Brother Park
Montecompatri, 25 e 31 Luglio 2010

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Montecompatri (RM), 25 e 31 Luglio 2010

Premessa: Il Brother Park

Ci troviamo a Montecompatri, a 15 minuti dal Grande Raccordo Anulare di Roma, piccolo paese che fu frazione di Albalonga, prima che venisse conquistata dalle legioni romane. E il suo parco - da poco restituito alla collettività da un volenteroso gruppo di ragazzi del posto dopo uno dei tanti scempi edilizi degli anni '90 - ha conquistato noi: castagni secolari e palco semicircolare costituiscono l'atmosfera e l'acustica perfetta, al naturale, per la nostra amata Musica.
L'iniziativa si chiama Brother Park ed e' a cura del Circolo Dioniso: il nome della rassegna che ha acceso le fresche serate monticiane e' stato inventato per caso da una bambina di 8 anni, nipotina del responsabile dell'associazione. Due le serate che mi appresto a recensire. La prima, del 31 luglio 2010 (con ben 4 gruppi sul palco), evento centrale del Woodstock Festival, una tre giorni di musica estiva ristoratrice ad ingresso rigorosamente gratuito. La seconda, di appena 6 giorni prima, il 25 luglio 2010, con soli due gruppi ma con set più lungo. Un gruppo, peraltro, Anno Mundi, si è esibito nel corso di entrambe le serate.


Giorno 31 luglio 2010
BROTHER WOODSTOCK FESTIVAL
JONNA & THE LOUD SHOOTERS
ANNO MUNDI
U.N.O. (Unidentified Noisy Object)
BOBASK

Iniziano i Bobask, latinpop per i più esperti, quasi Gypsy King per i meno ferrati. Seguono gli U.N.O. autori di un rock italiano che spazia dal pop raffinato a stralci di hard rock, con testi molto impegnati. Seguono due band Heavy, Anno Mundi e Jonna & the Loud Shooters, Sabbathiani i primi, un misto tra glam rock e Motorhead i secondi.



BOBASK
Roberto (Bobbo) Marchetti: Voce e chitarra
Franco Di Marzio: Pianoforte e synt
Claudio Zampa: Chitarra elettrica
Riccardo Savoi: Basso
Flavio Zampa: Batteria

Tracklist: non pervenuta

Myspace: http://www.myspace.com/bobask

Il gruppo si presenta su un intro musicale gioviale e invita il pubblico a scaldarsi tutti insieme: "Noi facciamo latin-pop, quindi… sapete che significa? Alzateve e ballate". Dal pubblico si sente: "Messaggio chiaro", e inizia la serata. La musica effettivamente è allegra, due voci - una alla tastiera, frizzante - e tanta poesia nei testi autorali. Due brani leggeri, poi si passa dichiaratamente all'amore: "Il prossimo brano è un brano che andrebbe dedicato alla propria donna la quale dovrebbe dire: tu per me sei come un profeta, riusciresti a trascinare una intera nazione”. Il cantante e' ballerino, trascinando dapprima i bambini, poi quei 2 coraggiosi che hanno già finito di mangiare i prodotti alla brace del mastro fuochista Nello. Con la quarta canzone ci si proietta verso lidi introspettivi, quasi a voler parlare a chi (o di chi) sta attraversando un periodo difficile: "Il prossimo pezzo e' perché il vero nemico sta dentro noi stessi". Attacco malinconico ma coraggioso. Impronta personale, probabilmente autobiografica. Con il brano successivo arriva l'amore tradito che impenna su guizzi di orgoglio. Il pubblico s'e' rilassato e via dunque un po' di show per riportarlo in pista. Nulla di meglio di un Rock'n'Roll per assolvere a questo compito: "Silvio il simpaticone”. La canzone è squisitamente satirica e pur interpretata con tutta l'allegria che giustamente serve a non prendere troppo sul serio la politica farsa che ci insulta quotidianamente, non risparmia veleno per nessuno schieramento politico e religioso. Con il settimo pezzo, il cantante impugna una chitarra di insolite piccole dimensioni e cerca di eguagliare la rapida tastiera che ha fatto la parte del leader fino a questo momento. Il brano ricorda i CSI e cita Moravia, Montale. Il paradosso artistico emerge dimostrando vivacità artistica: testo contrario alla salsa che corre coinvolgendo il pubblico, preparando l'ottavo pezzo con una gag: "La prossima canzone è la cover di un nuovo gruppo tedesco dal nome impronunciabile. Perché la musica e' terapia!”.
Dopodiché i saluti: "Che la potenza della salsa sia con voi, tiè” (facendo il segno reso famoso da Ronnie James Dio) “Buon proseguimento, vi benedico tutti, incrociate il potere della salsa mediaticaaaaaaa!”. E via con l'ultimo pezzo: il pubblico si alza e balla per salutare il gruppo in uno strano ma piacevole mashup inglese-italiano. La musica rallenta fino a scomparire, il tastierista ha portato un bambino sul palco, il cantante dice: "loro si sono fermati, hanno preso mio figlio, approfittandosi di un fanciullo per fermarmi… ma io non mi fermerò”. E giù con il finale. Tirando le somme, il gruppo ci è apparso assai spensierato, per non dire allegro, tecnicamente preparato.Quanto al cantante, pro e contro: da un lato non sono emerse particolari doti, dall’altro egli ci è apparso assai appropriato. E, in conclusione, noi non abbiamo ancora capito quale sia il fantomatico gruppo tedesco dal nome impronunciabile.


