Riarrangiare e rivisitare la musica di Brian Eno può apparire un’operazione rischiosa e quasi sacrilega data la caratura del musicista (o meglio del “non-musicista”) inglese, viene subito da pensare quale utilità possa esserci nel mettere mano a composizioni che già sono ritenute perfette e perfettamente espressive di quanto ideato da Eno. Lo stesso Arturo Stalteri spiega le ragioni che hanno portato a questo lavoro discografico in una intervista reperibile per altro sul suo sito ufficiale: da un lato sicuramente l’amore e l’interesse per la musica di Eno hanno dato la spinta iniziale, dall’altro la voglia di fare emergere alcuni lati meno evidenti di questa musica può rendere interessante la sua rivisitazione.Arturo Stalteri è un artista dalla lunghissima e poliedrica carriera e dalla profonda conoscenza musicale, sia sotto gli aspetti più tecnici sia da un punto di vista culturale, qualità che lo rendono certamente uno dei musicisti più adatti ad una operazione di questo tipo. La scelta è quella di affrontare con un ensemble cameristico brani tratti da diversi album e diversi momenti artistici di Brian Eno che tutti conosciamo con sonorità diverse. L’ensemble quasi sempre acustico permette infatti di rendere chiaro quello che è normalmente mascherato nel genere ambient: le cellule ritmiche, i brevi frammenti melodici e le armonie su cui sono costruiti i mondi sonori di Eno sono qui ben evidenti. Prendendo ad esempio “Here Come The Warm Jets” (dall’omonimo album del 1973), notiamo come la cellula ritmica iniziale affidata alla mano sinistra del piano forte emerga inconfutabilmente di più rispetto alla versione originale nella quale il synth con il suo suono cupo resta più sommerso. Questa rivisitazione sembra infatti avere sin dall’inizio un approccio ben diverso, più groovy e vicino ad una folk song. Da questa prima cellula emerge poi il tema principale dal sapore jazz, anch’esso è però destinato a lasciare il posto ad altre idee musicali pronte a sommergerlo. Come nell’intenzione del suo compositore, la musica è tutta in divenire, quello che è un tema, diventa un accompagnamento perché quello che è un accompagnamento sta diventando elemento tematico principale. Un momento molto interessante di “Cool August Moon” è “Julie With…”, una song tratta da “Before and After Science” (1977), qui riproposta strumentale. Solo due gli strumenti inizialmente coinvolti, il basso elettrico di Arlo Bigazzi (che ha contribuito anche all’arrangiamento di questo brano) e il pianoforte. Le note lunghe di basso danno la profondità e il suono “scuro” tipico di questa canzone e il pianoforte suona le parti principali che ne compongono la tessitura, l’accompagnamento iniziale che diventa elemento tematico e la linea vocale. La versione originale di questo brano vede tornare, dopo un momento strumentale, la melodia vocale confermando l’idea di canzone che c’è alla base. Riprendere nuovamente i temi iniziali con il medesimo arrangiamento non sembra essere l’idea giusta per Stalteri, conscio del fatto che i due strumenti (basso e pianoforte) hanno esplorato già tutto l’esplorabile di queste idee musicali. Non rimane che intensificare la dinamica del brano, con l’ingresso delle percussioni (quasi solamente piatti) con uno stile molto vicino a Chris Cutler. Il ritmo diventa melodia tanto da essere l’elemento principale che l’orecchio ascolta in questo momento. Anche qui ciò che era elemento principale è diventato secondario e ciò che normalmente accompagna diventa il fulcro. Ad arricchire questa edizione di “Cool August Moon” troviamo tre ghost tracks, ovvero le bonus tracks pubblicate nella versione giapponese di questo disco, tre composizioni a firma dello stesso Stalteri e di Arlo Bigazzi ispirate alla musica di Brian Eno, tanto nelle idee musicali quanto nell’arrangiamento. Con questo lavoro discografico Stalteri mostra dunque la sua conoscenza e la sua piena comprensione della musica di Eno e soprattutto il suo profondo rispetto nei confronti di queste composizioni; è un disco affrontato con grande consapevolezza delle proprie abilità di musicista ed è pienamente vinta la sfida di ripresentare questa musica in una veste diversa, personale e contemporaneamente aderente alla poetica del suo autore. 90/100
|
Arturo Stalteri: piano Anno: 2015/2010 Bonus "Ghost" Tracks |