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Gianni e Vittorio Nocenzi with Beggar’s Farm
Valenza Po, 3 Dicembre 2016

Valenza Po, 03 Dicembre 2016 - Teatro Sociale

Che si andasse incontro ad una serata memorabile era nell’aria sin dal primo pomeriggio quando sono arrivato a Valenza PO. La meta era un a me sconosciuto teatro sociale nel centro del paese dove la sera si sarebbero esibiti Vittorio e Gianni Nocenzi in occasione di una serata-evento benefico per il reparto oncologia dell’ospedale civile e per la lega italiana contro i tumori.

Arrivato al teatro mi sono trovato in un gioiellino di architettura barocca, dagli stucchi delicati e l’impianto classico, come la Scala di Milano per intenderci ma con il vantaggio di una dimensione raccolta che ispirava il sentirsi vicini gli uni agli altri, artisti e pubblico. Una bomboniera che mi ha ricordato per un attimo con emozione la bellissima esperienza vissuta nel 1999 (un secolo fa) con il Banco a Perugia, al teatro Morlacchi, altro luogo magico, ed una versione completa di Darwin che ancora mi risuona nelle orecchie.

Sul palco troneggiavano due giganteschi pianoforte a coda, affacciati uno di fronte all’altro in un gioco di sinuosità e di “sguardi”reciproci, mentre subito dietro erano predisposte le sedie per la giovane orchestra “Pascoli”, un’orchestra di giovani ragazzi delle scuole medie nata dalla passione di alcuni insegnanti illuminati per l’occasione “nascosti” a supporto tra le fila degli strumentisti, che avrebbe partecipato al concerto.

Per la serata era anche previsto l’intervento della band Beggar’s Farm, nota per il suo set di cover dei Jethro Tull e per le raffinate capacità di esecuzione ed interpretazione. Sarebbe stata l’occasione per rivedere l’amico Franco Taulino, front-man-fact-totum della band ed organizzatore ed anima della serata.

 

Le prove …

Il tempo di salutare un po’ di amici che, come me, non avevano potuto mancare all’evento e la magia si è subito concretizzata con l’arrivo sul palco di Vittorio e di Gianni per il soundcheck e le prove. Sento una serie di note che escono dalla tastiera, come per riscaldare l’aria, fino alla nota melodia di “Traccia II”, una versione leggermente diversa dalla classica ma inconfondibile e resa preziosa dall’orchestra che, tra un arrangiamento e l’altro, riesce ad essere precisa ed efficace. Mi accorgo anche che i membri della Beggar’s Farm sono sul palco a supportare con chitarra, basso e batteria le sonorità originarie e garantendo i caratteristici crescenti e cambi di tempo. Così capisco che nel concerto non ci sarebbero solo stati i momenti dedicati ai dischi solisti di Vittorio e Gianni, ma che a tutti gli effetti avrei assistito ad un concerto del “Banco”, ad una commemorazione, ad un delicato modo per rendere omaggio agli assenti e ridare uno scopo ai presenti. Ma la cosa più sorprendente e toccante sono i due fratelli che si sorridono, si guardano, si studiano, si aspettano, si sopravanzano … un crescendo di emozioni che si scambiano e che condividono senza saperlo con gli amici in platea.

Durante le prove non sono mancati i momenti divertenti come lo sforzo direi fisico del cantante dei Beggar’sper riuscire a completare le difficili melodie dei classici brani del Banco. Ovviamente l’estensione tenorile di Di Giacomo, o meglio, l’inconfondibile timbro della voce storica del Banco è impossibile da ritrovare. Ed un conto è cantare ciò che si è scritto rispetto a cantare cose scritte da altri.

Il pomeriggio scorre velocemente tra un accordo e l’altro, tra una sfumatura ed uno scherzo che rendono rilassata l’atmosfera, impreziosito dalle chiacchierate con Gianni e con Vittorio con cui posso soffermarmi sui bei tempi, sulle tante vicissitudini recenti, dalla morte di Francesco Di Giacomo, inconfondibile voce e front man del Banco del Mutuo Soccorso, seguita poi da quella di Rodolfo Maltese, impareggiabile chitarra della band proprio nel mezzo di un momento difficile di salute per Vittorio che lo ha allontanato per un lungo periodo dalle sue amate tastiere.

