Dopo aver fondato e concluso il progetto Samhain, aprendosi un poco ad un sound più duro, dà vita nel 1987 ai Danzig, band con la quale il cantante si scrolla defintivamente di dosso l'eredità punk, abbracciando un hard & heavy piuttosto oscuro, talvolta infarcito di venature blues. Per sua espressa volontà, vi confluiscono tre musicisti che avevano suonato nell'organico precedente (occasionalmente o stabilmente): il bassista Eerie Von, il chitarrista John Christ (impegnato nei lavori "Final Descent" e "Samhain Grim"), il batterista Chuck Biscuits (che aveva registrato il solo brano "Death... In Its Arms", presente nel citato album "Final Descent"). E' l'inizio di un'avventura che dura tuttora, pur tra alti e bassi, a causa degli immancabili cambi di formazione e di una discontinuità sonora che abbraccia nel tempo più stili, vanificando gli intenti iniziali. Di seguito, le nostre opinioni afferenti all'intera discografia (la doppia immagine di qualche titolo si riferisce alle differenti edizioni dell'epoca). Danzig 1988 ![]() Approfittando di un rinnovato interesse per i Misfits, Glenn Danzig lancia con questo album la band che porta il suo nome, grazie anche ad una massiccia campagna pubblicitaria a favore della propria personalità demoniaca. Abbandonati i ritmi serrati del suo primo organico, l'artista mette in risalto una certa spirituale liturgia di stampo sabatthiano, confezionando un lavoro meraviglioso e accattivante: "Am I Demon" (il brano piu devoto ai 4 di Birmingham) e "Mother" (il più teatrale e anche una hit in grado di colpire nel segno) sono forti di suggestioni di stampo quasi ipnotico. I Doors sono chiaramente ispiratori, pur in un alveo quasi totalmente plumbeo, nei lisergici "Twist Of Cain" e "She Rides" mentre "Soul On Fire" è tra le poche incursioni heavy (in una compagine generale di chiaro stampo hard rock). A latere, si collocano testi demoniaci, sebbene il diretto interessato dichiari la volontà di non esaltare il male, quanto piuttosto di esprimere un lancinante senso di angoscia e di disperata solitudine. Questo è album è recensito nel dettaglio QUI. Danzig II: Lucifuge 1990 ![]() ![]() Il secondo capitolo lambisce gli stessi ottimi livelli dell'esordio. Il baritono di Morrison è la costante di tutto l'album, pervaso da un'inquietudine assai ricorrente: "Long Way Back To Hell" suona un po' come se un crooner d'altri tempi officiasse una messa nera, mentre "777" è uno spiritual proiettato in un contesto ossessivo ripetuto ad oltranza; "Killer Wolf" presenta sonorità esasperatamente blues e "I'm The One" è addirittura una parentesi acustica in un alveo ipnotico quasi voodoo. Questo secondo capitolo manifesta una personalità chiaramente tormentata che naviga in un contesto ancor più oscuro, ove le immagini malefiche - qui chiaramente palesi - sono una metafora di un malessere interiore difficilmente domabile, peraltro molto ben espresso in brani come "Tired Of Being Alive", "Girl" e nella anti clericale "Snakes Of Christ". Danzig III: How the Gods Kill 1992 ![]() E' un ottimo lavoro anche questo terzo album: "Godless" richiama ancora i riff macabri e solenni dei Black Sabbath, mentre in "Bodies" sono presenti apprezzabili influenze zeppeliniane (fino a quel momento del tutto ignorate dal combo); il dramma sotteso a "Anything" è ottimamente espresso con un crescendo suggestivo e "Heart Of The Devil" evoca di nuovo un blues ancestrale dai toni plumbei. Il culmine espressivo lo si registra in "Sistinas", una ballata che sa di cerimoniale ipnotico ove pare che le voci