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VENI’, VENI’ E MI AMORE
il nuovo album di Quinzân
edito da Galletti-Boston
concerto di presentazione
giovedì 25 ottobre, ore 20,30
Teatro dei Filodrammatici
viale Stradone 7 - Faenza
interverranno tutti i musicisti che hanno partecipato alla realizzazione dell'album
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Questo nuovo album di Quinzân, come i precedenti, non si sofferma su un unico genere musicale, ma ne attraversa diversi con la ricerca di avvicinarsi sempre di più alla Romagna, terra tradizionalmente abituata ad assorbire e fare propri suoni provenienti da altre parti del mondo.
L'album vede la partecipazione di molti musicisti, primi fra tutti Mirko Monduzzi, chitarra dei “Saluti da Saturno” che ha arrangiato e curato artisticamente i brani e Andrea Sarneri alla fisarmonica e alle tastiere oltre che responsabile delle registrazioni. Da segnalare il contributo fondamentale alle voci di Luisa Cottifogli, già nei “Quintorigo”, di Serena Bandoli e di Marco Vitali, importante la presenza in alcuni brani dei “Musicanti di San Crispino” e dei “Radìs”. L’ascolto è un piccolo viaggio all’interno del giorno della vita. L’inizio, il mattino, è rappresentato dalla filastrocca “Giovan Trabiccola” cantata insieme a un coro di bambini e dal tradizionale “Venì, venì e mi amore” in cui una fanciulla al sorgere del sole sogna il momento in cui potrà incontrare l’amato. Il giorno prosegue con “In Paradìs”, versione romagnola del primo successo di Van Morrison e continua con un’interpretazione “bandistica” de “Il grillo e la formica”, tradizionale per bambini presente dalla Toscana al Veneto. “Martino e Marianna” è ancora un tradizionale per bambini che univa al canto il ballo, si tratta di un litigio tra moglie e marito a lieto fine. “In prëst” è un valzer lento e malinconico il cui testo in dialetto romagnolo ci ricorda che in fondo niente è davvero nostro; il brano successivo, “L’è u murador” è di nuovo un tradizionale in dialetto suonato dai “Musicanti di San Crispino”. “Cumatcemta”, scritto a due mani con Mirko Monduzzi, ci porta verso i territori del sogno, una canzone crepuscolare che prepara l’arrivo dei canti della sera, allegri o malinconici che siano. “Par un basì” è una canzone surreale e grottesca scritta da Enzo Jannacci trasportata in romagnolo, mentre “Quinzân e Piripaja”, scritta sulla musica di “Camouflage” di S. Ridgway, è una storia che parla di amicizia e di guerra. “E marafòn” è una canzone di liscio scritta da Ely Nery nel 1965 che Quinzân reinterpreta alla sua maniera, mentre “Zavaj” è il sogno di volare e far volare nel cielo tutti gli stanchi di essere fissi a terra. “Din don” è una dolcissima ninna nanna tradizionale in cui ritroviamo la voce bellissima di Luisa Cottifogli che chiude con i suoi cori sognanti anche il brano successivo “La not”, nato da una poesia di Nino Pedretti, poeta Santarcangiolese. Il brano è aperto dall’intensa voce di Serena Bandoli che recita il testo tutto incentrato sulla notte come immagine della fine della vita. Il brano successivo, “Stuglé”, è come un piccolo omaggio da aggiungere a un disco in effetti già concluso, la partecipazione dei Radìs testimonia la fattiva collaborazione a un progetto musicale condiviso, quello di trovare una nuova strada alla musica romagnola.
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