la sfilata delle innumerevoli prede del protagonista durante l’aria del Catalogo o di dare una forma alla cameriera di Elvira nel “Deh, vieni alla finestra”. Nella direzione di Martijn Dendievel c’è giusta energia e slancio nell'Ouverture e la gestione lirica ed esuberante, ma essenzialmente non interventista, assicura un suono brillante all’orchestra lasciando che la musica fluisca al giusto ritmo; segue abilmente la progressione verso il climax dell'opera e alcuni momenti chiave, come il trio “Protegga il giusto ciel” nella scena del ballo, sono ottimi. I tempi, il fraseggio e l'enfasi sono del tutto appropriati, senza eccessi e la scena della cena appare sempre in bilico: slancio e tensione crescono fin dall'apertura senza ribollire come accade durante molte direzioni. Di qualità la prova del coro diretto da Gea Garatti Ansini; nel "Giovinette che fate all’amore" del secondo atto il canto è opportunamente delicato e dolce, con frasi legate e una buona intonazione. Le voci risultano leggere ma ben proiettate. Nel “Viva la libertà!", la combinazione di voci solistiche e corali nel contesto ritmicamente complesso è felice ed il coro riesce a preservare energia, vivacità e leggerezza richieste dalla musica di Mozart. Il Don Giovanni di Nahuel Di Pierro è molto reattivo nei recitativi e capace di un legato seducente; nel "Fin ch'han dal vino”, l’articolazione è rapida e precisa. Di pregio anche la serenata del "Deh vieni alla finestra" dalla buona espressività ed intonazione nei passaggi più delicati. A tratti, tuttavia, appare sbilanciato sul versante comico non rendendo interamente la quota di ferocia contenuta nel multiforme personaggio. La Donna Elvira di Karen Gardeazabal, ruolo davvero ingrato, traccia un profilo non uniformemente indiavolato alla Schwarzkopf, ma, con un’ottima tecnica nei passaggi di coloratura e un tono totalmente uniforme in tutta la gamma, ostenta dominio sulle fioriture di "Ah fuggi" e nelle note di testa flautate. Brava anche nel "Mi tradì quell'alma ingrata" con note alte potenti e ben sostenute che rendono efficacemente il dolore e il disprezzo per l’amato. Di rilievo anche l’elegante ascesa al la bemolle nel “Ah chi mi dice mai” del primo atto. La Zerlina di Eleonora Bellocci , impertinente ed elegante, denota una vocalità dal bel timbro luminoso; nel “Vedrai carino” sostiene bene le lunghe frasi legate mentre nel “Batti, batti, o bel Masetto” gestisce felicemente la transizione tra note alte e gravi esprimendo dolcezza ed innocenza seducendo lo sposo con misurata malizia. Davide Giangregorio è un Leporello piuttosto secco, percussivo e spiritoso, ma di carattere e la chimica innestata nel rapporto padrone-servo risulta interessante. La sua aria del catalogo è convincente per rapidità nei salti di ottava e per nitidezza nella articolazione. Olga Peretyatko, nel ruolo di Donna Anna, minata dalle scorie di un virus, fa il suo coraggioso debutto e, dopo un avvio prudente, nel quale si percepisce il timore di non avere piena padronanza della voce, riesce lentamente a dare forma alla dimensione tragica del personaggio. Viene fuori nel secondo atto cavandosela bene nei passaggi di bravura in sedicesimi del suo non semplice rondò “Non mi dir, bell’idol mio” con dei buoni la e si bemolle. Abramo Rosalen incarna un Commendatore opportunamente agghiacciante e sepolcrale nel cruciale scontro finale; fornisce una linea molto ferma e minacciosa al suo personaggio ed è imponente e definitivo il suo fa grave e ferale nel risolutivo “Don Giovanni a cenar teco”. L'agile e vendicativo Masetto di Nicolò Donini viene sostenuto con corposa agilità e un bel timbro pastoso. Il Don Ottavio del tenore René Barbera, aggraziato e dal respiro lungo mozartiano, rende bene la penombra pavida e a tratti affettata insita nel personaggio con buone sfumature e mezze voci e fraseggio fine e penetrante. Foto: Andrea Ranzi
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Don Giovanni Dramma giocoso in due atti Musica di Wolfgang Amadeus Mozart Libretto di Lorenzo Da Ponte
Direttore Martijn Dendievel Regia e scene Alessandro Talevi Maestro del Coro Gea Garatti Ansini
Costumi Stefania Scaraggi Luci Teresa Nagel Video Marco Grassivaro Regista assistente e Coreografie Danilo Rubeca Assistente alle scene Manuela Gasperoni Maestro al Fortepiano Anna Dang Anh Nga Bosacchi
Personaggi e interpreti Don Giovanni: Nahuel Di Pierro Il Commendatore: Abramo Rosalen Donna Anna: Olga Peretyatko Don Ottavio: René Barbera Donna Elvira: Karen Gardeazabal Leporello: Davide Giangregorio Masetto: Nicolò Donini Zerlina: Eleonora Bellocci
Nuova produzione del Teatro Comunale di Bologna
Orchestra, Coro e Tecnici del Teatro Comunale di Bologna
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