di Nick Cave, Jim Morrison ed Elvis Presley si uniscano in un unico afflato espressivo. Il tutto acquista il sapore di un universo malefico espresso in maniera sublime dalla ipnotica copertina firmata Hans Ruedi Giger. Thrall-Demonsweatlive 1993 ![]() Questo ep sfrutta l'enorme popolarità raggiunta dal quartetto ma delude un poco le aspettative, offrendo soltanto 3 brani inediti in studio, non tutti ispirati, e 4 dal vivo, catturati all'Irvine Meadows, in California, il 31 ottobre del 1992. Delle nuove prove, soltanto "The Violet Fire" è di livello, forte di un riff assai efficace, mentre "It's Coming Down" è palesemente sottotono e "Trouble", cover a firma di Jerome Leiber e Mike Stoller (duo al servizio, tra gli altri, di Elvis Presley), è liquidabile quale normale e prevedibile blues. I brani dal vivo ("Snakes Of Christ", "Am I Demon", "Sistinas" e il caposaldo "Mother"), di cui i fan erano all'epoca assettati, rappresentano il vero potenziale del titolo: attinti dai 3 album in studio fino a quel momento pubblicati, mostrano un band al meglio della sue potenzialità. Un'edizione in vinile del 2020, invero di matrice pirata (l'abbiamo recensita QUI), espande la tracklist ad ulteriori tre brani: "When Death Had No Name" (già incluso, tra gli altri, in "The Lost Tracks Of Danzig" del 2007), "Mother 93" (versione remix già pubblicata come singolo nel 1993), "How The Gods Kill" (unico pezzo live dei nuovi innesti). Danzig 4 1994 ![]() Emergono, con questo lavoro, i primi sbandamenti direzionali: assai ripetitiva, finanche noiosa, l'opera è decisamente sottotono rispetto ai primi tre lavori (e anche in rapporto ad alcune delle prove successive, cosa che fa riflettere se si considera che nessuna di esse è da considerarsi memorabile). Nella tracklist sono annoverate anche nuove direzioni sonore, francamente spiazzanti: "Sadistikal" sembra aprirsi ad una jam dal vago sapore psichedelico mentre "Cantspeak" presenta invadenti tastiere, altisonanti distorsioni, inopportune drum-machine. E' questo l'ultimo disco della formazione classica: Chuck Biscuits è il primo dei tre a lasciare l'organico, appena uscito dalla sala di registrazione. Danzig 5: Blackacidevil 1996 ![]() ![]() Usare il plurale, parlando di coloro che hanno registrato questo lavoro, è un mero eufemismo atteso che, proprio da qui in avanti, il progetto Danzig si veste di connotazioni soliste: liquidata la splendida formazione iniziale, il cantante sceglie di suonare basso, chitarra e tastiere, rivolgendosi a Joey Castillo per le ritmiche (poi noto quale membro, tra gli altri, di Queens of the Stone Age nonché Eagles of Death Metal), condividendo le tastiere con il piuttosto sconosciuto Joseph Bishara, limitando l'ospitata di un bassista e due chitarristi ad una manciata di brani. Il disco è negativo in tutti i sensi: innanzitutto presenta una proposta musicale lontanissima dall'heavy rock crepuscolare che aveva caratterizzato i primi quattro lavori, offrendo invece una pessima commistione tra rock industriale, sperimentazioni vocali e deliri di stampo techno: "Volevo fare qualcosa che nessun altro stava facendo davvero", spiegò all'epoca l'artista, "quindi ho preso una componente industrial e qualche elemento techno e li ho sovrapposti a quello che faccio normalmente. Ho preso gli ingredienti migliori di cose diverse. Sono potenti se usati correttamente." Il risultato è talmente sconcertante che molti dei vecchi appassionati abbandonano, danno compensato, a detta del cantante, dall'arrivo di nuovi fan. "Forse alcune delle persone a cui