La banalità del male
Roma, Teatro Belli, dal 23 al 26 febbraio 2023

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L'attrice Anna Gualdo traspone sul palco "La banalità del male. Eichmann a Gerusalemme", libro complesso - e a tratti controverso - scritto nel 1963 dalla filosofa Hannah Arendt.

La visione del processo di quest'ultima generò alcune considerazioni: la scrittrice ritenne che Adolf Heichmann non fosse propriamente un mostro, come le autorità di Israele si ostinarono a presentare, ma muovesse semplicemente dalla mera volontà di eseguire ordini superiori, in totale assenza di una coscienza, di un substrato morale ancorato al rispetto di certi sacri valori.
L'artista, oggi, cerca di proporre questa visione, pur sottoponendola ad una riscrittura soggettiva che, tuttavia, non si discosta dal substrato promulgato dal testo originario, giacché la normalità dell’imputato Eichmann rimane il perno su cui ruota l'esposizione.
Il risultato è a dir poco straordinario!
Questa rappresentazione teatrale ha un doppio merito: in primis, evidenzia qualità recitative non comuni giacché la Gualdo ha il potere di porsi in termini stratificati, esercitando sempre il medesimo ascendente (ora interpreta una insegnante, poi una divulgatrice, talvolta pare addirittura percorrere la strada del giornalismo d'inchiesta); inoltre, e soprattutto, permette una visione alternativa all'uscita editoriale che, per chi l'ha letta, costituisce fondamentale elemento complementare; infine, costituisce punto di partenza per chi non dovesse conoscere il libro, le cui tematiche, grazie al teatro, sono certamente spinte all'approfondimento successivo.
Quanto sopra si concretizza in una curva dell'attenzione che permane altissima, per tutta la durata dell'opera, senza mai accennare alla minima flessione.
Stante queste premesse, è stato impossibile, per chi scrive, non proporre all'attrice una chiacchierata avente ad oggetto i temi trattati dalla Arendt, oggi riproposti in altra veste.




Intervista ad Anna Gauldo
A cura di Gianluca Livi

A&B: prima di tutto Le chiedo se Lei sia una insegnante o un'attrice. Ascoltandola e vedendola sul palco, facevo fatica e sganciarla dall'uno o dall'altro ruolo, con la conseguenza che mi è parsa credibile in entrambi.

Anna Gualdo: sono un’attrice, non una professoressa, tantomeno di storia e filosofia, e questa premessa vale per l’intero spettacolo. Però sono figlia di due professori, un filologo e una latinista, e il vestito di scena è di mia mamma, che ha coronato il suo sogno di vedermi finalmente in cattedra e forse questo mi ha reso agevole recitare come una professoressa e se sono stata credibile vi ringrazio e lo prendo come un complimento.

A&B: perchè una lavagna sul palco?

Anna Gualdo: lo spettacolo nasce come una lezione in classe e pensato per le scuole, dove da diversi anni lo rappresento, insieme alle mie amiche e colleghe Paola Bigatto e Sandra Cavallini, e ad un lavoro di drammaturgia comune che ha portato a tre spettacoli differenti...

A&B: effettivamente, ho notato in platea la presenza di alcuni giovani studenti. Quale è stato l'interesse e il feedback manifestato su questi temi dai giovani, in particolare dalle scolaresche?

Anna Gualdo: la risposta dei ragazzi è sempre ottima e tanti mi pongono domande e mi rivolgono complimenti. Sono sempre molto contenta di vedere ragazzi in sala e non solo nelle matinée, perché il mio è un bellissimo lavoro e il teatro una nobile forma d’arte.

A&B: tornando alla lavagna...

Anna Gualdo: la lavagna, come la scrivania-cattedra, ricostruisce in uno spazio teatrale l’ambiente originario di una vecchia aula magna.

A&B: il taglio centrale, sul pannello di ardesia della citata lavagna, assume un significato particolare o si tratta di una pura coincidenza?

