Un’idea di come non debba essere un disco omologato a colorazioni, forgie e stilemi, a come non seguire un preciso e castrante modulo sonoro che tutto formatta e niente lascia libero di proprio arbitrio espressivo ce la forniscono i fiorentini Orchestra Del Rumore Ordinato, che col secondo disco “Terra” rimettono in gioco quel senso “anarchico” di scrivere e suonare quello più aggrada, fuori dai clichè modaioli, tirando fuori dalla loro poetica urbana un insieme di melodie, concetti e fraseggi che diventano esplosioni sommesse di sprezzante goduria. Punto di fusione di svariate esperienze musicali, la band toscana ha dalla sua parte il vento amico dell’umiltà e la brezza sottile della discrezione, un cantautorato meticciato da psichedelia, blues, rock, cinematismi rotondi e universi minuscoli di sensazioni retrò sono la percentuale, la cifra che li esalta ad una necessarietà quasi artigianale di raccontare e gestire un ascolto rapito e rassicurante, un disco certamente fuori degli schemi ma che riscopre la leggerezza del sapore “intimo e roboante” di stati d’animo differenti e mai convergenti; dodici tracce a fare da corollario all’incondizionato ricettacolo descrittivo che gli ODRO sciolgono man mano che il giro fisso del lettore rilascia con fare ottimista e che , una volta libere, agiscono sull’istinto e sui lampi della bellezza.Un disco di pensieri e constatazioni umane, individualistico per il passo e fermo sulle illusioni che si avvinghiano in ogni angolo o strettoia della vita, una varietà di mood-step sonici che vanno dall’hard-blues che stigmatizza “L’istinto Della Terra” alla teatralità latin-pop che echeggia dentro “Capitan Morgan”, dondolamenti blues che danno tono a “Incidente Su Una Strada Di Montagna (E Dintorni)” come pure i drappeggi emozionali che i tasti di pianoforte e le voci ospitate di Max Larocca, John Strada, Giulia Millanta e Andrea Parodi nella stupenda ballata agro-field “Naufraghi” vestono anime e dolci turbamenti. L’incontinente fuzz Claptoniano di “ Camionale” ed il crooneraggio che tinge di speech “Commiato Blues” fanno da cerneira a lampo su di un lavoro a cinque stelle che questi magnifici toscanacci rimettono con un senso dell’invettiva elegante e il gusto dell’intrattenimento, quello d’alta classe off!. 80/100
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Michele Scerra: Voce, chitarra Anno: 2012 |