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Robert Hampson: in Italia a Gennaio


Torna in Italia uno dei personaggi più importanti dell’avant-rock inglese a cavallo tra la fine degli anni 80 e l’inizio degli anni 90.

La storia di Robert Hampson ha inizio con uno dei passaggi fondamentali della storia della musica pop: la fine, caratterizzata da una diffusa disillusione, della rivoluzione new wave iniziata a metà anni ’70. Questa rottura diede vita ad una serie di band che segnarono un netto ritorno alla psichedelia (così come accadeva parallelamente in america con il paisley underground e la trance californiana): Cocteau Twins, Spacemen 3, Jesus & Mary Chain, e i Loop di Hampson rivitalizzarono e reinventarono un genere che poi si evolverà negli anni ’90 nel movimento shoegaze.

I Loop rappresentarono il versante più oscuro, radicale, ipnotico e claustrofobico della neo-psichedelia, figli tanto  della cupa circolarità dei Neu, quanto del white noise dei Velvet Underground, ma anche della ruvidezza punk degli Stooges.

Con tre album all’attivo, Haeven’s End, Fade Out e A Gilded Eternity, oltre a un live, Dual, e una Peel Session “Wolf Flow” postumi, la band si sciolse nel ’91, quando Hampson avvertì la necessità di rompere definitivamente con i compromessi del rock e avventurarsi per strade ancora meno battute.

Dopo una breve parentesi come chitarrista nei Godflesh, prende vita il progetto Main, che lo vede accompagnato dall’ex-chitarrista dei Loop Scott Dawson. Qui il concetto di composizione, tipico anche del rock più anomalo, viene definitivamente abbandonato, a favore di un approccio più improvvisativo, ma senza per questo abbandonare il suo strumento di base, la chitarra, accompagnata da una sola drum machine (almeno all’inizio): al contrario l’utilizzo dei sampler viene rifiutato come soluzione troppo banale e pop (erano gli anni dell’esplosione acid-house). L’unica regola compositiva che si impone è quella di scartare qualsiasi sonorità, seppur interessante, solo vagamente derivativa. La storia dei Main è quella dell’evoluzione dall’avant-rock al minimalismo rumorista. L’ossessione per l’epurazione della melodia (la componente pop) dalla creazione sonora lo rinchiude in un mondo sempre più autistico e solitario, ma anche piatto e drammaticamente scarno.

La via d’uscita sarà l’inizio di una serie di collaborazione esterne nell’ambito della scena post-rock, in primis con Jim O’rourke, ma anche Bruce Gilbert dei Wire, Janek Schaefer, Fennesz, Steven Hess (Pan American).

Questa serie di incontri sarà il preludio di una nuova fase produttiva per Hampson, che dal 2006 inizierà a pubblicare nuovii album direttamente a suo nome: prima un album, Maps, pubblicato sul suo myspace, poi Vectors, su Touch (2009), e nel 2012 Repercussions, su Mego.

E’ inoltre di questi mesi la notizia del ritorno dei Main, affiancato questa volta dal compositore elettronico Stephan Mathieu.

www.roberthampson.com/

www.youtube.com/watch?v=A6iSHvzFXJw

www.youtube.com/watch?v=SO4K1z4IQJM

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