Descrivere il primo album di Eva Milan è un’esperienza che mi accresce, per il semplice motivo che ascoltare la sua musica è esattamente come parlare con lei…come essere seduti su un divano e filosofeggiare, cazzeggiare, bere un bicchiere di vino in una calda estate romana, una di quelle sensazioni per le quali non ti accorgi dello scorrere dell’orologio, perché la parola ha una forma e le idee sono immagini.
Quindi si parla di un viaggio nelle parole innanzi tutto. Eva non è solo una cantante (o una cantautrice, o una menestrella psichedelica…), innanzi tutto Eva è una poetessa e le sue note sono veramente il tramite del suo messaggio interculturale tra il dolore, i vuoti, il misticismo, i margini. Mi ero ripromesso tempo addietro di riconciliarmi con la mia lateralità, con il mio essere in disparte ed osservare, e , questo disco è la descrizione di questo stato d’animo. La voce di Eva Milan è magnificamente imperfetta, decisamente evocativa. Così forte che ogni emissione, ogni lettera ha il carattere quasi celebrativo della preghiera (hindu, cristiana, pagana, mussulmana non ha importanza…una preghiera non ha certo religione). FUORI DAL MONDO (11 brani in track list) è una pura auto produzione. Registrato in solitudine, in casa, su una workstation in 16 piste. Ed il titolo è, in una qualche maniera sintomatico. Il sentirsi talmente dentro da essere fuori da tutto. Eva suona chitarra, basso, percussioni, crea i loop. Unico neo è la mancanza di una struttura “gruppo” che possa supportare le sue magiche litanie (neo non da poco, ed in diversi momenti si sente). “DESERTO” è il pezzo, a mio avviso più importante. Sontuosa ballata acustica che ben sintetizza il carattere artistico della cantautrice romana. Testo visionario, criptico, interpretazione viscerale che proietta direttamente in qualche vallata spersa degli atipaini orientali. Sapore di grandi spazi e di thè alla menta. Altro episodio di notevole impatto è “CANTO LAICO”. Dalla suggestiva armonia ed interpretazione moresca. “VUOTO SONICO” è un momento di delicata ed oscura poetica che mette a nudo Eva e ne risalta le qualità espressive in bilico tra un’intimità e la perenne sensazione di un urlo soffocato. “MARGINI”, “SULL’ORLO DELL’ABISSO” e “FUGA” sono potenzialmente delle esplosioni devastanti, ma che purtroppo, non emergono per il difetto sopra citato, ma la necessità di Eva Milan di rappresentarsi era talmente forte ed imminente che fa in modo che questo gap sia superato dalla sua stessa creatività. Sedetevi, incrociate le gambe, chiudete gli occhi ed ascoltate. L’oriente non è così inavvicinabile. Ha occhi e ha voce. Parla la lingua universale dei canti nel vento. La giusta cura. Un disco. Un viaggio. Una favola allucinogena. 80/100
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Eva: Chitarra, voce, basso, percussioni Anno: 2007 |