piaceva solo Mother hanno abbandonato", dichiara ancora il frontman, "e ho sempre detto che sono perfetti, quando ottieni grande visibilità su MTV, ma non si trattava di fan permanenti". Neanche aiuta la chitarra di Jerry Cantrell degli Alice in Chains in tre brani, così come viene ignorata la presenza, nella tracklist, di "Hand of Doom", cover dei Black Sabbath, con nuovi testi e arrangiamenti troppo trasversali. "Non volevo che la gente pensasse che fosse solo una cover", dice ancora l'ex Misfits; "ho iniziato ad improvvisare e a distorcere le parole. La melodia è sempre la stessa, con un groove di tipo industriale all'inizio e poi arriva il ritornello e tutto impazzisce, con voci urlanti". "Come to Silver" (che affronta il tema del denaro inteso come male assoluto), è inizialmente scritta per Johnny Cash, artista che non viene invece coinvolto a causa della separazione di Danzig dalla American Recordings, fino a poco prima condivisa da entrambi gli artisti. Questo è album è recensito nel dettaglio QUI. 6:66 Satan's Child (Nuclear Blast, 1999). ![]() Accorpando certe vaghe ripetitività dance con il suono classico delle produzione heavy metal, Glenn Danzig cerca di sopperire ad una chiara mancanza di ispirazione. "Firemass" e "Belly Of The Beast" sono episodi hard rock certamente validi così come "Cold Eternal" e "Thirteen", che evocano le ballate spettrali di un tempo, ma il resto appare in bilico tra una sterile magniloquenza auto indulgente e una tronfia ampollosità. Le tematiche sataniche, esasperate e gratuite, inoltre, offrono la sensazione di un artista imprigionato nel suo personaggio, intento più che altro a parodiare sè stesso. Live On The Black Hand Side 2001 ![]() Doppio album dal vivo che merita certamente attenzione: il primo cd presenta due registrazioni ad opera del primo organico (già soltanto per questo motivo merita l'attezione che gli stiamo dedicando), catturate il 31 ottobre 1992 all'Irvine Meadows Amphitheater in California (mitico concerto da cui attingeva anche il citato ep "Thrall-Demonsweatlive") e il 19 dicembre 1994 al Center Arena di Seattle (a quel punto, come detto, Chuck Biscuits aveva già abbandonato, sostituito da Joey Castillo). Il secondo cd - interamente estratto dal tour del 2000, a sostegno di "Satan's Child" - offre l'opportunità di apprezzare brani non esaltanti ma certamente valorizzati dalla dimensione dal vivo, anche considerando il valore della formazione, non certo all'altezza della prima (al citato Castillo, si aggiungono il bassista Howie Pyro e il chitarrista Todd Youth). Da notare che questo titolo vede la presenza del brano "Halloween II" (dal concerto del 1992), originariamente registrato dai Misfits nel 1981. 777 I Luciferi 2002 ![]() A questo punto della storia, riesce assai complicato, anche per l'ascoltatore più favorevolmente predisposto, non notare i chiari intenti di Glenn Danzig di emulare il Glenn Danzig storico. Eppure, si apprezza, in questo lavoro, la totale assenza di influenze industrial e dance (già espresse nel quinto e nel sesto album) o ambient (tipiche della sua carriera solista). "The Coldest Sun" è un gioiellino heavy, "Unendlich" e "Black Mass" sono validi episodi di stampo gotico mentre "Dead Inside", la title track e "Naked Witch" sono connotate di pura e potente energia. La vera novità è che una marcata propensione gotica ha definitivamente soppiantato alcune influenze blues, piuttosto ricorrenti nei primi dischi. Circle of Snakes 2004 ![]() ![]() Un lavoro che, con alcune riserve, emerge tra quelli più