Filarmonica Arturo Toscanini
Imola, 25 Luglio 2017

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Imola, 25 Luglio 2017 - Emilia Romagna Festival - Rocca Sforzesca

"All’aperto si gioca alle bocce, non si fa della musica…"

Forse nemmeno l'autore di questo aforisma, quell'Arturo Toscanini al quale è intitolata l'orchestra che si è esibita martedì 25 luglio sul palco del Cortile delle armi della Rocca Sforzesca di Imola, sarebbe stato d'accordo con sé stesso se avesse potuto ascoltare il concerto che sto per raccontarvi.

Un bel concerto, con un programma che ha spaziato da brani strumentali di estrazione operistica di Mozart, Rossini e Verdi ad uno dei capisaldi della letteratura sinfonica di inizio Ottocento, la Sinfonia in la maggiore op. 92 di Ludwig van Beethoven, in una fresca serata di mezza estate funestata solo da un fastidioso venticello che ha obbligato gli orchestrali ad un costante lavorio per fissare e mantenere le parti sui leggii. Il concerto ha preso inizio con l'ouverture da Il flauto magico di W.A. Mozart, al quale ha fatto seguito la sinfonia dall'opera L'italiana in Algeri di Gioachino Rossini, in una resa brillante e sicura dell'orchestra, all'interno della quale hanno spiccato i legni.

A seguire una pagina di non comune ascolto, i Ballabili dal terzo atto del Macbeth di Giuseppe Verdi, scritti per la versione parigina del 1865 dell'opera, in ossequio alle convenzioni dei teatri francesi che prevedevano la presenza di un balletto all'interno del dramma (normalmente nel secondo o nel terzo atto). Un'esecuzione impeccabile, con un momento di grande pathos nel solo del clarinetto basso, fagotto e violoncello all'apparizione di Ecate, Dea della Notte (un momento molto amato dal compositore, che in una lettera a Léon Escudier raccomandava proprio una particolare attenzione a questo punto, perché «[...] si formasse quel suono cupo e severo, come esige questa situazione [...]».

A chiudere il primo tempo del concerto l'ouverture del Guillaume Tell di Rossini, suddivisa in quattro sezioni che esprimono in sintesi gli affetti fondamentali dell'opera: il dolore, amoroso o patriottico che sia; il potere della natura, consolatorio ma anche violento, impetuoso quando i suoi elementi smascherano l’ira a lungo repressa; la coscienza del riscatto, della vittoria a cui conduce l’atto eroico. Il tutto espresso attraverso un vero e proprio programma, una evocativa serie di immagini in musica: all’inizio un breve Andante, basato su una delicata melodia affidata ai violoncelli, rievoca la bucolica calma di una giornata sui monti della Svizzera. Nel successivo Allegro ecco avvicinarsi un temporale, che scoppia fragorosamente suonato da tutta l’orchestra in fortissimo: la pioggia termina, le sonorità si smorzano e il flauto conduce verso l’Andante nel quale, assieme al corno inglese, si fa espressione della serenità ritrovata dopo la tempesta. Questa atmosfera è interrotta dalla fanfara degli ottoni, che sviluppata da tutta l’orchestra in un trascinante crescendo, chiude l'ouverture. Esecuzione impeccabile, sia da parte dei musicisti chiamati a sostenere i soli, sia dell'intera compagine orchestrale, nella resa di una pagina tanto impervia quanto conosciuta.

Nella seconda parte del concerto l'orchestra ha presentato la Sinfonia n. 7 in la maggiore op. 92 di Ludwig van Beethoven. Brano conosciutissimo, la cui definizione più centrata è forse quella che dà Richard Wagner nella sua Opera d'arte dell'avvenire «Questa sinfonia è l'apoteosi della danza in sé stessa: è la danza nella sua essenza superiore, l'azione felice dei movimenti del corpo incarnati nella musica. Melodia e armonia si mescolano nei passi nervosi del ritmo come veri esseri umani [...]».

Il ritmo è il principio informatore di tutta la composizione: Beethoven mostra di voler privilegiare questo primario elemento costitutivo della musica, celebrando in esso la pulsazione vitale: si osservino tra gli altri il solenne e quasi ossessivo andamento di dattilo-spondeo nell'Allegretto e le più esplicite figurazioni di danza del III e IV tempo. E l'orchestra ha obbedito al dettato beethoveniano, pur se sollecitata oltremodo dal direttore nel sostenere anche in questo brano tempi sempre un poco più veloci rispetto alle indicazioni degli autori. Alle richieste di bis che corollavano i lunghi ed entusiastici applausi del pubblico l'orchestra ha risposto con l'ouverture da Le nozze di Figaro.

Insomma, al di là di alcuni piccoli e grandi inconvenienti, dovuti sia ad una amplificazione poco felice (pensata in particolare per gli archi e i legni, ma che ad esempio nel temporale del Guillaime Tell non ha permesso alla sezione dei tromboni e tuba di esprimere la drammaticità del contesto), sia al perdurare di un dispettoso venticello che ha disturbato i musicisti, è stato un concerto piacevole, con alcuni momenti di altissima qualità artistica: una ulteriore conferma del valore artistico dell'orchestra della Fondazione Toscanini, anche in un contesto non facile come quello di una esecuzione all'aperto.

Forse anche il Maestro per una volta sarebbe stato d'accordo, e avrebbe abiurato la propria affermazione… o no?

 

 

 

 


Filarmonica Arturo Toscanini

Direttore Alpesh Chauhan

Data: 25/07/2017
Luogo: Imola - Rocca Sforzesca
Genere: Classica

Programma:
Wolfgang Amadeus Mozart - Ouverture da “Die Zauberflöte” (Il flauto magico)
Gioachino Rossin - Sinfonia da “L’italiana in Algeri”
Giuseppe Verdi - Ballabili da “Macbeth”
Gioachino Rossini - Ouverture da “Guillaume Tell”
Ludwig van Beethoven - Settima Sinfonia in la maggiore op. 92

 

 

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