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Faust
From Glory To Infinity

...erano anni che non sentivo più parlare di questo progetto, ormai non pensavo che avrei ascoltato del nuovo materiale, ma il death metal di Aleister (chitarra e voce) non poteva morire, dopo un demo del 1993 e l'ep "...And Finally Faust" del 2001 e dopo svariate esperienze musicali questa one man band si é avvalsa della collaborazione di musicisti finalmente affidabili, ed eccomi qui a parlare di questo full-length From glory to infinity. Questo album ha un feeling strepitoso, e non lo dico perché al progetto si sono accasati musicisti di caratura mondiale quali Luca Pinciotta (gia con Doro/Blaze/Clayrvoiants), Darek "Daray" Brzozowski (session drummer per Dimmu Borgir/Vesania nei grandi polacchi Masachist e Vader) un chitarrista e musicista molto bravo come Ghiulz Borroni (hey bro?) ex Profanatum ed Obscurity e per finire Steve Di Giorgio, uno dei bassisti thrash death più completi, tecnici e originali per stile della storia del metal (Death, Sadus, Autopsy, Testament ...), ma per il fatto che qui si tratta di death metal "d'annata" rinvigorito da una esecuzione perfetta e per fini intenditori, le trame di questo platter sono di prim'ordine, c'è un mood di assoluto valore e mi dispiace dirlo, ma se il gruppo fosse stato più prolifico in passato oggi si parlerebbe di una delle band più interessanti in Italia o forse anche di più.
Quaranta minuti e rotti di Death Metal blasfemo dalle tinte anticlericali e orientato su stilemi americani ma con una melodia tutta sua e feeling mostruosamente tecnico dal leggero retrogusto progressivo ma musicale (mai "auto-esaltativo" e/o 'pazzamente' artefatto), in From To Glory To Infinity c'é una vagonata di imponenti linee musicali, non un'accozzaglia di riff furiosi ma precise incisioni chirurgiche ed inequivocabili tocchi da maestro, accelerazioni, arpeggi, fraseggi intricati ma al contempo scorrevoli dalla metrica perfetta ed una ritmica implacabilmente imperiosa, un concentrato di brutalità ragionata con divagazioni e tecnicismi a dir poco esaltanti.

Ok, appurato che il disco mi piace ed é piacevole all'ascolto, ma a riprova che non sto esagerando potete metterci anche il condimento dei musicisti che ci suonano, ed allora, se ascolterete un brano come "Carnal Beatitude" che ricalca in pieno lo stile a metà strada tra il death tradizionale, lo stile technical di floridiana memoria con la costante presenza di un mood heavy metal celato nell'aggressività tagliente delle linee brutali e negli assalti sopraffini di esecuzione, capirete che questo non é il solito progetto ' ascolta e getta '.

Si possono trovare episodi diversi, tracce dirette e decise che puntano diritto a trafiggere il cuore come l'iniziale opener, ma già da "Wet Veils" si sente aleggiare un'aura più maligna e mefitica, dove il vento cambia e sale la sulfurea atmosfera death oscura con l'assolo centrale che ha una musicalità del tutto azzeccata, ma un arcano classicismo misterioso ed ipnotico, questo assolo, che poi prosegue, vale tutto il disco...

Come dicevo prima una struttura del tutto 'musicale' dei pezzi fa tutto il resto, una ricercatezza quasi maniacale eseguita impeccabilmente non può che valorizzare lo sfarzo strumentale così come accade per pezzi quali le successive "Sentimental Worship" e "Servants Of Morality" dove le influenze old style si incastonano meravigliosamente a quelle Swedish con un pizzico di estroversa attitudine ed interpretazione personale, ciò non fa altro che convincermi che se questo disco fosse uscito qualche anno fa avrebbe di certo spopolato, specie in quel momento in cui la maggior parte delle death metal bands storiche avevano cercato invano la svolta nel new metal e verso ambiti groove ed industriali.
Per me i pezzi non sono mai noiosi, anche se sono certo che per molti non sarà così, ma c'è un appunto che vorrei fare, ogni brano è a sé, va ascoltato e pensato come unico, non c'è uno sterile ripetersi, ed alla fine non resta che interiorizzare i pezzi per poterli apprezzare soprattutto non tralasciando l'interpretazione da parte di ogni membro del combo ed alcune sfaccettature che vanno ben oltre il death e il metal, da percepire con pazienza, uno scontro tra melodia 'settecentesca' ed un freddo inseguirsi di scale musicali non certo alla portata di tutti.