recenti, anche grazie all'opera di Tommy Victor, pregevole chitarrista dei Prong, che valorizza una creatività in parte ritrovata, pur senza gridare al miracolo (aveva già collaborato con il gruppo nel tour del 1996). L'ottavo album in studio della band presenta un suono scarno, con una voce assai prominente nella maggior parte delle canzoni: l'opera è ben distante dal sound dell'era classica, ma presenta una produzione molto più appropriata rispetto ai precedenti tre lavori. Tralasciando "Wotans Procession", traccia strumentale simile ad una (trascurabile) nenia di stampo funebre, la voce un po' forzata in "Hellmask", il lavoro apparentemente raffazzonato in "Night, Besodom", gli altri brani sono gradevoli: "1000 Devils Reign" (pur considerando una certa malcelata radiofonica attitudine) è in grado di evocare il passato in maniera sensata, mentre "SkinCarver" e "Skull Forrest" sono episodi grotteschi piuttosto validi e "Mary Had a Little Lamb" è azzeccata, nella sua deprimente pesantezza. The Lost Tracks Of Danzig 2007 ![]() L'unica compilation dei Danzig presenta una tracklist di pezzi inediti che copre l'intero passato della band (dall'omonimo dell'88, a "Circle of Snakes"). Annunciata fin dal 1990, l'antologia viene pubblicata soltanto nel 2007 a causa degli impegni live di Glenn Danzig, dopo peraltro che lo stesso è riuscito ad acquistare i diritti dei lavori in possesso dalla American Recordings. L'artista afferma in varie interviste e nelle note di copertina della compilation che non considera queste canzoni "usa e getta", precisando che le stesse furono scartate perchè non adatte concettualmente agli album per i quali erano state originariamente registrate. "Le canzoni che finiscono nell'album finale", disse, "devono adattarsi o fluire insieme come un tutto. Di conseguenza, alcune canzoni fantastiche dei Danzig non sono mai state pubblicate, non perché non fossero grandiose, ma perché non si adattavano all'atmosfera generale dell'album in questione, o per altri motivi". Alcuni pezzi erano ancora in forma demo, altri non avevano voci o necessitavano di un mix diverso, se non di nuove tracce strumentali. Più di trenta pezzi furono sottoposti a conversione digitale mentre alcuni furono poi completati con l'innesto di voci e/o strumenti suonati da egli stesso. Il progetto richiese nove mesi per essere concluso. "Pain Is Like An Animal" e "When Death Had No Name" risalivano ai tempi dei Samhain mentre "White Devil Rise" venne registrata per Danzig 4, in risposta ai commenti razzisti che Louis Farrakhan proferì riguardo all'uso di Danzig del termine "The White Devil" (asseritamente per descrivere la razza bianca) e "Satan's Crucifiction" venne scritta per far innervosire la label American Recordings: largamente suonata durante le prove, serviva a spaventare, cosi ha riferito Eerie Von, i dirigenti indesiderati dell'etichetta che avrebbero potuto presentarsi in studio durante le sessions (da notare che il titolo è scritto male: "Crucifiction" è forse un gioco di parole dal significato tuttora sconosciuto). Il pezzo è stato eseguito dal vivo per la prima volta nell'autunno del 2007, poi presentato ciclicamente nel corso del tour "Blackest of the Black" dell'anno successivo. La versione del 1992 di "When Death Had No Name", registrata durante le sessioni di "How the Gods Kill", era originariamente disponibile come lato B del singolo "Dirty Black Summer" del 1992. "Deep", registrata per "Danzig 5: Blackacidevil", divenne disponibile in "Songs in the Key of X", colonna sonora della serie televisiva