Il lavoro è disponibile in formato CD e in digitale; al momento non sappiamo se sarà stampato anche in vinile e sarebbe un peccato non farlo. In effetti, il disco è bello, intrigante e visionario capace di far coesistere elementi psichedelici, suggestioni shoegaze e approcci new wave con abile maestria. Le sette suggestive tracce sono state ottimamente registrate e richiamano alla mente i Cocteau Twins, gli Echo & the Bunnymen, i Siouxsie and the Banshees, tanto per citare alcune band e dare un'idea generale sul prodotto. Non si tratta, pero', di mera emulazione perché la musica proposta è di assoluta qualità e soprattuto denota un evidente tentativo di contraddistinguersi attraverso una personalizzazione del songwriting. Il livello è alto e disseminato di idee che potranno essere meglio sviluppate in futuro. Si viaggia con la mente in dimensioni lontane ascoltando "(h)eart(h)" e, d'altra parte, la suggestiva copertina faceva proprio presagire questo: si tratta di una reinterpretazione della radiazione cosmica di fondo, una sorta di mappa visiva sull'origine dell'Universo. Il nome del gruppo, inoltre, si ispira alla celeberrima foto del nostro pianeta scattata nel 1990 dalla Voyager 1 a ben sei miliardi di chilometri di distanza (la frase Pale Blue Dot è stata coniata per la precisione dal noto astronomo Carl Sagan). I brani sono ammalianti e si fanno complessivamente apprezzare con apici raggiunti nella dirompente "Green Fairy Tale", specie dalla parte centrale in poi. La magnifica voce di Tommaso Lampronti costituisce, infine, uno dei punti di forza del combo nostrano. L'album, realizzato con la collaborazione di Gianluca Lo Presti (Nevica) e registrato al LotoStudio di Ravenna, è un valido esempio di come anche oggi in Italia si possa produrre musica di livello... l'underground è pieno di sorprese! |
Tommaso Lampronti: Voce, Chitarre & Synth
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