Home Recensioni Live Battles - Bologna, 24 Giugno 2011

Battles
Bologna, 24 Giugno 2011

Bologna, 24 Giugno 2011 - Link
Servizio fotografico a cura di Oreste Ciotoli

Quando, l'anno passato, Tyondai Braxton ha annunciato la sua uscita dalla band, i Battles, almeno sulla carta, sembravano destinati a smarrire anche il loro compositore più inventivo, per non parlare della voce aliena che dava forma al singolo 'culto', Atlas. Del resto le sue qualità di polistrumentista combinate alla versatilità vocale, di cui ha dato prova anche nei lavori solisti, avevano rapidamente contribuito ad eleggerlo protagonista di punta della formazione e la sua assenza non poteva non scaraventare i fans in un prevedibile sconforto. Ma, a sorpresa, la nuova incarnazione del gruppo dovrebbe essere accolta da un favore larghissimo, non soltanto perchè il loro nuovo lavoro, Gloss Drop costituisce un tassello emozionante ed accurato nella sua architettura complessiva, ma anche perchè la loro esibizione dal vivo è decisamente più concentrata e dinamica rispetto alle scelte della precedente formazione. La setlist dell'attuale tour supera di poco l'ora di esibizione, ma è paurosamente compressa ed ogni membro della band possiede un ruolo chiave ed è costantemente chiamato in causa. Basterà gettare un occhio su John Stanier che al termine del set ha probabilmente esaurito ogni riserva di fluidi corporei.

La musica dei 'nuovi' Battles, si potrebbe opporre, suona meno imprevedibile dell'album di esordio, ma è vero solo in parte, le strutture del nuovo disco sono anche più complesse delle precedenti e tra gli spazi dei consueti riff piacioni c'è ben poca semplificazione.
Esemplare l'avvio con Africastle con una intro dilatata all'inverosimile e poi linee di chitarra velocissime alcune spostate di un'ottava sopra ed altre viranti verso il basso. All'interno accordi affilatissimi. Stanier suona denso e sincopato come mai, primeggia negli incastri di cassa e rullante, spezza un discreto numero di bacchette (tra le poliritmie di Dominican Fade le schegge fioccano in ogni direzione) ed impiega ogni pausa utile tra i frenetici pattern per dare una registrata ai bulloni di timpano e rullante (vessatissimi). E però, il suo impegno è apparentemente quello più semplice nel quadro della complessa istallazione Battles. E' compito di Konopka (che fa un lavoro oscurissimo e preziosissimo al basso e alle chitarre) e Williams (che suona con il contagocce la chitarra dedicandosi quasi totalmente alle tastiere e alla elaborazione del suono) trascinare all'estrema articolatezza ciascun pezzo (i tre tengono fuori dalla scaletta per ovvie ragioni l'acclamato Mirrored ma anche il math più spinto dei due EP d'esordio) lanciando continue trame di loop sonori. L'impressione complessiva è che le sequenze disegnate configurino chitarre e tastiere come sezioni ritmiche aggiuntive. Questo fuoco diventa rapidamente il cuore della musica proposta: la loro esecuzione è impressionante.

La violenza musicale degli esordi è intatta ma per proporre dal vivo un album del genere, nel quale per sopperire alle parti vocali di Braxton si sono avvicendati innumerevoli ospiti al microfono, la scelta è ricaduta sulla elaborazione di un vero spettacolo multimediale. Spetta allora a Williams, nonostante qualche grana tecnica, sincronizzare le immagini preregistrate di un alienatissimo Gary Numan (My Machines), di una ammiccante e smaniosa Kazu Makino (Blonde Redhead) che canta in levare, proiettate su tre distinti pannelli alle loro spalle. Matias Aguayo, nuova punta di diamante della Warp, invece, sbuca in carne ed ossa sul palco in occasione del pezzo lancio più soft dell'intero album, Ice Cream. Nell'occasione percussioni e chitarre ossessive si legano alla voce disadorna di Aguayo (che frattanto si diletta tra percussioni e marimba sul palco) nel corpo principale del pezzo mentre Williams elabora un remix audiovisivo del suo cantato. I ritmi sono relativamente convenzionali come anche le progressioni.

Senza ombra di dubbio c'è un rigoroso lavoro di preparazione dietro la organizzazione dei pezzi. Prova ne sia la contenuta variabilità della setlist durante le già numerose date del tour anche se i vistosi scarti rispetto alla struttura originaria dei brani si avvertono rendendoli godibilissimi. Il vero valore aggiunto dei tre è quello di sapersi (e saper) divertire. Metti questo materiale nelle mani sbagliate e avrai per forza di cose del math rock ineludibilmente becero e stantio. Sarà anche venuto meno il talismano Braxton ma alla prova del fuoco, la selettiva arena della musica dal vivo, i Battles si distinguono come una macchina devastante con cui bisogna per forza di cose tornare a fare i conti.

 


Ian Williams: Chitarra, tastiere
David Konopka: Basso, chitarra, effetti
John Stanier: Batteria

Data: 24/06/2011
Luogo: Bologna - Link
Genere: Math Rock/Experimental

 

 

 

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