The X-Filesm, pur con un mix leggermente diverso. "UnderBelly of the Beast" era già apparso nella colonna sonora di "The Crow: Salvation" nel 2000. "Unspeakable" non era nai stato pubblicato prima di allora ma era soltanto apparso come sottofondo (in loop) nel film pornografico "Grub Girl" del 2006". Altri pezzi erano stati pubblicati in precedenza in forma diversa. Deth Red Sabaoth 2010 ![]() Danzig scimmiotta sé stesso ma il risultato non è poi così deludente: cercando di perseguire scopi maggiormente redditizi, il cantante adotta un approccio diverso alla registrazione: "Volevo avere un suono organico, più grande e più spesso, quindi sono uscito e ho comprato alcuni amplificatori per basso Kustom tuck 'n' roll degli anni '70 per suonare alcune parti di chitarra. Sentirete un vero riverbero, un vero tremolo in questo album, che suona completamente diverso dalle cose fatte con i chip dei computer". Non si capisce molto bene cosa intenda, invero, ma il risultato - che, poggia sulla consolidata equazione chitarra/basso/batteria - è abbastanza apprezzabile. L'artista produce da solo l'intero album, registra buona parte del basso e suona addirittura la batteria in "Black Candy" (altrove, è coinvolto il batterista Johnny Kelly, con la band, a vario titolo, fin dal 2002). Con ancora Tommy Victor alla chitarra, l'opera è dignitosa pur non miracolosa: i brani sono sostenuti da riff semplici ma efficaci, come dimostra la validità del brano di apertura "Hammer of the Gods", una cosa che richiama certe cose dei primi anni '90. La formula del ritornello efficace vale per tutti i primi 4 brani, dopo i quali si piomba in alveo diverso ma non censurabile: il martellante canto funebre "Black Candy", il crescendo acustico del singolo principale "On a Wicked Night", un vago sapore del Misfits touch in "Deth Red Moon". Skeletons 2015 ![]() Glenn Danzig ama stupire i suoi fan: dopo le sonorità industrial di "Blackacidevil" e gli album solisti della serie "Black Aria", di stampo ambient e/o neoclassico, egli si dedica alle cover stravaganti che, in tutta franchezza, mai ci si aspetterebbe sentir cantati dall'ex Misfits. Più un divertissement solista che un album dei Danzig come band, l'opera presenta un improbabile Glenn Danzig intento a cantare, suonare il pianoforte, la chitarra e il basso su tutte le tracce, nonché la batteria su metà dell'album (facendosi aiutare da Tommy Victor per le parti di chitarra solista e, occasionalmente, di basso, nonché da Johnny Kelly per la batteria, nell'altra metà del disco). La produzione è scarsa (la voce risuona lontana, quasi ovattata), ma l'album è permeato di grezza energia: la sua versione rustica del pezzo di Elvis Presley "Let Yourself Go" è straordinariamente efficace, così come credibile appare l'interpretazione di "NIB", non fosse altro per le attitudini cupe e oscure che lo accomunano ai Black Sabbath; la psichedelia a vocazione garage dei The Litter, tributati con una riuscitissima versione di "Action Woman", è inoltre azzeccata per un rusticone come l'italo-americano. Ovviamente, non mancano gli scivoloni: ci si chiede perchè coverizzare "Lords of the Thighs" degli Aerosmith, mentre "Girl Like You" dei Troggs è caotica e confusa e "Rough Boy" degli ZZ Top proprio non funziona. Insomma, l'intenzione che si cela dietro a questo album di cover è buona e va certamente rispettata, ma l'album va doverosamente segnalato ai soli completisti del singer. Questo album è recensito nel dettaglio QUI. Black Laden Crown 2016 ![]() Un piacevole ritorno, pur con alcune