Led Zeppelin
Physical Graffiti

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Pur non essendo il capolavoro del gruppo, PHYSICAL GRAFFITI resta un album miliare nella storia del rock e in un certo senso la summa dell'arte degli Zeppelin: fortemente voluto da Jimmy Page, il doppio album doveva in effetti racchiudere tutte le sfaccettature e le sfumature della musica del gruppo, superando i dubbi e le perplessità suscitate dall'album precedente, HOUSES OF THE HOLY. Nel 1975 gli Zeppelin erano in effetti ad un punto cruciale della loro carriera: il 1974 li aveva visti completamente lontano dalle scene, anche per varie vicissitudini personali; nessun album nuovo per il secondo anno consecutivo, nessuna tournée, notizie contraddittorie sulla band e per l'appunto il fardello del disco precedente: occorreva un rilancio in grande stile.Per realizzare lavoro ed intenti, Page e compagni ripescarono un buon numero di brani scartati dalle session precedenti (in gran parte outtakes da LZ III e HOUSES OF THE HOLY), integrati da qualche rilettura blues (tutta la prima facciata è occupata da covers al solito non accreditate), qualche divertissement (TRAMPLED UNDERFOOT fa il verso a Stevie Wonder e DOWN BY THE SEASIDE a Neil Young, mentre NIGHT FLIGHT rifà John Lennon e BOOGIE WITH STU / BLACK COUNTRY WOMAN riprendono i Rolling Stones).

Alla fine, dei 15 brani componenti l'album, le sole vere novità sono - curiosamente - le cose migliori del disco: la capitale KASHMIR e IN THE LIGHT, ricche di esotismi, e la bella e malinconica TEN YEARS GONE, con Page impegnato alla sovrincisione di ben sei chitarre.Presentato in una suggestiva e originale copertina, l'album centrò in pieno l'obiettivo, mostrando gli Zeppelin nel pieno della maturità; fu anche l'occasione con la quale si lanciò l'etichetta del gruppo, secondo un vezzo assai in voga presso le superstar del tempo. Più di qualcuno notò che il nome scelto, 'Canto del cigno', non fosse propriamente beneaugurante, e non si sbagliava. Non solo la casa discografica si rivelò nel tempo un fallimento commerciale, ma anche dal punto di vista artistico il proposito di promuovere nuovi artisti alla ribalta fu quasi completamente mancato, con l'eccezione dei Bad Company.Ma ancor più di questo, PHYSICAL GRAFFITI è di fatto l'ultimo grande lavoro del gruppo; qua e là si notano le prime incertezze vocali di Plant, che si sarebbero rese più evidenti nell'album successivo, PRESENCE, ma che si palesarono clamorosamente anche nella pur trionfale tournée americana di quell'anno (celebrata da una miriade di eccellenti bootleg).
Il remaster 2015 segue la linea delle precedenti riedizioni: nessuna alterazione della timbrica e nel missaggio e una maggiore pulizia e precisione nel posizionamento spaziale che peraltro possono essere apprezzati solo su impianti di ottimo livello, a dire che in effetti anche da questo punto di vista non si tratta di novità sconvolgenti, tutt'altro.L'interesse era quindi spostato soprattutto sul disco bonus, quantunque anche da questo versante le riedizioni precedenti si siano rivelate alla prova dei fatti non una gran cosa.

Consideriamo poi che gli Zeppelin non sono mai stati prolifici dal punto di vista produttivo, un po' per il ritmo serrato nelle pubblicazioni dei primi cinque album, un po' per la gran parte del tempo trascorso in tournée; di fatto, quel poco in più che era rimasto fuori (di qualità molto relativa) venne pubblicato postumo nell'album CODA, mentre il meglio venne appunto utilizzato per la realizzazione di quest'album: tutto dunque fa capire che non è il caso di attendersi granché dal disco bonus, che in effetti riporta prime versioni, early mixes e work in progress di una parte di quel che poi finì nel disco. In ogni caso, si tratta di materiale che può interessante i cultori (del resto più che numerosissimi), visto che presenta comunque gli Zeppelin al lavoro, con interessanti variazioni nei solo di Page, comunque inferiori a quelle conosciute.Migliore del solito la veste grafica, che presenta il cd nel classico formato stile giapponese 'mini lp', con tanto di copertina die-cut e buste interne; per la verità il retro di copertina della versione deluxe a 3 cd è stata stampata in negativo, secondo la linea delle precedenti riedizioni. Davvero pessima.Migliore senz'altro la versione in vinile che riproduce con assoluta fedeltà la cover originale.
A conti fatti, una riedizione miglioramenti poco più che marginali - ma va anche detto che le incisioni originali erano di qualità - e dunque perché cinque stelle? Per la bellezza dell'album innanzitutto, e poi perché fare di meglio era davvero difficile

82/100


John Bonham: batteria, percussioni
John Paul Jones: basso, organo, piano elettrico e acustico, mellotron, mandolino, VCS3 synthesiser, Hohner clavinet, Hammond
Jimmy Page: chitarra elettrica e acustica, lap steel e slide guitar, mandolino, produzione
Robert Plant: voce, armonica, chitarra acustica in "Boogie with Stu"

Anno: 2015
Label: Swan Song
Genere: Hard Rock

Tracklist:
01. Custard Pie
02. The Rover
03. In My Time of Dying
04. Houses of the Holy
05. Trampled Under Foot
06. Kashmir
07. In the Light
08. Bron-Yr-Aur
09. Down by the Seaside
10. Ten Years Gone
11. Night Flight
12. The Wanton Song
13. Boogie with Stu
14. Black Country Woman
15. Sick Again

Deluxe edition bonus disc
01. Brandy & Coke ("Trampled Under Foot") (Initial/Rough Mix)        
02. Sick Again (Early Version)        
03. In My Time of Dying (Initial/Rough Mix)    
04. Houses of the Holy (Rough Mix with Overdubs)    
05. Everybody Makes It Through ("In the Light") (Early Version/In Transit)    
06. Boogie with Stu (Sunset Sound Mix)    
07. Driving Through Kashmir ("Kashmir") (Rough Orchestra Mix)

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