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Masterpiece

Tony Carnevale
Dreaming a human symphony

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Scritto da Gianluca Livi Martedì 04 Aprile 2017 16:53

La recente ristampa di Dreaming A Human Symphony, la Rock Opera di Tony Carnevale uscita quasi 10 anni fa, ci permette di riparlarne in termini di vero e proprio masterpiece.

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Agorà
Live in Montreux

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Scritto da Gianluca Livi Lunedì 20 Marzo 2017 22:13

La formula proposta dagli Agorà è una mistura, talvolta improvvisata, tra certo jazz-rock statunitense di stampo più intimista e atmosfere calde tipiche della cultura musicale mediterranea.
"Penetrazione” è un brano rilassato, caratterizzato da un ostinato al basso sul quale ogni singolo musicista innesta i propri interventi: determinato quello del sax; soffusi, quasi eterei quelli di piano, chitarra e batteria (quest’ultima impegnata in raffinatezze con i piatti).

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Entropia
The Decline Of Western Civilization

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Scritto da Janus Giovedì 23 Febbraio 2017 23:11

A dirla tutta, questo disco dovrebbe essere collocato nella rubrica “Underground”, ove sono effettivamente già recensiti gli altri titoli del gruppo ("Between Lands", "Live in Calcatronica", "Live at Electric Cirkus nonché la compilation "Ecletism"), ma vi sono sintetizzati perfettamente così tanti stili sonori, che non è possibile non parlarne in termini di vero e proprio caposaldo, inserendolo tra i "Masterpiece", seppur confinato nella ristretta cornice che il mercato indipendente impone.

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Porcupine Tree
Voyage 34: The Complete Trip

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Scritto da Cosimo Mongelli Mercoledì 01 Febbraio 2017 14:04

"Voyage 34 - The complete trip" è un incredibile quanto affascinante unicum nella discografia dei Porcupine Tree. Concepito inizialmente da Steven Wilson per far parte di “Up the Downstair” quale secondo cd, è finito prima col diventare un singolo in due parti, per poi essere unito a successivi remix dello stesso Steven Wilson, in collaborazione con l'ex Japan Richard Barbieri, entrato poi in pianta stabile nella band.

Voyage 34 è il racconto di quando la gioia si trasforma in paura, di quando un viaggio, il trentaquattresimo di Brian nei meandri dell'Lsd, finisce male, malissimo. Ed è proprio Brian, protagonista suo malgrado, che ce lo descrive, terrorizzato. La sua voce, alternata ad un'altra narrante esterna, fredda, distaccata, ci accompagna per tutti e 70 i minuti del disco, ci accompagna raccontandoci come tutto sia andato storto. Ma a Brian non basta, vuole portarci con lui, vuole ripercorrere assieme a noi lo stesso inquietante cammino, chissà, forse per riuscirne indenne. Cammino che inizia, continua e finisce con un riff ossessivo e incalzante di chitarra, che richiama inevitabilmente “Another brick in the wall “ dei Pink Floyd, ma che non ne è affatto un plagio: E' un riff che suona universale, come se esistesse da sempre e da sempre suonasse invitante.

 

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Perigeo
Live at Montreux

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Scritto da Gianluca Livi Mercoledì 18 Gennaio 2017 22:13

Esce per la prima volta in vinile questo magnifico album dal vivo del Perigeo, pubblicato originariamente dalla BMG nel 1993, nel solo formato cd.

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Danzig
Danzig

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Scritto da Gianluca Livi Lunedì 16 Gennaio 2017 22:13

Il primo dei Danzig è senz'altro il loro album migliore.

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John McLaughlin
Music Spoken Here

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Scritto da Alex Marenga Domenica 15 Gennaio 2017 22:13

Il chitarrista inglese John McLaughlin era stato notato da Miles Davis grazie alla collaborazione con il gruppo jazz rock di Tony Williams, Lifetime, finendo nelle mitiche registrazioni di In a Silent Way e Bitches Brew che danno inizio al movimento del jazz-rock alla fine degli anni 60.

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Uzeb
Live À L'Olympia

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Scritto da Gianluca Livi Martedì 10 Gennaio 2017 22:13

Ecco un esempio genuino di Gruppo che esprime il massimo di sé nelle esecuzioni dal vivo. Ed infatti, non a caso, dei dieci titoli che compongono l'intera discografia, prodotti nell'arco di tutti gli anni '80, ben cinque sono dal vivo (incluso lo spettacolare esordio discografico “Live in Bracknell” del 1981), di cui due pubblicati nell'arco del medesimo anno (il titolo qui recensito e “Absolutely Live”).

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John McLaughlin
Belo Horizonte

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Scritto da Gianluca Livi Lunedì 09 Gennaio 2017 22:13

Magnifico album in cui è riassunta la summa dell'arte chitarristica dell'inglese.

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Yes
Going for the one

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Scritto da Valentino Butti Sabato 10 Dicembre 2016 12:46

Erano trascorsi tre anni dalla pubblicazione di “Relayer” ( album che suscitò più di qualche perplessità tra i fan, ma che è stato ampiamente rivalutato con il passare degli anni…) e dal successivo ( e trionfale) tour, ed era tempo di tornare in studio per gli Yes. Il 1975 ed il 1976, oltre ad essere “spesi” on stage, erano serviti a dare libero sfogo alle velleità soliste dei 5 membri e i buoni riscontri commerciali avevano dato ulteriore fiducia alla band, malgrado i tempi fossero decisamente cambiati ed il prog stesse passando di moda. Gli Yes parvero non interessarsi a quanto avveniva nel mondo musicale e si diedero appuntamento in Svizzera ( a Montreux, per motivi fiscali..) per le registrazioni del nuovo album con la stessa formazione presente su “Relayer” e cioè Anderson-Squire-Howe-Moraz e White. Senonchè dopo qualche “session” Moraz se ne andò in Brasile per ultimare il suo “solo-album” ed al ritorno si trovò…licenziato…..Ovviamente il gruppo aveva già il sostituto e la stampa britannica specializzata ne diffuse la notizia quasi prima che Wakeman avesse detto “yes”……Con la ricostituzione della line-up forse più amata ( anche se io personalmente preferisco quella con Bruford alla batteria) tutti i tasselli erano ora al loro posto. E “Going for the one”, l’album che ne scaturì, è probabilmente l’ultimo vero capolavoro della band (anche se non mancarono negli anni successivi degli ottimi “colpi di coda” ), che ,paradossalmente presenta anche una copertina non certo tra le più riuscite. Il gruppo infatti aveva mantenuto solo il logo creato da Roger Dean ma non aveva ritenuto opportuno giovarsi del suo talento per la cover, affidandosi al rinomato studio Hipgnosis. Malgrado questa piccola pecca l’album riporta il gruppo ai fasti di “The Yes album”, “Fragile” e “Close to the edge” ed ad una riscoperta della formula “canzone” (a parte un episodio) con sommo piacere di Mr.Wakeman e delle vendite che permisero agli Yes di scalare le classifiche britanniche ed americane ( in un periodo non proprio facile per i gruppi progressive…). 5 brani compongono l’album con la frizzante e rockeggiante title track che apre le danze.

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