Deep Purple
Arezzo, 23 Luglio 2010

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Arezzo, 23 Luglio 2010 - Fortezza Medicea
Servizio fotografico

Quando si pensa ai Deep Purple, è assolutamente impossibile non rimembrare da subito il riff di “Smoke On The Water”, che ha definitivamente consacrato alla storia la band inglese nel lontano 1972, aprendo cosi una questione tutt’oggi aperta su cosi fosse in campo Hard Rock migliore come formazione tra loro ed i Led Zeppelin. Mentre il dirigibile nel 1980 si è fermato per poi riunirsi in maniera decisamente estemporanea un paio di volte, i Deep Purple dal 1984, dopo 8 anni fermi ai pit stop, hanno continuato una dignitosa carriera tra dischi ottimi (Perfect Stranger, The House Of Blue Light) alternati ad altri meno, ma pur sempre piacevoli e apprezzati da critica e pubblico, ma il fattore che li ha resi praticamente immortali nell’immaginario popolare Rock, è la grande voglia, dopo oltre 42 anni di carriera, di esibirsi tutt’oggi in maniera martellante e costante con lunghi tour per il continente.

Indicativo in tal senso il ritorno in Italia di Ian Gillan e co, con 8 date lungo tutto lo stivale in 9 giorni, che ha visto come terza tappa quella della Fortezza Medicea di Arezzo, all’interno della manifestazione Play Arezzo Art Festival, con il “profondo porpora” nome di punta della kermesse. Già intorno alle 20 i Purple Fans, con le loro t-shirt viola ad effigiare i vari dischi della band con grande calma riempiono gli spazi nel presso del palco, per poi riempirlo a pochi minuti dall’inizio dello show: ultra 50enni, che magari seguono la band dagli esordi e 20enni per una sera entrano in rotta di collisione per assistere alla performance di uno dei gruppi ancora in attività con maggiore ricambio generazionale. Per l’occasione son stati ben due gli opening act: i RHumornero, quartetto Rock a metà strada tra Timoria e Litfiba, alla quale è stato concesso solo 15 minuti (peccato, perché il pubblico ha gradito molto il loro sound diretto e senza fronzoli) di show e i Not4Wedding, realtà Puk/Pop (meno trascinanti dei loro predecessori) esteticamente e musicalmente parlando molto vicini a fenomeni come Blink 182 e Sum 41.

Terminate ambedue le esibizioni, i roadie si apprestano a ripulire il palco mentre dalle casse si possono udire i successi di Jimi Hendrix e Kings Of Leon (sacro con profano?), e grazie anche ad un piacevole clima i minuti che ci separano dall’arrivo sul palco dei Deep Purple si consumano senza le classiche frustrazione di attesa. Infatti quando le luci artificiali si accendono uno ad uno entrano Ian Paice, Roger Glover, Steve Morse e Don Airey che cominciano in pochi istanti ad imbastire le note introduttive di “Highway Star” e pochi secondi dopo, in grande forma fisica nonostante le 65 primavere arriva anche Gillan, che comincia cosi il suo show sciorinando i primi versi del pezzo come se fosse posseduto. I 5 dimostrano di essere già caldi ed in perfetta coesione, e poco importa se “Things Never I Said” non la conosce praticamente nessuno, il Blues di “Strange Kind Of Woman” fa di nuovo incendiare le ugole dei presenti, cosi come la successiva “Maybe I’m A Leo”, col suo trascinante ritmo quasi psichedelico. “Rapture Of The Deep”, title track dell’ultimo lavoro in studio della band denota pesantemente le atmosfere orientaleggianti della quale Ian Gillan e grande fan, mentre il cantante sembra essere posseduto dal demonio quando attacca con “Fireball”, che fa tornare i presenti indietro di 39 anni. Paice e Glover con questo pezzo dimostrano come la sezione ritmica non sia arrugginita, e quelli che all’apparenza sembrano essere solo degli ottimi sparring partner come Morse e Airey ormai siano perfettamente integrati col resto del gruppo.

Momento di grande phatos quando arriva la ballata “When A Blind Men Cries”, nel repertorio della band seconda solo come intensità a “Child In Time” per poi fare un tuffo negli anni ’80 con “Knocking At Your Back Dorr”, ripetuto una 20ina di minuti dopo con le atmosfere kashmiriane della splendida “Perfect Sranger”. Nel mezzo “Lazy”, che ha visto inclusa al suo interno una bella jam e gli assoli di armonica di Gillan, ma il top arriva prima che la band abbandoni le scene per la prima volta: “Space Truckin’” è furore Hard Rock, mentre “Smoke On The Water” il l’immancabile classico che fa ballare anche gli alberi che fanno da contorno alla splendida location. Al suo rientro, arriva cosi “Hush”, la prima vera hit dei Deep Purple” e l’immortale “Black Night” che chiude oltre 100 minuti di show.

Spesso troppo criticati per le loro performance spesso sbiadite degli ultimi anni, quella di Arezzo è stata invece di pregevole fattura, in primis per le buone condizioni vocali di Gillian, in realtà i Deep Purple nel 2010 sono solamente un gruppo di persone che non hanno voglia di una serena e ricca pensione, ma vogliono ricordare ai loro fan di essere stati un gruppo che ha fatto della vita on the road uno dei punti fermi di una carriera straordinaria e con pochi eguali nella musica moderna.

 


Ian Gillan: Voce e armonica
Steve Morse: Chitarra
Ian Paice: Batteria
Roger Glover: Basso
Don Airey: Tastiere

Data: 23/07/2010
Luogo: Arezzo - Fortezza Medicea
Genere: Hard Rock

Setlist:
01. Highway Star
02. Things I Never Said
03. Strange Kind Of Woman
04. Maybe I’m A Leo
05. Rapture Of The Deep
06. Fireball
07. Contact Lost/Steve Morse solo
08. When A Blind Man Cries
09. Well Dressed Guitar
10. Knocking Ay Your Back Door
11. Lazy
12. No One Came/Don Airey solo
13. Perfect Stranger
14. Space Truckin’
15. Smoke On The Water
Encore
16. Hush/Roger Glover solo
17. Black Night

 

 

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