Arlecchino servitore di due padroni
Milano, Piccolo Teatro Grassi, dal 1° al 22 dicembre 2022

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Strehler ci regala la trasmutazione de "Il servitore di due padroni" di matrice goldoniana, traslandolo scientemente di due secoli (dal XVIII°al XX°) e facendolo diventare l’Arlecchino attraverso la sintesi del genio, e lui lo era, che sa cogliere gli elementi scenici del passato riportandoli al suo ed al nostro presente senza snaturarli ma mantenendo intatte le caratteristiche e l’intenzione, spogliandoli solo di qualche pulviscolo di troppo.
Ho assistito ad uno spettacolo in tre atti che, malgrado i costumi di scena e le maschere, si può definire contemporaneo ed interattivo: i personaggi si intrecciano come in una danza senza sosta, sulle note a tratti stridenti dell'equivoco e del desiderio d'evasione dalla condizione d'origine, attraverso lo scambio, o più brutalmente, tramite il baratto.
Clarice (voce da usignolo dell'attrice) che il padre Pantalone ha promesso in sposa prima a Federico Rasponi (morto in duello per mano di Florindo Aretusi, a sua volta innamorato di Beatrice Rasponi, sorella di Federico, la quale finge d’essere il fratello con verosimile travestimento) e dopo al Lombardi Silvio con un comico baratto con il corpulento padre Dottor Lombardi.
Lo so, il racconto pare una matassa indistricabile che, lo giuro, sul finale si scioglie facilmente. Arlecchino (interpretato dal magistrale Bonavera), che crede di poter reggere furbamente due padroni, accompagnato sulla cintola dall'inseparabile "batacchio" che scandisce il tempo scenico, attraverso colpi sonori, esageratamente e magistralmente sottolineati dal fuori campo, fustigando se stesso, reo di grave e costante frivolezza, ecco, egli non sa che i padroni sarebbero addirittura tre: Florindo Aretusi e Federico/Beatrice Rasponi.
In metafora, invece, gli unici e veri padroni del furbacchione Arlecchino sono la fame atavica ed il quasi perenne digiuno, causati dalla scarsa memoria e dalla poca scaltrezza, perché esser truffaldini non significa affatto essere intelligenti, che lo fanno diventare buffo e irresistibile nei secoli così come avvenuto anche stavolta.
La scenografia è essenziale: gli arredi sono dipinti sulla stoffa delle tende che mutano con il cambiare delle scene e che gli stessi attori sono chiamati a scorrere; attori che diventano maestranze ed anche pubblico quando ne è il tempo; i commedianti ridono di loro stessi, alle volte, perché così saggiamente folli da non prendersi troppo sul serio. Il suggeritore è attore compartecipe, s'arrabbia vistosamente con Pantalone se non viene colta la battuta; la scenografia ci porta via via nelle stanze degli ambienti narrati lasciandoci tuttavia sempre sotto il cielo delle luci, azzurro polveroso del crepuscolo, e le nubi che ogni tanto s'addensano sulle nostre strane vite quotidiane.
I musicanti (fiati e percussioni) steccano ad arte dal fuori scena come a porre l'accento sull'errore e sulle contraddizioni umane per riportare il focus, qualora ce lo fossimo persi per strada, sull'importanza del fallace e del perfettamente imperfetto.
Il finale riporta tutto al tragicomico equilibro del “E vissero felici, contenti e sazi” con Arlecchino che sposerà Smeraldina, serva di Clarice, e con i quasi suicidi per amore Beatrice e Florindo che finalmente possono ricongiungersi così come potranno fare Clarice e Silvio da sempre innamorati e devoti. L'intera Compagnia sul finale ci abbraccia idealmente abbandonando il palco per mischiarsi alla platea, gioiosa e cantante, diventando ella stessa pubblico e trasformando noi definitivamente in attori compartecipi.
Del resto il canovaccio consente che ci si muova nel racconto accogliendone favorevolmente delle modifiche pur non stravolgendone il contenuto né la morale e scandendo unicamente il tempo degli atti, senza costrizioni di battute scritte né di conseguenti pose plastiche, lasciando spazio allo stato d’animo e all’inventiva.
E al Piccolo, lo spazio è stato colmato con maestria!
Caldamente consigliato.



La presente recensione si riferisce alla rappresentazione del 7 dicembre 2022.


Arlecchino servitore di due padroni
di Carlo Goldoni

regia di Giorgio Strehler

con
Enrico Bonavera
Giorgio Bongiovanni
Francesco Cordella
Luca Criscuoli
Davide Gasparro
Alessandra Gigli
Sergio Leone
Lucia Marinsalta
Fabrizio Martorelli
Tommaso Minniti
Stefano Onofri
Walter Rizzuto
Annamaria Rossano
Giorgia Senesie

musicisti 
Francesco Mazzoleni
Michele Pignolo
Leonardo Cipriani
Celio Regoli
Matteo Fagiani
Raffaele Sabato (1, 2 dicembre)
Valerio Mazzucconi (21 dicembre)

messa in scena di Ferruccio Soleri
con la collaborazione di
Stefano de Lucascene
Ezio Frigerio

costumi - Franca Squarciapino
luci - Claudio De Pace
musiche - Fiorenzo Carpi
movimenti mimici Marise Flach
scenografa collaboratrice - Leila Fteita
maschere - Amleto e Donato Sartori

produzione
Piccolo Teatro di Milano
Teatro d’Europa


Piccolo Teatro Grassi
via Rovello, 2 -  Milano
tel: 02 21126116

orari
martedì 4 ore 19.30
mercoledì 5 ore 20.30
giovedì 6 ore 19.30
venerdì 7 ore 20.30
sabato 8 ore 19.30
domenica 9 ore 16.00
martedì 11 ore 19.30
mercoledì 12 ore 20.30
giovedì 13 ore 19.30
venerdì 14 ore 20.30
sabato 15 ore 19.30
domenica 16 ore 16.00


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