Infatti, musicalmente parlando, si passa dalla tristezza infinita che contraddistingue l'acustica "Sound of the dead", alla funerea e lunga title track, alla più dinamica "I'm not gonna turn my back on the Devil" che sfocia in un'improvvisa escursione nel più verace black metal, fino ad arrivare all'inquietante "The last turn (Chain pleasure)" dove si odono i lamenti strazianti di una donna che, a dirla con un eufemismo, non se la sta passando tanto bene nelle grinfie di un maniaco. Il greco Manos Six (già membro dei Disharmony, DreamLongDead e Kawir) dimostra di avere le idee chiare fregandosene altamente del mainstram. Lui ricerca qualcosa di diverso, inclassificabile, prediligendo atmosfere depressive, sinistre e plumbee (d'altronde la cover è tutto un programma) e facendo prevalere l'elemento acustico (il banjo in particolare) molto incline al country. Se mentre ascolti l'EP chiudi gli occhi, ti sembra di essere in un villaggio sperduto in mezzo al deserto nel profondo sud degli Stati Uniti; gli abitanti sono pochi e non promettono nulla di buono! C'è qualcosa di marcio e pericoloso in "When Skies are Grey" ma terribilmente affascinante! |
Manos Six: Banjo, Slide Guitar & vocals; Anno: 2025 |