I Light Silent Death (LSD d'ora in poi) si formano a Terni (Umbria) nel 2005 da un'idea di Simone Zampetti e Francesco Porchetti, idea che puntava verso un rock/metal di stampo gotico, scelta evolutasi in seguito in un metal pesante che però non esclude le malinconiche e sontuose atmosfere gothic.
Dopo aver autoprodotto il loro primo demo 20 years...Of Obscuration nel 2008 e aver curato l'uscita di un EP live testimone della loro cospicua attività sul palco, si presentano al pubblico con il loro primo granitico full lenght. Under the sign of Cancer è un disco dalle molteplici sfaccettature e di sicuro impatto emotivo, che comincerà a regalare il suo meglio alle nostre orecchie dopo qualche ascolto. La musica dei LSD è un continuo dialogo tra un certo sapore retrò nel modo di fare metal e sporadiche incursione di modernità, date soprattutto da tastiere, sequenze ed effetti alle quali è stato compiuto un lavoro sicuramente sopra le righe. “Hypothetical End”, primo brano dell'album dopo il breve intro strumentale, sembra mettere subito in chiaro le intenzioni del gruppo: riffing di chitarre violento e drittissimo, doppia cassa prepotente e tastiere eteree e abbastanza corali. L'ascolto del disco prosegue su questa falsa riga per altri due o tre brani, portando questo si, l'ascoltatore a chiedersi se il gruppo abbia esaurito già le proprie cartucce, effettivamente scarsamente innovative soprattutto per un genere che affonda le mani in un certo ambiente metal pesante. A farci cambiare idea però arrivano brani come “Cleansing Memories”, nel quale i sei ragazzi di Terni sfoggiano un gothic rock dal sapore retrò ma dall'atmosfera sublime e desolante, in cui la voce di Francesco Porchetti si fa pulita ma non meno calda. Da questo punto in poi il disco diventa più introspettivo: i brani accolgono al loro interno incisi ispiratissimi e vagamente progressive che possono ricordare persino gli Opeth, e che alternano in maniera sempre meglio amalgamata i lasciti più prettamente derivanti dai generi di riferimento del gruppo, che comunque vengono sfoderati abilmente ogni volta che ciò lo richiede, non disdegnando blast beats e fughe elettroniche. Under the sign of Cancer in definitiva è un buonissimo disco, che ha nella sua parte centrale le sue idee migliori. La produzione è veramente ottima e il suono generale è molto delineato. Ai sei ternani va dato atto di aver creato un sound corposo e personalissimo, soprattutto per quanto riguarda le loro escursioni dal metal spudorato, allontanandosi dal quale la loro musica acquista più che progressivamente qualità e identità. 68/100
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Francesco Porchetti: Voce Anno: 2010 |