riserve: vi suonano ben cinque batteristi (Johnny Kelly, Karl Rockfist, Dirk Verbeuren, lo stesso Glenn Danzig e la vecchia conoscenza Joey Castillo), un chitarrista (l'ormai inossidabile Tommy Victor) e due bassisti (lo stesso Victor e, ancora una volta, il leader). La fiamma si è ormai spenta da tempo ma l'album è apprezzabile: due i singoli, entrambi validi: "Devil on Hwy 9" e "Last Ride" (il secondo era originariamente destinato alla serie televisiva "The Walking Dead"). Accolto dalla critica con recensioni generalmente favorevoli, viene così descritto da AllMusic: "Black Laden Crown è al suo meglio quando la band si mantiene su registri lenti e cupi, come succede con brani come "Last Ride", "Skulls & Daisies" e "Pull the Sun" ed è proprio in questi momenti solenni di tormento e dolore in stile Jim Morrison che Glenn Danzig suona più sinistro e a suo agio". Secondo Loudwire, il titolo "sprofonda più a fondo nel blues" ma "la ruota non viene reinventata; sta girando esattamente come i fan dei Danzig si aspettano". Sempre su registri positivi Pitchfork: "...è l'album più forte di Danzig da un po' di tempo, perché lo ha costruito principalmente attorno ai suoi limiti. Il suo tuono si è placato, ma il suo orecchio si sta di nuovo affilando al blues metal. Ed è quell'orecchio che ha creato alcuni degli episodi metal più accessibili ma duraturi della fine degli anni '80 e dell'inizio degli anni '90". Infine, Paste Magazine: "Sembra un po' ingiusto paragonare "Black Laden Crown" ai primi quattro LP di Danzig, ma è lì che la mente va naturalmente. È importante dare ai padri fondatori una giusta possibilità quando pubblicano nuovo materiale...". Danzig Sings Elvis 2020 ![]() La "s" apposta al verbo "to sing" declina chiaramente la terza persona singolare, circostanza che parrebbe attribuire questo album al solo cantante. Ma il logo è quello storico della band, utilizzato fin dal primo album, senza contare che anche i musicisti interessati al progetto sono gli stessi degli ultimi lavori (il consueto Tommy Victor e l'ormai ospite fisso Joey Castillo, pur in un solo brano), motivo per cui questo album è attribuibile senza dubbio ai Danzig, piuttosto che al cantante. Detto ciò, la tracklist è interamente costituita da pezzi portati al successo da Elvis Presley, il che obbliga chi scrive a collocare questa nuova fatica in termini del tutto trasversali rispetto alla discografia tutta. La voce è ormai tristemente non all'altezza, in alcuni casi non soltanto carente, ma addirittura compromessa, tanto è logora. Qualcosa è discreto ma, in termini generali, la revisione divertente di "Is It So Strange" o la solidità di "One Night" e "Baby Let's Play House" non sono sufficienti a salvare un album completamente fuori tema, peraltro caratterizzato da una produzione a dir poco scadente. Il singer non ha mai tenuta nascosta la sua passione per Elvis nel corso della sua carriera, ma un progetto del genere, che non suona Danzig, né Elvis, fa propendere inevitabilmente per il pollice verso. A stento consigliato ai completisti. Questo album è recensito nel dettaglio QUI. |
