Scritto da Valentino Butti Domenica 18 Gennaio 2009 20:11 Letto : 3380 volte
Dopo le suggestioni new-prog e “marillioniane” del precedente album “Opus” (2006/ sempre Mellow ), rieccoci a parlare degli “Yleclipse” con il nuovo lavoro “Trails of ambergris”, quarto della loro discografia.
Line-up invariata per 3/4 con l’eccezione del batterista: al posto di Roberto Diomedi ecco ora Federico Bacco. Chiariamo subito l’aspetto fondamentale e che più ci interessa: “Trails of Ambergris” è un grande album. Solo apparentemente vicino alle sonorità del precedente “Opus”, ma in realtà provvisto di un suono più vario, più compatto, più ricercato. Ma andiamo con ordine. Bella la cover ad opera della solita Alessandra Murgia, ormai in perfetta simbiosi con la musica del gruppo. L’album è un concept che ricorda il tentativo della Francia post rivoluzionaria di invadere la strategicamente importante Sardegna, con il pretesto “d’importare la democrazia” e la fiera resistenza del popolo sardo. Tema ancora attuale, non è forse vero ? Rarefatta, splendida nei suoi arpeggi di chitarra classica, contrappuntata da delicate tastiere, l’introduttiva e breve “Charlotte ‘s dream” , una vera dimostrazione di classe cristallina, ma anche di semplicità. Con “Wind-tanned horses” entriamo nel vivo dell’album. La vena romantica della band è rimasta inalterata. Le tastiere discrete di Andrea Picciau giocano a rincorrersi con la chitarra del leader Alessio Guerriero (molto migliorato anche al canto), peraltro sempre attento a creare frasi di sicuro effetto e nel contempo, misurate e lontane da assoli pacchiani e di facile presa. E’ probabilmente la solidità del suono e l’attenzione al particolare (il fine cesello piuttosto che l’incastro tastiere – chitarra o ancora l‘importante sezione ritmica) che differenzia questo lavoro da “Opus”. Album senza punti deboli, quindi. Menzione particolare per i 13 minuti di “The blower”. Qui, più che in altri brani, avviene il superamento della “maniera” per l’elaborazione di un linguaggio più personale. E’ un po’, come ammirare un Pontormo, ormai maturo e riconoscerne anche i minimi retaggi della monumentalità di Michelangelo ... Ok, siamo in un altro ambito e ci perdoneranno gli interessati, su altri livelli. In “The blower” (ma in generale nell’intero album) il gruppo sardo compie quel “salto” in cui gli interventi solisti sono sì presenti ma contestualizzati e più maturi rispetto agli esordi, emotivamente meno coinvolgenti. 4 album, un costante miglioramento. Possiamo immaginarne un quinto “storicamente” (anche se nel piccolo mondo prog) importante ? Io ci credo. 80/100
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Alessio Guerriero: Voce, chitarre Anno: 2009 Sul web: |