Il seme della violenza. The Laramie Project
Milano, Teatro Elfo Puccini, dal 18 gennaio al 25 febbraio 2023

La storia messa in scena stasera al teatro Elfo Puccini è quella di un efferato fatto di cronaca accaduto a Laramie, nel Wyoming, a fine anni ’90 e di tutto ciò che ne è conseguito fino alla fine del processo ai colpevoli. Una sera il corpo martoriato di un adolescente – Matthew Shepard - oramai moribondo viene trovato legato ad una palizzata quasi irriconoscibile per la violenta aggressione subita. Da subito si capisce che è un caso di omofobia.

Tale è l’orrore che sconvolge il “tranquillo” paese fino ad allora noto solo per la sua vita contadina e la sua Università, unico suo fulcro culturale, che una tempesta mediatica si abbatte sulla popolazione scandagliando la vita degli abitanti e portando a livello nazionale il caso. Laramie diventa “una città definita da un crimine”. 
Da New York, Moisés Kaufman e la sua compagnia decidono di andare sul posto per trascorrervi lunghi periodi a intervistare direttamente e senza filtri i protagonisti e comprimari e ricostruire gli eventi allo scopo di dare un senso a questa tragedia. 
Ne è scaturito un racconto che buzzatianamente prende la cronaca per trasformarla in “altro”, in qualcosa di più profondo che affronta il tema della funzione del teatro come strumento vivo che permette una riflessione sui fatti che il frettoloso e superficiale mondo dei media non è in grado di fare.

Non è un giallo, non importa se quasi da subito si capisce chi sia stato il colpevole, un paio di ragazzi del posto tra l’annoiato, la repulsione dell’altrui omosessualità e la voglia di un po’ di soldi per il proprio bere; l’inchiesta (perché di questo si tratta) si espande immediatamente all’analisi di come si sia potuto arrivare a tutto ciò e più generale di quali siano i meccanismi del rapporto dicotomico tra amore-odio che vive in ognuno di noi anche se spesso non ne abbiamo coscienza. 
Derivi essa dalla paura del diverso, dalla poca apertura alle novità, dall’istinto animale che ci spinge a tentare sempre di sopraffare il vicino… non fa differenza. Prima o poi un equilibrio può essere sconvolto quando meno ce lo si aspetti. L’analisi del testo-cronaca prende in considerazione i diversi aspetti che regolano questo equilibrio: la chiesa (o meglio, le diverse confessioni religiose tanto diffuse negli USA – Cattolica, Battista, Mormone - che si contendono una propria esclusiva morale dell’evento), la politica sempre pronta a sfruttare ogni situazione per sopravvivere a sé stessa, le differenze di classe, l’autorità di una Polizia lasciata abbandonata a se stessa ed in balia delle conseguenze del fare il proprio dovere - che non interessano a nessuno se non ai familiari ristretti...  Ne viene fuori la rappresentazione di una realtà emotivamente coinvolta ma chiusa nei propri stereotipi. Una realtà in cui l’unica cosa che conta è il comandamento del “vivere e lascia vivere”. Ma una speranza c’è. Il percorso di trasformazione che coinvolge una buona parte della comunità, portato dalla consapevolezza dell’accaduto, trova risonanza anche nel comportamento dei genitori di Matthew che al processo degli oramai riconosciuti colpevoli, pur non perdonando, riescono a fare il grande passo di evitare loro la pena di morte. 
Un primo passo per portare più peso sul lato giusto della bilancia.

Otto gli attori in scena per una miriade di personaggi e di caratteri: i professori e i compagni di Università di Matthew, l’inconsolabile barista che per ultimo vede vivo Matthew senza poterlo avvisare del pericolo che sta correndo, i poliziotti e le loro famiglie, i sacerdoti e rappresentanti religiosi, l’aspirante attore che grazie al Laramie Project riesce a superare i limiti di una famiglia conservatrice.
L’ambiente scelto per la rappresentazione è una palestra in cui al centro prendono vita le varie. Dagli spalti, invece, i vari personaggi prendono man mano vita declamando le proprie verità o i propri dubbi ed introducendo i vari personaggio ed il loro ruolo nel racconto. Ina musica western raccorda ed accompagna i vari momenti e sulla scena incombono due enormi schermi dove vengono riprodotte immagini dell’ambiente reale in cui è avvenuto il fatto e video e scritte dal taglio giornalistico che danno ritmo al racconto.
I momenti migliori sono comunque quelli del secondo atto, quando la poetica nevicata accompagna il funerale di Matthew e poi subito dopo una “legione di angeli terreni” che utilizza le proprie ali posticce per isolare il reverendo Phelps che in preda del proprio odio omofobo vuole la salvezza dei colpevoli. Toccante anche la dichiarazione del padre al processo che regala una speranza a tutti.
Bravi tutti gli attori e interessante la regia di Ferdinando BruniFrancesco Frongia, anche se soprattutto nel primo tempo un po’ troppo stile “report” e cinegiornale. Fedele alla sceneggiatura di Kaufman la traduzione in italiano di Emanuele Aldrovandi.
Partecipe il pubblico, anche molto giovane, che ha dimostrato un apprezzamento per la chiarezza del testo, modernamente ancorato ad un linguaggio rapido e concreto. Gli applausi finali sono la giusta ricompensa per uno spettacolo impegnato ed una serata sicuramente non banale dove il teatro è ri-diventato luogo e occasione per parlare della differenza tra tolleranza e accettazione.

 

Questa recensione si riferisce alla rappresentazione del 19 gennaio 2023




IL SEME DELLA VIOLENZA - THE LARAMIE PROJECT
dal 18/01/2023 al 25/02/2023

di Moisés Kaufman e dei membri del Tectonic Theater Project

traduzione Emanuele Aldrovandi
regia Ferdinando Bruni e Francesco Frongia

con Margherita Di Rauso, Giuseppe Lanino, Umberto Petrarca (sostituito da Edoardo Barbone), Marta Pizzigallo, Marcela Serli, Nicola Stravalaci, Umberto Terruso, Chiara Stoppa (fino al 19/1/2023) / Francesca Turrini

luci Michele Ceglia
suono Giuseppe Marzoli

produzione Teatro dell'Elfo e Fondazione Campania dei Festival, in collaborazione con Festival dei Due Mondi di Spoleto
in accordo con Arcadia & Ricono Ltd
per gentile concessione di CAA CreativeArtistsAgency
si ringrazie la Fondazione Mattew Shepard

 




TEATRO ELFO PUCCINI
Corso Buenos Aires, 33 MILANO
tel: 02 00660606
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