1988 - Danzig (lp/mc/cd - Def American) Glenn Danzig – vocals Eerie Von – bass John Christ – guitars Chuck Biscuits – drums James Hetfield – uncredited background vocals on "Twist of Cain" and "Possession" tracklist Twist of Cain – 4:17 Not of This World – 3:42 She Rides – 5:10 Soul On Fire – 4:36 Am I Demon – 4:57 Mother – 3:24 Possession – 3:56 End of Time – 4:02 The Hunter – 3:31 Evil Thing – 3:16 1990 - Danzig II: Lucifuge (lp/mc/cd - Def American) Glenn Danzig – vocals Eerie Von – bass John Christ – guitars Chuck Biscuits – drums tracklist Long Way Back from Hell Snakes of Christ Killer Wolf Tired of Being Alive I'm the One Her Black Wings Devil's Plaything 777 Blood and Tears Girl Pain in the World 1992 - Danzig III: How the Gods Kill (lp/mc/cd - Def American) Glenn Danzig – vocals Eerie Von – bass John Christ – guitars Chuck Biscuits – drums tracklist Godless – 6:52 Anything – 4:51 Bodies – 4:27 How the Gods Kill – 5:54 Dirty Black Summer – 5:11 Left Hand Black – 4:34 Heart of Devil – 4:32 Sistinas – 4:26 Do You Wear the Mark – 4:50 When the Dying Calls – 3:33 1993 - Thrall-Demonsweatlive (picture/mc/cd - Def American) Glenn Danzig – vocals Eerie Von – bass John Christ – guitars Chuck Biscuits – drums traclist Thrall: - It's Coming Down - The Violet Fire - Trouble Demonsweatlive: - Snakes Of Chris - Am I Demon - Sistinas - Mother 1994 - Danzig 4 (lp/mc/cd - Def American) Glenn Danzig – vocals Eerie Von – bass John Christ – guitars Chuck Biscuits – drums tracklist Brand New God – 4:29 Little Whip – 5:10 Cantspeak – 4:06 Going Down to Die – 4:59 Until You Call on the Dark – 4:24 Dominion – 4:13 Bringer of Death – 4:40 Sadistikal – 5:07 Son of the Morning Star – 5:04 I Don't Mind the Pain – 4:45 Stalker Song – 5:48 Let It Be Captured – 5:16 Invocation – 2:59 1996 - Danzig 5: Blackacidevil (cd/mc/lp - Hollywood) Glenn Danzig – vocals, guitars, bass, keyboards Joey Castillo – drums Joseph Bishara – keyboards, programming Jerry Cantrell – guitars on "See All You Were", "Come to Silver" and "Hand of Doom" Mark Chaussee – guitars on "Sacrifice", "Serpentia" Josh Lazie – bass on "Sacrifice" tracklist "7th House" – 3:48 "Blackacidevil" – 4:25 "See All You Were" – 5:03 "Sacrifice" – 4:29 "Hint of Her Blood" – 5:03 "Serpentia" – 6:41 "Come to Silver" – 4:01 "Hand of Doom" - 2:53 "Power of Darkness" – 3:19 "Ashes" – 5:28 1999 - 6:66 Satan's Child (cd/lp - E-Magine Entertainment / Evilive / Nuclear Blast / Rocris Disc / Wizard / M.A.B. Records / Cleopatra) Glenn Danzig – vocals, (additional) guitars Josh Lazie – bass Joey Castillo – drums Jeff Chambers – guitars tracklist Five Finger Crawl – 3:38 Belly of the Beast – 4:28 Lilin – 6:31 Unspeakable – 4:12 Cult Without a Name – 4:39 East Indian Devil (Kali's Song) – 4:03 Firemass – 3:52 Cold Eternal – 4:41 Satan's Child – 3:30 Into the Mouth of Abandonement – 4:37 Apokalips – 4:45 Thirteen – 4:12 2001 - Live on the Black Hand Side (2 cd - Restless Records / [PIAS] / Evilive) Glenn Danzig: lead vocals John Christ: guitar (disc 1) Eerie Von: bass (disc 1) Chuck Biscuits: drums (disc 1, tracks 1–8) Howie Pyro: bass (disc 2) Todd Youth: guitar (disc 2) Joey Castillo: drums (disc 1, tracks 9–14; disc 2) tracklist DISC ONE Godless Left Hand Black How the Gods Kill Dirty Black Summer Pain in the World Evil Thing Halloween II Not of This World Killer Wolf Little Whip Going Down to Die Bringer of Death Stalker Song Long Way Back from Hell DISCO TWO Satan's Child 7th House 5 Finger Crawl Unspeakable Lilin Her Black Wings It's Coming Down Do You Wear the Mark Until You Call on the Dark Deep Belly of the Beast She Rides Twist of Cain Mother 2002 - 777: I Luciferi (cd/mc/lp - Spitfire Records / Evilive / CD-Maximum / Night Of The Vinyl Dead Records / Cleopatra) Glenn Danzig: lead vocals Howie Pyro: bass Todd Youth: guitar Joey Castillo: drums tracklist Unendlich – 1:51 Black Mass – 4:58 Wicked Pussycat – 4:03 God of Light – 3:39 Liberskull – 5:45 Dead Inside – 5:16 Kiss the Skull – 4:11 I Luciferi – 3:15 