We Insist!
Wax and wane

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Album

Sono passati otto anni dall’album The babel inside was terrible quando i We insist!, all’epoca un quintetto, venivano (qui) recensiti in maniera esaltante, grazie ad una incisione validissima sotto il profilo tecnico e ancor di più sotto quello sperimentale, riuscendo nell’arduo compito di coniugare i due aspetti citati con l’orecchiabilità delle esecuzioni.

Nel frattempo la band francese ha pubblicato Self-titled del 2014 che non ha disatteso le speranze rispetto all’incisione precedente, ma che ha soprattutto segnato la riduzione dell’organico da cinque a tre membri, dei quali Etienne Gaillochet ed Eric Martin costituiscono ancora oggi lo zoccolo duro, mentre Julien Allanic si è avvicendato oggi con Julien Divisia, già peraltro presente negli album prima del 2014.

Il terzetto è quindi nel 2017 tornato in sala di incisione con questo Wax and wane che fondamentalmente continua il percorso sperimentale intrapreso nei precedenti album. Come in passato, il loro stile continua pertanto ad affondare le radici in una sorta di rock-grunge-prog sperimentale, nel 2009 da noi paragonato a quello dei Mars Volta, ed oggi sempre più vicino a quello dei Primus, dei Tool e dei King Crimson dell’era Starless and bible black e Red.
Come nel 2009, restano pertanto indiscusse ed indiscutibili le doti tecniche e avanguardistiche dei tre francesi, seppur va ora sottolineato un approccio maggiormente ostico riguardo l’orecchiabilità.

Anche questa volta va però premiato il riuscito tentativo di evitare composizioni lunghe e dispersive, concentrando le proprie idee in brani che sfiorano i quattro minuti, tranne che nel caso di “Liquid Rat Race” che di poco ne supera i sette. Concatenamenti ritmici sincopati alla stregua dei Primus e riff schizofrenici d’ispirazione crimsoniana, fanno da corollario a strutture e sonorità che richiamano a più riprese i migliori Tool del periodo Lateralus, pur senza eguagliarne l’irruenza e la dinamicità.

Un album Wax and wane che si lascia ascoltare con interesse, ma che non coinvolge del tutto. Un album più che dignitoso, non certamente straordinario.

Forse è mancato un pizzico di ispirazione o forse dopo tanti anni ci si sarebbe aspettato qualcosa di più vario. Sta di fatto che questa nuova incisione non ha lasciato a noi di ArtistsAndBands il segno come lo aveva fatto The babel inside was terrible, seppur va sottolineato che questo genere di musica è difficilmente, se non mai, apprezzabile allo stesso modo dall’unanimità degli ascoltatori, e proprio per questo motivo va senz’altro ascoltata indipendentemente dagli altrui pareri prima di poterne esprimere giudizio definitivo.

Genere: rock-grunge-prog sperimentale
Nazione: Francia
Anno: 2017
Etichetta: Vicious Circle

Tracklist
01. Digital Fingers Glory
02. Charley Runs Amok
03. Crack the Code
04. A Lesser Evil
05. Liquid Rat Race
06. Eerie Fables and Small Faces
07. All Modulors
08. No Cockaigne for Young Men
09. Louder Each Day
10. Jaws

Band
Etienne Gaillochet: drums, vocals, loops, synth, acoustic guitar, timpani, mellotron
Julien Divisia: bass, vocals, guitar, mandolin, piano, mellotron, loops
Eric Martin: electric and acoustic guitars

 


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