A distanza di un anno dalla prima incisione intitolata “Borderline” (2015) i Forklift Elevator ritornano più decisi che mai con un nuovo album dal titolo piuttosto inquietante che risponde al nome di “Killer Self ”, la cui promozione mediatica gode anche della immagine della band che, per dare il buon esempio, si presenta sui social media in una concatenata impiccagione di gruppo, come d’altra parte suggerito anche dalla copertina del supporto fisico ed in omaggio al nome stesso del gruppo.
Lavoro quindi full-lenght o quasi, visto che la durata è di appena 28 minuti, ma comunque sufficientemente compiuto per poter essere definito tale. Sette tracce trash-metal o forse meglio definite dal termine groove-metal, che partendo dal citato genere di origine, presentano alcune caratteristiche che ne rendono più interessante e vario l’ascolto. I cinque padovani si destreggiano quindi in una serie di riff che letteralmente aggrediscono l’ascoltatore dal primo all’ultimo minuto, fornendo prova di estrema decisione. Sound al vetriolo molto vigoroso che vede in prima linea Stefano Segato alla voce, che per tener fede alle origini del genere musicale di ispirazione, si propone esclusivamente in inglese, seguito a ruota dagli altri componenti, le cui esecuzioni lasciano poco spazio a critiche. Un plauso particolare mi sento di fare ad Andrea Segato alla batteria, dotato di eccellente tecnica nell’utilizzo dei piatti del proprio drum-set. Ottima prova quindi per i cinque ragazzi, le cui esibizioni dal vivo meriteranno sicuramente di essere seguite. Stefano Segato: voce Mirco Maniero: chitarra ritmica, cori Uros Obradovic: chitarra Marco Daga: basso Andrea Segato: batteria Tracklist: 01. Life denied 02. Bagger 288 03. The 8th sin 04. Deception 05. Black hole 06. I executor 07. Hidden side
|