Naked Witch – 3:55 Angel Blake – 3:35 The Coldest Sun – 3:59 Halo Goddess Bone – 4:29 Without Light, I Am – 5:32 2004 - Circle Of Snakes (cd/lp/mc/picture - Regain Records / Evilive / Cleopatra / CD-Maximum) Glenn Danzig: lead vocals Howie Pyro: bass Todd Youth: guitar Joey Castillo: drums tracklist Wotans Procession – 2:23 SkinCarver – 3:57 Circle of Snakes – 3:07 1000 Devils Reign – 3:47 Skull Forrest – 5:06 HellMask – 3:14 When We Were Dead – 4:46 Night, BeSodom – 3:28 My Darkness – 4:21 NetherBound – 3:41 Black Angel, White Angel – 4:23 2007 - The Lost Tracks Of Danzig (2 cd/2 lp - Evilive / Megaforce / AFM Records / Soulfood) Glenn Danzig: lead vocals with all the musicians from the band's first recording sessions in 1987–88, until the sessions for Danzig's 2004 studio album "Circle of Snakes" tracklist DISC ONE Pain Is Like an Animal When Death Had No Name Angel of the 7th Dawn You Should Be Dying Cold, Cold Rain Buick McKane When Death Had No Name Satan's Crucifiction The Mandrake's Cry White Devil Rise Come to Silver (acoustic) Deep Warlok DISC TWO Lick the Blood Off My Hands Crawl Across Your Killing Floor I Know Your Lie Caught in My Eye Cat People Bound by Blood Who Claims the Soulless Malefical Soul Eater Dying Seraph Lady Lucifera Under Belly of the Beast Unspeakable (Shango Mix) 2010 - Deth Red Sabaoth (cd/lp/picture - Evilive / The End Records / AFM Records /Союз / Moon Records / Фоно) Glenn Danzig – vocals, bass, guitar, piano, drums ("Black Candy") Tommy Victor – guitar, bass Johnny Kelly – drums tracklist Hammer of the Gods – 5:20 The Revengeful – 4:10 Rebel Spirits – 3:58 Black Candy – 4:08 On a Wicked Night – 4:02 Deth Red Moon – 3:58 Ju Ju Bone – 4:45 Night Star Hel – 6:42 Pyre of Souls: Incanticle – 3:18 Pyre of Souls: Seasons of Pain – 7:17 Left Hand Rise Above – 4:22 2015 - Skeletons (cd/lp/picture - Evilive / Nuclear Blast Entertainment / AFM Records) Glenn Danzig – vocals; piano; guitars; bass guitar; drums (tracks 3, 6, 7, 8, 10) Tommy Victor – lead guitar, guitars, bass guitar Johnny Kelly – drums on tracks 1, 2, 4, 5, and 9 tracklist Devil's Angels – 2:41 – Dave Allan & The Arrows Satan – 4:14 – Paul Wibier Let Yourself Go – 2:57 – Elvis Presley N.I.B. – 5:04 – Black Sabbath Lord of the Thighs – 4:05 – Aerosmith Action Woman – 3:42 – The Litter Rough Boy – 4:43 – ZZ Top With a Girl Like You – 1:53 – The Troggs Find Somebody – 3:48 – The Young Rascals Crying in the Rain – 2:44 – The Everly Brothers 2017 - Black Laden Crown (cd/lp/picture/mc - Evilive / Nuclear Blast Entertainment / AFM Records / Shinigami Records / UltraPop) Glenn Danzig – vocals, piano, rhythm guitar, bass, drums (2, 4, 7) Tommy Victor – lead guitar, bass Johnny Kelly – drums (1, 5) Joey Castillo – drums (3, 8) Dirk Verbeuren – drums (6) Karl Rosqvist – drums (9) tracklist Black Laden Crown – 5:59 Eyes Ripping Fire – 4:19 Devil On Hwy 9 – 3:52 Last Ride – 4:59 The Witching Hour – 5:59 But a Nightmare – 5:04 Skulls & Daisies – 3:58 Blackness Falls – 5:47 Pull the Sun – 5:54 2020 - Danzig Sings Elvis (cd/lp/picture/mc - Evilive / Cleopatra) Glenn Danzig – vocals, guitars, all other instruments Tommy Victor – guitar Joey Castillo – drums (on "Fever") tracklist Is It So Strange – 2:32 One Night – 2:41 Lonely Blue Boy – 2:18 First In Line – 3:32 Baby Let's Play House – 2:35 Love Me – 3:09 Pocket Full of Rainbows – 2:55 Fever – 3:45 When It Rains, It Really Pours – 1:49 Always on My Mind – 3:14 Loving Arms – 3:02 Like a Baby – 2:36 The Girl of My Best Friend – 2:51 Young and Beautiful – 2:22 ![]() |