Ma si è anche presentata l’occasione di prospettare nuovi futuri visionari con la speranza, anzi la certezza, di un re-inizio anche per chi non c’è più.

Finita la chiacchierata arriva il momento del concerto.

 

E venne Gianni …

Gianni si presenta solo sul palco, nel buio con solo lo spotlight ad evidenziare l’espressione. Poche parole (da sempre ama parlare con le dita) e si siede al pianoforte. Una calma pervade tutto il teatro, zittito dal momento. Una calma che sfocia gioiosa in “crescendo” assieme alla velocità delle dita sulla tastiera, alla rincorsa dei neri e dei bianchi, alla ricerca della sequenza perfetta.

Partono i brani del nuovo disco “Miniature”. Apre con “Farfalle” e poi altri 3 brani, uno di seguito all’altro, con un assolo in mezzo che dura mezz’ora: spettacolare, una musica continua, un gorgo di note che sfociano in rimembranze del Banco (metamorfosi) in una miscela di nuovo ed antico.

Per ritornare ancora alla calma, alla serenità, alle nuove armonie e melodie che scorrono facili, come fossero (sgorgassero) naturali, come uscissero da mani logicamente abituate alle alternanze di contrappunti, fughe, dissonanze… Un potpourri incredibile di suoni ed emozioni che spiazza, che riparte in continuazione, che ti porta sempre da un’altra parte …

E per concludere, arriva una ninna nanna, quella scritta per il figlio Cosmo, con una dedica straziante a Rodolfo e Francesco: il tempo è circolare, l’inizio e la fine coincidono, la ninna nanna è per dormire ma anche per svegliarsi, ritrovarsi. Poche parole che fanno venire i brividi a tutto il teatro.

 

… e poi Vittorio …

Finito il suo set da solo, Gianni presenta il fratello in modo affettuosissimo.

Entra Vittorio. E’ il sole dopo la luna, l’esuberanza dopo la meditazione.

Prende la scena con la sua voglia di suonare ma anche di parlare, di spiegare ciò che gli passa per la testa dopo un periodo così maledetto.

Si vede che, al contrario del fratello, ha un’indole da comunicatore, con una speciale attenzione per i giovani, per il loro e quindi nostro futuro. Inizia al solito unendo universi diversi, citando Leonardo “la musica disegna figure invisibili; la musica sorella della pittura” ed usando musica come grimaldello della comunicazione totale, perché da messaggi che arrivano direttamente al cervello, senza mediazione di sorta,

E a questo punto parte un set incredibile per intensità, con la riproposizione dei brani storici nella versione embrionale di solo pianoforte in cui sono nati. Una spiegazione del processo creativo, dal “passaggio“ da un’idea alla sua definizione e sviluppo, passando dall’ improvvisazione. Sembra l’apertura di uno scrigno dal quale escono ricordi che Vittorio spiega e condivide ad uno ad uno.

Si parte con “750.000 anni fa… l’amore”. Vittorio ricorda che l‘idea fu proposta da Francesco come concept nel quale tutto era già ben definito, lo scimmione e donna già evoluta, la vergogna del diverso, il problema dell’accoglienza.

E poi “Evoluzione”, un pozzo magmatico, cromatico e spigoloso. La scrittura del testo con Francesco fu difficile perché la musica è sincopata ed occorre che ogni sillaba cada su ogni nota. D’altronde, nei brandi del Banco la parola aggiunge e non può mancare, la melodia non basta, e non si possono mangiare le sillabe come invece possono fare (e fanno) i cantautori quando sembrano ridondanti. E così per altri brani, altri momenti di vita non solo musicale … una storia (della musica) attraverso una storia del Banco.

Un tributo ed un omaggio ai cari amici, migliore di qualunque piagnucolante ricordo. Una commemorazione di Francesco e Rodolfo nei fatti e nei ricordi della vita trascorsa assieme, degli attimi in comune che hanno portato ad opere indimenticabili. Ed ecco allora “Emiliano”, pezzo che fu ispirato dal viaggio a Città del Messico come omaggio a Zapata ed influenzato dai Mariachi. La mano sinistra di Vittorio fa il tipico ritmo del progressive mentre la destra colora il ritmo alla “moda” dei Mariachi. E poi “Giovanna”, la composizione per la colonna sonora del film “Garofano Rosso”, e “Canto Nomade di un prigioniero politico”, “Traccia 1” fino al brano più recente, da “Estremo Occidente”, secondo disco solista di Vittorio dopo il fortunato “Movimenti”: “Il sereno, il lago”, ispirato dai Ching, viene eseguito con l’ausilio dell’orchestra Pascoli. Due generazioni che si toccano.

