Fates Warning
Roma, 21 gennaio 2018

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Roma, 21 Gennaio 2018 - Orion Club
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Foto a cura di Bartolomeo Varchetta.

Tornano a Roma a distanza di 23 anni i Fates Warning, indiscussi pionieri del filone più altero e progressivo del Metal americano. Coloro, per meglio comprenderci, che hanno preparato il terreno per il grande successo dei ben più fortunati Dream Theater, con almeno un lustro di anticipo rispetto alla band di John Petrucci. Proprio assieme ai Dream Theater solcarono per la prima volta i palchi della Città Eterna, poi le strade delle due bands si sono irrimediabilmente divise: l’una destinata ad una fama che non pare diminuire, l’altra rimasta ormai legata all’affetto e alla memoria di pochi romantici appassionati.
Eravamo meno di trecento all’Orion di Ciampino, a breve distanza dalle Colonne d’Ercole del Raccordo Anulare, e certamente qualche giustificazione per una così scarna partecipazione può essere identificata, ad esempio, nell’inutile blocco del traffico deciso dalla nostra ineffabile sindaca; ma come quasi sempre avviene qui nella Caput Mundi, a fronte di una scena sempre attivissima e fremente quando si tratta di postare selfie su Facebook con le dita a forma di corna e l’immancabile birra tra le mani, fa da contraltare una partecipazione insufficiente ad eventi pur di elevato spessore come questo.

Terminata la prestazione dei supporter veneti Methodica, uno dei fin troppi ensemble dediti ad un prog-metal privo della necessaria connotazione melodica (ah, quanti danni ha provocato il pur grande ‘Images And Words’!), l’act del Connecticut si presenta sul palco senza grandi fronzoli, né nell’immagine né per quanto riguarda lo stage set. Jim Matheos, leader indiscusso del gruppo sin dai primi giorni, cesella le prime note di ‘From The Rooftops’, dando il via a due ore piene di esibizione con i fiocchi, puntando, come da recente tradizione della scrittura Fates Warning, più su arabeschi e tessiture progressive che non sul rifferama serrato.



Ray Alder, cinquantenne in gran forma fisica e tricologica, evidenzia con le sue vocals, ora stentoree ora sussurrate, composizione pregne di chiaroscuri, quali a mero titolo esemplificativo ‘The Light And Shade Of Things’, tratta dal loro ultimo prezioso effort ‘Theories Of Flight’ o la labirintica ‘Firefly’, in cui il drumming potente dell’ex-Riot Bobby Jarzombek ed il basso nervoso di Joey Vera (tuttora leader degli eroici Armored Saint) guadagnano particolare rilievo.


Come ampiamente previsto, Matheos e compagni hanno glissato sui primi tre album, voglio sperare non abbiano rinnegato i dischi con i quali entrarono ormai tre decadi orsono a vele spiegate nei cuori di noi cultori dell’acciaio incontaminato; dopo alcuni estratti dai più recenti lavori, formalmente impeccabili ma a tratti non alieni da un approccio algido, ho quindi accolto con emozione il ripescaggio di ‘Silent Cries’ e di un estratto della chilometrica suite ‘The Ivory Gate Of Dreams’ (tratte entrambe dal superbo quarto full length ‘No Exit’) nonchè di alcuni brani del periodo centrale della loro carriera, che a mio parere rappresenta il perfetto punto di equilibrio tra le due distinte anime del combo di Hartford, segnatamente ‘Pale Fire’, ‘Through Different Eyes’ e la conclusiva ‘Eye To Eye’, che ha posto un glorioso epitaffio su una esaltante serata di Metallo, per una volta, più riflessivo che pesante.

 

 


Jim Matheos: Guitars
Ray Alder: Vocals
Joey Vera: Bass
Bobby Jarzombek: Drums
Michael Abdow: Guitar

Data: 21/01/2018
Luogo: Roma - Orion Club
Genere: Progressive metal


Setlist:
01. From the Rooftops
02. Life in Still Water
03. One
04. Pale Fire
05. Seven Stars
06. SOS
07. Pieces of Me
08. Firefly
09. The Light and Shade of Things
10. Wish
11. Another Perfect Day
12. The Ivory Gate of Dreams: IV. Quietus
13. And Yet It Moves
14. Nothing Left to Say
15. Silent Cries
16. The Eleventh Hour
17. Point of View
18. Through Different Eyes
19. Monument
20. Eye to Eye



 

 


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