Tutte a Casa
Memorie digitali da un mondo sospeso

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"Tutte a Casa (Memorie digitali da un mondo sospeso)" è il titolo di un documentario che racconta la surreale esperienza di isolamento collettivo del lockdown del 2020 in Italia.
Mandato in onda per la prima volta l'8 marzo del 2021 su La7, vede la regia di Cristina D'Eredità, Nina Baratta, Eleonora Marino, e la produzione e realizzazione da parte del “Collettivo Tutte a Casa”, 16 professioniste del mondo dello spettacolo conosciutesi tramite social.
Quest'opera a più mani racconta il tempo sospeso dell’isolamento di massa imposto dal Covid 19 visto con gli occhi delle donne, coinvolte tramite i social.
Rappresentanti del mondo femminile di tutte le età, di diversa estrazione sociale ed impegnate in mestieri variegati, hanno raccontato all’interno di un diario visivo, costituito da oltre 8000 clip video, il modo in cui hanno vissuto questa esperienza così traumatica per il Paese. 
La condizione femminile, amplificata da una situazione di convivenza forzata, emerge così in tutte la sua complessità, incorniciata dal silenzio innaturale del mondo esterno attraverso alcune parole chiave: la casa, il corpo, la cura, la crisi, la rinascita, la libertà.
Tutte a Casa” è quindi un grande collage intimo di racconti, di riflessioni, di emozioni e di incertezze, raccontate in soggettiva.
Un’operazione interessante poiché fotografa sia un momento storico atipico, sia la condizione femminile dell’Italia raccontata attraverso la testimonianza di un campione significativo.
Un esempio virtuoso di come la diffusione capillare del digitale permetta la realizzazione di progetti e di opere distribuite.

Alex Marenga
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Una composizione apparentemente scomposta di frammenti di confessioni.
Un patchwork di scaglie di memoria che, sporadicamente, induce alla commozione.
Un mosaico destrutturato di istanti fuggevoli, estratti da diari segreti, che smuovono scomodi ricordi.
Un puzzle accuratamente concepito, realizzato con tessere che trasportano messaggi da decriptare, provenienti dal meraviglioso pianeta donna.

Fabio Tenace
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Considerando tutti i film e i documentari che sono stati realizzati sul COVI19, si può affermare, senza tema di smentita, che il cinema della pandemia è diventato un genere a sé, in grado di infrangere le regole classiche della filmografia, sia fuori, sia dentro il set. Infatti, la realtà esterna è stata spesso filmata da dietro una finestra, se non del tutto eliminata, mentre quella interiore è apparsa destabilizzata da un "mostro" - il covid - contro il quale, almeno all'inizio, si pensava di non avere armi.
I film prodotti durante la pandemia non sono pertanto "classici" (neanche quelli di registi famosi come Salvadores Radu Jude), ma sono lo specchio di un momento storico e sociale vissuto con paura ma anche speranza (impossibile non ricordare l'auspicio: "andrà tutto bene!").
"Womanhood in lockdown" non sfugge a queste interpretazioni: il docufilm, infatti, è un collage di brevi video che donne diverse per estrazione sociale ed età hanno realizzato con i loro cellulari, nel periodo compreso tra marzo e giugno 2020, andando ad immortalare momenti di un quotidiano che sfuggiva alla realtà fino ad allora vissuta.
Ciò che emerge con forza nel film, forse un po' troppo lungo e statico, sono le emozioni di donne che provano paura, rabbia, tristezza, solitudine, accanto ad una grande voglia di riscatto: tornare ad abbracciarsi, sconfiggere questo nemico invisibile.
Bello il messaggio finale lasciato ai bambini.
Sicuramente, montare tanti piccoli filmati amatoriali e riuscire a contestualizzarli in un unico lungometraggio non è stato semplice. Peraltro, l'argomento non si prestava a scene particolarmente brillanti, ma nel complesso il risultato è la testimonianza di un momento molto particolare che molte donne hanno voluto cristallizzare per darne futura testimonianza: messaggio da riconoscere ed apprezzare.

Valeria Lupidi
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Un docufilm che non fornisce alcun dinamismo, totalmente privo di azione come è, ma che, incredibilmente, è in grado di garantire colpi di scena, ovviamente di stampo squisitamente emotivo. 
Ce ne sono diversi, in tutto il lungometraggio, ma certamente merita menzione la suggestione determinata dalla diversa percezione del lockdown delle protagoniste, man mano che il tempo trascorre. 
La regia, inoltre, è stata abile nel documentare l'invisibilità di un muro che separa il "dentro" e il "fuori", una sorta di nebbia, sia concessa una metafora squsitamente sensoriale, caratterizzata da una coltre piuttosto spessa e fitta che si esita ad infrangere, pur essendo perfettamente penetrabile.  
Impossibile ignorare la splendida colonna sonora a firma di Silvia Signoli, che offre uno scenario intimista, leggermente surreale, talvolta visionario, in bilico tra la fantasiosa utopia di Vangelis e la introspezione più rarefatta del Perigeo più riflessivo, pur in assenza di connotazioni jazz e fusion.

Gianluca Livi




Tutte a Casa

Scritto e diretto da NINA BARATTA, CRISTINA D’EREDITA’, ELEONORA MARINO
Insieme a FLAVIA DE STRASSER, MARIA ANTONIA FAMA, ROSA FERRO, ELISA FLAMINIA INNO, DÉSIRÉE MARIANINI, BEATRICE MIANO, VIOLA PICCININNI, ELETTRA PIZZI, FRANCESCA ZANNI
Montaggio CRISTINA D’EREDITA’
Organizzazione FEDERICA ALDERIGHI, GIOVANNA CANÈ
Comunicazione MARIA RAFFAELLA DE DONATO, MARIA ANTONIA FAMA, ELISABETTA GALGANI
Musiche originali SILVIA CIGNOLI
Illustrazioni CHIARA FAZI, NAANDEYÉ GARCIA
Una produzione COLLETTIVO TUTTE A CASA
Con il sostegno di SOFIA KLEIN FILM
Con il supporto del CONSIGLIO REGIONALE DELLA PUGLIA TECA DEL MEDITERRANEO
Postproduzione OCTOPOST


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