Scritto da Bartolomeo Varchetta e Gianluca Livi Sabato 21 Dicembre 2019 13:59 Letto : 1373 volte
In origine era la Allman Brothers Band, di nome e di fatto. La nascita del southern sta qui: country, blues e corpose infarciture di rock, suonate con cervelli e mani fortemente protesi alla jam collettiva. Dopo un primo omonimo album i cui le marcate connotazioni rock-blues emersero a fatica in una fascia di mercato già monopolizzata da Eric Clapton e compagnia, questa seconda fatica discografica presenta sonorità in bilico tra ascendenze quasi bucoliche - tanta la vicinanza al genere country (vds, in tal senso, "Midnight rider” o “Revival”) - e blues di stampo classico (obbligatorio, in tal senso, citare il classico "Hoochie Coochie Man” a firma di Willie Dixon, e "In memory of Elizabeth Reed”, che, pur essendo composto da Dickey Betts, un classico lo sarebbe diventato prestissimo). Quasi meno marcato, in quanto a sonorità, soprattutto se confrontato al citato esordio, “Idlewild South” è certamente dotato di maggiore personalità: originale e concreto in termini compositivi, non soltanto contiene due pezzi entrati nella storia del rock (uno è il citato “In memory of Elizabeth Reed”, l'altro è "Midnight Rider"), ma fu anche il trampolino di lancio per le collaborazioni di Duane Allman con Eric Clapton nella indimenticabile formazione “Derek and Dominos” (il chitarrista inglese rimase così colpito dal sound della band, da volere il biondo chitarrista nel suo album del 1970 "Layla and Other Assorted Love Songs"). In conclusione, è questo il primo disco da consigliare ai neofiti, tanto per la sua immediata fruibilità - ma sempre parlando di altissima qualità - quanto per la sublime ed innata capacità di saper tratteggiare il nascente genere southern, pur di derivazione bluesy, con l'unico difetto di durare poco meno di 31 minuti, troppo poco anche per gli standard limitati del vinile. |
Duane Allman: chitarra solista, chitarra acustica, chitarra slide Anno: 1970 |