Anna Gualdo: vorrei poter dire che la frattura della lavagna citi spazialmente la diaspora. In realtà, non è che uno sciocco atto vandalico degli studenti di un liceo romano che me l’ha prestata e, quasi a certificare l’utilità di un testo come “La banalità del male”, sui bordi in legno della stessa sono incise le parole ed espressioni "patata", "fica", "negro", "ebreo", "viva il duce", oltre ad un cuore e ad una svastica...

A&B: ...credo che sia necessario dare il tempo ai giovanissimi di maturare un poco...

Anna Gualdo: o forse è necessario che l’argomento abbia ancora bisogno di essere elaborato dalla nostra cultura, purtroppo.

A&B: mi ha colpita molto la sua interpretazione: parlando di meriti squisitamente attoriali, non è facile inchiodare una platea per più di un'ora con un monologo incentrato su temi così delicati. Lei ha palesato una capacità altissima di catalizzare l'attenzione del pubblico. Lo spettacolo è nato così, come è stato rappresentato oggi, oppure ciò che abbiamo visto è il frutto di una evoluzione, di un aggiustamento del tiro strada facendo?

Anna Gualdo: il testo è nato esattamente come lo porto in scena oggi, anni di scuole, di ragazze e ragazzi, mi hanno sicuramente fatta crescere, e alle 8.00 di mattina, un ragazzo o lo inchiodi o sei perduta. ...E comunque, grazie dei complimenti, perché vuol dire che sono riuscita a restituire quel necessario rapporto di empatia tra me-attrice-professoressa e spettatore-allievo.

A&B: perchè ha scelto il Teatro Belli, per rappresentare questa pièce a Roma?

Anna Gualdo: mi piacerebbe rispondere "perché è vicino a casa", ma in realtà mi è stata offerta questa opportunità, che ho colto con gioia, da Carlo Emilio Lerici, dal quale sono stata accolta e coccolata.

A&B: in quali altri/e teatri e città quest'opera è stata già rappresentata?

Anna Gualdo: è soltanto da un anno che la rappresento in teatro e, oltre a Roma, sono stata ad Abbiategrasso, al Festival PianoinBilico di Silvia Giulia Mendola, a Napoli, nel programma Wunderkammer di Diego Nuzzo.

A&B: ritengo che la visione di Hannah Arendt sul processo ad Adolf Heichmann sia stata da lei magistralmente rappresentata. Il suo fedele approccio alle tematiche trattate dalla scrittrice, mi offre l'opportunità di affrontare le tematiche medesime anche nel merito. Partiamo dalla considerazione che la Arendt fu molto sagace a non tracciare l'ex nazista come un mostro, andando a ricercare le cause dei suoi gesti: a) nella mera volontà di eseguire ordini superiori; b) nell'assenza di una coscienza, di un substrato morale ancorato al rispetto di certi sacri valori. La critica alle motivazioni che spinsero in una certa direzione Giudici e PM mi sembra una sorta di forzata attenuante riconosciuta ad Heichmann e a quelli come lui. La donna criticò le motivazioni sottese alla sentenza (l'uomo fu ritenuto colpevole di crimini contro gli ebrei e ciò accreditò la tesi secondo cui egli avrebbe agevolato lo sterminio, ma non lo avrebbe messo in atto personalmente) ritenendo invece che giudici ed inquirenti ignorassero l'assenza del dolo specifico di uccidere tutte quelle persone, essendo costoro "soltanto degli esecutori di ordini" oppure "burocrati al servizio di altri". Mi piacerebbe conoscere il suo pensiero al riguardo...

Anna Gualdo: come detto prima, io sono solo un’attrice che si è innamorata di un testo sia per l’importanza storica del fatto, sia per l’attualità e l’urgenza del pensiero di Hannah Arendt. E’ evidente che nel mio riscrivere il testo ho fatto delle scelte, ponendo l’attenzione e il mio interesse sulla normalità dell’imputato Eichmann, e sull’incapacità degli individui di resistere al male, ponendo l’accento sulle critiche che la Arendt mosse a tutta l’impostazione processuale, senza che mai ciò fosse un’attenuante per i crimini commessi.

