Anno Mundi
Roma, 31 Gennaio 2010

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Roma, 31 Gennaio 2010 - Funnel Live Club

Gli Anno Mundi si palesano quale promettente realtà del sottobosco hard rock della capitale. Il gruppo ha già bussato, galantemente ma con mano pesante, alle porte del rinomato Funnel Live Club, nell’ambito di una serata No Slappers che ha coinvolto anche i Graal e gli Helligators.
Il progetto nasce poco meno di un anno fa per iniziativa del batterista Gianluca Livi e del chitarrista Alessio Secondini Morelli (il cui incontro si deve ad Andrea Ciccomartino, chitarrista e cantante dei già citati Graal). Scopertisi osmotici tanto sul piano esecutivo, quanto dal punto di vista della composizione, i due reclutano il bassista Stefano Denni, già membro dei Virus (heavy metal band attiva nella capitale fin dalla seconda metà degli anni '80), e il cantante Luca Jason (anglo-italiano, già componente, fra gli altri, del duo acustico Street Corner, in coppia con il virtuoso chitarrista Giuseppe De Blasio).
Le musiche offerte dalla coppia subiscono le influenze di artisti granitici e oscuri appartenenti alla compagine dell'indimenticata etichetta Vertigo, in particolare i Black Sabbath, con vaghe e fugaci tracce progressive attinte dal periodo d’oro del genere. Pescando da contesti meno conosciuti, è impossibile non riconoscere nella loro musica influssi di gruppi minori quali Pentagram, Arthur Brown's Kingdom Come, Saint Vitus e Trouble. È appena il caso di precisare, inoltre, che a differenza di molti gruppi di recente formazione - propensi alla ricerca di un nuovo sound, attraverso l’associazione di hard rock o heavy metal con generi diversi - gli Anno Mundi impongono il loro timbro vintage senza alcun colore aggiuntivo.

L’apertura è affidata a Snail Trail: il pezzo sembrerebbe omaggiare i Led Zeppelin, con il suo incedere molto simile, per ispirazione, al classico Black Dog, se non fosse per il fatto che è completamente strumentale. Inoltre, e soprattutto, lo stesso inizia con un brevissimo estratto per sola armonica del brano The Wizard, dei mentori Black Sabbath. Citazione doverosa? Dichiarazione di intenti, piuttosto, visto che già in Time Lord, che si sviluppa senza alcuna soluzione di continuità sulle ceneri del pezzo precedente, il gruppo palesa ritmi cadenzati, riff oscuri e granitici, e alcuni sporadici cambi di tempo che, scevri da ricercatezze tecniche (cui la band non è affatto adusa), evidenziano una ruvida propensione alla musica sabbathiana dei primi settanta. Il pezzo è dedicato al Doctor Who, il viaggiatore del tempo protagonista della omonima serie televisiva britannica. Il terzo brano, Shining Darkness, palesa, per la seconda volta, la passione per i maestri di Birmingham, in particolare per Tony Iommi, la cui influenza - sia in termini di strutturazione dei riff, sia in termini di corposità del suono (ottenuto con la medesima accordatura, inferiore di un semitono) - è dichiaratamente ostentata dal chitarrista. Quest’ultimo, peraltro, tributa il suo idolo anche sul piano squisitamente scenico essendo, come lui, un mancino puro. Il brano, come nella migliore tradizione sabbathiana, parte con un riff cadenzato e monolitico, si sviluppa con cambi di tempo che incedono su atmosfere talvolta manifestamente doom, si conclude con una cavalcata che perdura fino oltre l’ottavo minuto di musica.
Un breve intermezzo acustico, inaspettatamente suonato e composto dal batterista, funge da solare preludio a quello che probabilmente ha tutta l’aria di essere il cavallo di battaglia: God of the Sun. Nato dagli sforzi del duo Livi/Secondini Morelli, riunisce le influenze musicali che entrambi hanno citato nella biografia presente sul loro myspace: progressive e hard rock. Dal primo si attinge per la costruzione della struttura, invero mai costante, preannunciata nell’intro con la già citata introduzione acustica, confermata nel prosieguo, con diversi cambi di tempo.
L’atmosfera hard rock, invece, domina l’intero brano, in tutti i suoi 10 minuti: il riff iniziale, una sequenza di note che suona palesemente sinistra; gli stacchi cadenzati che, collocati occasionalmente in vari punti del brano, hanno lo scopo di spiazzare l’ascoltatore, seppur brevemente; il rush finale, costruito su una struttura portante che ha il potere di rimanere in testa.

Alla fine del concerto verrebbe da dire che quanto ascoltato è la cosa più vicina ai Black Sabbath mai sentita a Roma da 20 anni a questa parte, se non fosse che la voce del cantante è assolutamente avulsa da influenze Osbourniane, richiamando, invece, timbri a metà tra il “Mr Bungle” Mike Patton ed il primissimo Nick Cave (quello dei tempi di From Her To Eternità, per intenderci). La cosa, invero, pare funzionare proprio bene.
In conclusione, ci sembra sensato rievocare suoni illustri di un passato non troppo lontano, cosa che, peraltro, è accaduta con successo in altri contesti: i Mars Volta lo hanno fatto nel ricostruire il progressive schizofrenico dei King Crimson, ad esempio; i Porcupine Tree nell’omaggiare la liquida profondità dei Pink Floyd.

Nel corso della stessa serata, come detto in apertura, si sono esibiti Graal ed Helligators.
Ben poco da aggiungere sui primi: prossimi alla pubblicazione del terzo attesissimo album – presentato in gran parte nel corso di una performance di circa 40 minuti - hanno in passato diviso il palco, tra gli altri, con Doomraiser e Strana Officina; annoverano un batterista (Alex Giuliani) attinto dagli ormai famosi Belladonna; si pregiano di avere jammato con gente del calibro di Rodolfo Maltese, Pierluigi Calderoni, Alessandro Papotto (tutti membri passati o presenti del Banco del Mutuo Soccorso). Articoli loro dedicati da Artists and Bands sono presenti ai seguenti link:
Graal Live Roma, 24 Aprile 2008
Intervista ai Graal
Gli Helligators, infine, erano fino a poco tempo fa conosciuti come Snakebones, nome da loro abbandonato dopo aver appreso che una band statunitense, peraltro di istituzione successiva, aveva lo stesso identico nome. Hanno recentemente suonato di spalla ai Doomraiser, preso il Sinister Noise e sono in procinto di pubblicare il loro esordio discografico. Autori di un’efficacissima oscura mistura di Southern, Stoner e Doom, che loro stessi definiscono, sul loro sito, “Southern Grooves from Rome”, hanno pubblicato stralci della loro splendida performance sul loro myspace.

Il prossimo 10 maggio gli Anno Mundi saranno nuovamente on-stage al Sinister Noise di Roma

 


Alessio Secondini Morelli: Chitarra
Gianluca Livi: Batteria, chitarra classica in “Dawn”
Stefano Denni: Basso
Luca Jason: Voce, armonica

Data: 31/10/2010
Luogo: Roma - Funnel Live Club
Genere: Hard Rock

Setlist:
01. Intro: Snail Trail (Livi)
02. Time Lord (Secondini Morelli)
03. The Shining Darkness (Secondini Morelli)
04. Dawn (Livi)
05. God Of The Sun (Livi/Secondini Morelli)

 

 

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