Proprio su questo 'stridere' spiazzante si basa il disco nella sua intera stesura con un accento dovuto alle vocals cavernose e molto poco innovative e 'musicali' di Aleister che non certo sembrano bene amalgamate al tutto ma alla fine con la loro acerba abrasività e mancanza quasi totale di adeguamento all'orchestrazione riescono in pieno a svolgere il loro sporco 'brutale/catacombale' e cattivo compito in maniera semplice.

Tutto questo é incarnato dalla song più bella del set, la micidiale "Carnal Beatitude" che a tratti mi ha fatto provare la stessa ebbrezza di 'The gallery' dei Dark Tranquillity seppure ci troviamo su coordinate e campi diversi in quanto a generi e stile, la track é semplicemente perfetta e spaccherà di certo le casse del vostro stereo con la sua impetuosa e ammaliatrice linea melodica con una atmosfera ruvida e 'scivolosa' al contempo, funambolica e barocca, costante che determina anche molti altri pezzi del cd, in ognuno di questi potrete trovare una 'sorpresa', quel riff, o assolo, oppure armonia che attira l'attenzione e permette di mettere bene in mente il brano senza farlo finire nel dimenticatoio di song, che specie nel death metal, passano molto inosservate.

Ci sono, penso, quindici o sedici ragioni per acquistare questo disco, non sto ad elencarle tutte, ma con le incredibili note di "Sentimental Worship", "Servants of Morality" che poi non sono i pezzi migliori o al top del disco potrete immaginare il livello medio a testimonianza che questo non é un album da prendere sotto gamba, ed anzi, seppur le tematiche siano prettamente 'unidirezionali' la musica spazia uscendo un pò dal testo, ed i Faust sono maestri in questo e lo fanno con una micidiale carica di buona volontà e sfoggio d'immensa abilità...
Così come la successiva "Pig God Dog", velocissima strumentale, dove il vortice di tecnicismo ancorato a stilemi 'armonisti' delimitato da un basso preciso, potente e pertinente (a tratti sembra di risentire le eco del lavoro su "Human" o "Individual Thought Patterns") esalta le doti dei due chitarristi in un connubio vorticoso e veloce che regala l'essenza stessa di questa devastante band.
"Holy Hole" é un imponente brano che dispiega le sue ali nel suo incedere fatto di accelerazioni e leggeri rallentamenti quasi impossibili da percepire dove le distorsioni lacerano e tritano tutto nel loro percorso di morte e gusto profano, e per finire il pezzo strumentale conclusivo "A Religion-Free World's Dream" in cui il messaggio é chiaro così come i sentimenti che evoca, l'unico pezzo fuori dal contesto death ma più vicino ad un progressive descrittivo ed ipnotico, che per alcuni secondi amplia gli orizzonti spaziali di questo già ottimo From glory to infinity.
Fanno il resto la registrazione lineare e nitida con la giusta carica di distorsioni e scelta di suoni non eccessivamente cristallini ma brutali e sofisticati al unto giusto.

L'unico punto a sfavore del disco é forse la promozione e diffusione, mi spettavo reazioni più attente e solerti, invece il disco sta passando forse troppo nel anonimato underground, ma di questo dovremmo dare le colpe a qualcun altro.

Una dichiarazione a tutti i veri appassionati di death metal tecnico ma non necessariamente ancorato a retaggi vecchio stile: From Glory To Infinity é un disco che merita un attento ascolto, trattasi di acquisto a colpo sicuro, si accettano risarcimenti.

90/100


Aleister: Chitarra, voce
Steve DiGiorgio: Basso
Ghiulz: Chitarra

Guests:
Dariusz "Daray" Brzozowski: Batteria
Luca Princiotta: Chitarra

Anno: 2010
Label: Stygian Crypt
Genere: Death Metal

Tracklist:
01. Purple Children
02. Wet Veils
03. Sentimental Worship
04. Golden Wine Countess
05. Servants of Morality
06. Carnal Beatitude
07. Pig God Dog (Instrumental)
08. Holy Hole
09. A Religion-free World's Dream (Instrumental)

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