A&B: Ritiene che affrontare ancora più dettagliatamente questa tematica sia possibile in futuro, magari in una rappresentazione non specificatamente incentrata sull'opera della Arendt, ma più indirizzata verso queste ulteriori considerazioni?

Anna Gualdo: mi auguro che simili tematiche siano sempre vive e quindi reinterpretate da ogni spettatore, così come da altri autori che vogliano affrontare nuovi punti di vista: i tribunali di guerra, l’ospitalità data da molti paesi del sud America ai nazisti in fuga, il rapimento e l’espatrio di Eichmann e la pena di morte.

A&B: quando si parla dello sterminio operato dai nazisti si tende a dimenticare che l'eccidio fu commesso anche a danno di omossessuali, rom, disabili, dissidenti politici. Non crede che la critica operata dalla Arendt nei confronti del sistema giudiziario israeliano, nasconda il desiderio di criticare, pur velatamente, questa volontà di "monopolizzare" l'olocausto da parte del popolo ebraico?

Anna Gualdo: credo che, con il processo di Gerusalemme, lo Stato di Israele abbia voluto impossessarsi dell'Olocausto come elemento costituente e fondante della propria memoria storica, accusando appunto Eichmann non soltanto di quanto avesse realmente fatto, ma di tutte le sofferenze che gli ebrei avevano patito durante i terribili anni del nazismo. Contestando l'impostazione processuale, la Arendt indirettamente, ma volutamente, criticò il monopolio che la cultura ebraica e lo Stato israeliano fecero dell'Olocausto, e caro le costò assumere posizioni tanto scomode e controcorrente, che pagò con un ostracismo culturale sia negli ambienti newyorkesi che in Israele.

A&B: trovo l'opera di Hannah Arendt di grandissimo valore morale. Eppure, mi aspettavo, da parte sua, una critica aspra nei confronti della pena di morte. Peraltro, se un criminale nazista oggi venisse processato in Israele, sempre la morte rischierebbe giacché la pena capitale è stata ivi abolita nel 1954, tranne che per i reati di genocidio, crimini di guerra, crimini contro l'umanità, crimini contro il popolo ebraico e tradimento militare. Quali considerazioni morali scaturiscono dalla latitanza della Arendt su questo delicatissimo tema?

Anna Gualdo: non penso si possa parlare di latitanza da parte della Arendt sul tema della pena di morte, ed anzi, la crudezza con la quale descrisse l’impiccagione di Eichmann già dice della critica mossa all’intero processo e al suo esito, contestando il fatto che Eichmann venga giudicato colpevole non di quanto realmente fece, ma dell’intero genocidio, equivoco necessario al giovane stato d’Israele per assorbire la Shoah nella memoria collettiva e identitaria del paese.

A&B: "La banalità del male" è tra le opere più conosciute di Hannah Arendt. Ritiene ci siano altri testi aventi a tema la Shoah che potrebbero essere efficacemente trasposte su un palco teatrale? Se si, quali? Io personalmente penso a "Se questo è un uomo", un libro straordinario a firma di Primo Levi (che, glielo confesso, è il mio scrittore preferito).

Anna Gualdo: finisco lo spettacolo con “i vuoti di memoria non esistono … qualcuno resterà sempre in vita per raccontare” e penso e spero perciò che ogni goccia di memoria possa essere portata su di un palco.
Io mi sto appassionando ai romanzi dei fratelli Singer.





La recensione si riferisce alla rappresentazione del 26 febbraio 2023.




dal 23 al 26 febbraio 2023

LA BANALITA DEL MALE
di Hannah Arendt
con Anna Gualdo
riduzione e adattamento di Paola Bigatto e Anna Gualdo





Teatro Belli
piazza Santa Apollonia, 11a
tel. 06-5894875
https://www.teatrobelli.it/

Orario spettacoli
giovedì e venerdì ore 21:00
sabato ore 19:00
domenica ore 17:30

Orario botteghino
giovedì e venerdì ore 18:00/22:00
sabato ore 15:00/20:00
domenica ore 15:30/18:30

Prezzi:
intero €20,00
ridotto €15,00





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