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Mu
Uomini Contro Dinosauri

Provenienti da un antico continente perduto (Lemuria), arrivano i Mu, insediatisi nella città di Torino da loro considerata ormai la terra natale. La band nasce dalle ceneri del trio S.A.D.E. a cui si aggiungerà Simone Cantino, ex componente dei Madhatter. Il sound attuale si evolve, così, da quello principalmente stoner/psichedelico dei S.A.D.E. ad un mix di metal e rock dalle tinte alternative, presentando influenze grunge e sludge metal.

Il loro primo album si intitola Uomini contro dinosauri e comprende dieci tracce il cui denominatore comune è non solo lo stile, ma anche il tema affrontato. Si parla infatti di una lotta che si protrae da millenni, ossia quella tra gli animali a sangue caldo, il cui rappresentante è l’uomo, e quelli a sangue freddo, i rettili. Apparentemente sembra una tematica abbastanza bizzarra, ma in realtà non è così: questo conflitto può essere visto come qualcosa di insito nel singolo individuo; si tratta, così, di due realtà diverse (passione e positività VS freddezza e forze negative) che, nell’uomo, si oppongono, ma allo stesso tempo sono complementari.
Questa battaglia inizia con il primo brano intitolato “Paleozoon” che si apre con un buon drumming per farci entrare in una dimensione primitiva accentuata dagli urli che si alternano ad una voce calda. Le sonorità sono grezze e l’atmosfera quasi opprimente: quest’ultima, però, cambia nella successiva “Siberia”, in particolare nella prima parte caratterizzata da un ritmo più leggero e semplice che diventa più composito verso la fine, dove si ha una voce tagliente inserita in un crescendo di suoni. Molto rude e grintosa appare “Herpes”, in cui si riflette maggiormente l’influsso sludge metal alla Mastodon. Le sonorità sembrano addolcirsi con il brano “Lo squalo” che presenta parti più melodiche, alcune quasi funky, e parti più pesanti, soprattutto dal punto di vista del working guitar e dalle voce che rasenta lo scream.

Appena si ascolta “Muscolo” gli effetti elettronici e i pochi riff iniziali richiamano un po’ i Deftones; tuttavia la sezione ritmica varia molto nel corso della canzone che presenta stavolta un refrain più puro e cantabile. Con “Incidente sul lavoro” si ritorna al sound turbolento e ovviamente d’effetto, introducendo il tema dell’uomo visto come una macchina, se non un mero ingranaggio di una macchina più grande e viene messa in musica in modo sarcastico la frase che appariva all’entrata dei campi di concentramento, ossia “Il lavoro rende liberi”. In seguito si passa all’atmosfera infernale di “Faust”, dove predominano le distorsioni e altri effetti sonori delle chitarre. Originale è il titolo della penultima song, “Teztcatlipoca” che è il nome di una divinità azteca: si tratta del dio della notte,del nord e delle tentazioni.

Il sound rimane energico fino all’ultima canzone, dove tutto si ammorbidisce, lasciando più spazio alle parole, o meglio alla riflessione che si fa, appunto, in “Ho sognato l’apocalisse”. Già dal titolo si può capire che è stata scelta come finale di questa sorta di concept album, ma forse non viene data una fine vera e propria poiché tutto potrebbe essere un sogno. L’unica cosa che si sa è che i Mu hanno già compiuto un buon passo realizzando questo lavoro che non è assolutamente da sottovalutare.

79/100


Matteo Visconti: Chitarra e voce
Alessandro Sena: Basso
Stefano Mondino: Batteria
Simone Cantino: Chitarra e voce

Anno: 2011
Label: Autoprodotto
Genere: Alternative Rock

Tracklist:
01. Paleozoon
02. Siberia
03. Omicida seriale
04. Herpes
05. Lo squalo
06. Muscolo
07. Incidente sul lavoro
08. Faust
09. Tezcatlipoca
10. Ho sognato l’apocalisse

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