 

 

… sino a ricomporre lo storico duo …

E finalmente arriva il momento per i due Nocenzi di incrociarsisul palco, di nuovo dopo tanto tempo, creando una sorta di “tandem” pianistico, entrambi che “pedalano” ed allo stesso tempo guidano e seguono l’altro. Il tutto parte con l’ennesimo ricordo, quello del primo brano fatto ascoltare a Francesco, a Marino, quando arrivò rispondendo alla ricerca di un cantante che la band stava facendo. Il brano era “Metamorfosi”.

Viene eseguito in modo strepitoso in duo, una emozione che ancora adesso mi porta alla pelle d’oca e mi spiega le parole di estremo amore per quella musica che Francesco mi narrava seduto prima di un concerto o di una sempre gradita tavolata.

Poi entrano anche i Beggar’s Farm per riproporre assieme “RIP”, “Il Ragno” e “Non mi rompete” dove, sempre con commozione, riparte la narrazione della genesi di questi capolavori. In particolare “Non mi rompete”, brano a cui Francesco era molto legato, nacque prima di tutto come musica. Vittorio giovane (18 anni), una domenica mattina, guardando delle case da una finestra del suo soggiorno, ebbe l’ispirazione per il caratteristico riff (una ballad veramente accattivante). Fu però considerata troppo facile, troppo semplice per essere usata e ci volle del tempo per tirarla fuori dal cassetto, circa 7 od 8 anni dopo, quando Francesco, arrivato da Roma e stanco dell’esodo da Roma a Marino, reso complicato nel periodo della costruzione del GRA, scrisse sulla carta oleata di una pizza bianca dei versi contro quei lavori ed i fastidi che portavano. Quei testi andavano “precisi” sulla musica di un tempo e, senza alcuna necessità di accorgimenti od adattamenti, diventarono “Non mi rompete”. La storia la conoscevo già, Vittorio e Francesco me l’avevano ripetuta tante volte per dimostrarmi come occorre aspettare il momento giusto e non dimenticare, ma è stato come se la sentissi per la prima volta e mi è sembrato che Francesco fosse ancora lì, accanto a me e Vittorio, ad esortami ad andare avanti a dispetto di tutto.

E poi arriva un omaggio ai Jethro Tull con il “Bourreé“, cosa graditissima visto che la mia cronica passione, oltre al Banco, pone i Jethro Tull tra le mie band preferite. Come bis “Traccia II” con i Beggar’s ed ancora l’orchestra.

Tre ore di meraviglioso concerto. Meglio: tre ore di emozioni, di cuore, di viaggio, di ricordi, di speranza, di amore…

Grazie Banco, grazie Vittorio, grazie Gianni, grazie Francesco, grazie Rodolfo.

 

 

 

 


Gianni Nocenzi: piano

Vittorio Nocenzi: piano

Franco Taulino: voce, flauto, armonica

Sergio Ponti: batteria

Kenny Valle: tastiere

Daniele Piglione: basso

Mauro Mugiati: chitarra acustica, voce

Brian Belloni: chitarra elettrica e acustica

 

Data: 03/12/2016
Luogo: Valenza Po - Teatro Sociale
Genere: Progressive rock

Setlist:

Gianni Nocenzi

1. Farfalle

2. Untitled # 1

3. Untitled # 2

4. Untitled # 3

5. Metamorfosi

6. Ninna nanna

Vittorio Nocenzi

7. 750.000 anni fa… l’amore

8. Evoluzione

9. Emiliano

10. Giovanna

11. Canto Nomade di un prigioniero politico

12. Traccia 1

13. Il sereno, il lago

Gianni e Vittorio Nocenzi

14. Metamorfosi

Con i Beggar’s Farm

15. RIP

16. Il Ragno

17. Non mi rompete

18. Bourreé

 

 

 

 

 

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