U.N.O. - (Unidentified Noisy Object)
Felice Altarocca : Voce
Francesco Zagarese: Chitarre
Leonardo Mascioli: Basso
Alessio Sarcinelli: Batteria
Danilo Petrelli: Tastiere

tracklist:
01. 1300 (U.N.O.)
02. Silenzio (U.N.O.)
03. Oral et laboral (U.N.O.)
04. Mostri sacri (U.N.O.)
05. E cantava le canzoni (Rino Gaetano)
06. Geronimo (Petrelli)

Myspace: http://www.myspace.com/unoband

Gli U.N.O. (Unidentified Noisy Object) rappresentano certamente una delle più valide e genuine personificazioni del Rock Italiano. Appena uscito sul mercato discografico, il loro quarto album (Poi dice che U.N.O. si butta a sinistra), colpisce tanto per l’intelligenza dei testi, quanto per le sonorità così validamente eterogenee, da spaziare con naturalezza nel range compreso tra rock grintoso e pop di sofisticata fattura. Artists and Bands si è già occupata del gruppo, recensendo proprio l’album sopra citato (https://www.artistsandbands.org/ita/modules/recensioni/detailfile.php?lid=1345) all’indomani della sua uscita.
Il concerto inizia e l’attacco è al fulmicotone: un hard rock che scuote gli adulti e incuriosisce i pochi bambini presenti. Forse qualcuno è anche spaventato perché lascia la zona musicale per dirigersi al bar. La voce di Felice Altarocca, che canta in italiano, è calda e arrabbiata. Dopo pochi minuti, il sound si fa più morbido e ricorda forse qualcosa dei Red Hot Chili Peppers. Il basso fa l'eco alla voce principale e la tastiera fornisce un accompagnamento senza pretese. Il secondo pezzo, Silenzio, è dedicato alla strage di Ustica, una delle tante tragedie rimaste negli archivi e tutt'oggi, a 30 anni di distanza, con aspetti oscuri che probabilmente non riusciremo mai a scoprire. L'elettronica si fa apprezzare, il metallo cala, la melodia diventa più orecchiabile. Da segnalare l’opera del bassista: un omone di circa 120kg in tuta mimetica che produce piacevoli interventi al basso e, nei momenti di assolo, qualche posa ad effetto. Il che sembra in palese contrasto con la scenografia naturale, fatta di castagni centenari sullo sfondo e il clima mite dei castelli romani, che condiscono l'atmosfera, fino a renderla ineguagliabile.
Il gruppo continua con argomenti di stampo politico che oramai, visto lo sconfortante panorama italiano, non mancano in nessun repertorio musicale. Oral et laboral, è un altro pezzo appartenente a questo filone: l'uniposca del presidente, il viagra del presidente. Bellissime le tastiere, quasi “lunari”, che si infilano nel rock accattivante proposto in termini competenti dagli altri tre musicisti. “Grazie, Viva la repubblica” e dal pubblico "delle bananeeeee". Mostri sacri, inizia in termini inquietanti: “non mandate i vostri figli negli oratori, non mandate i vostri figli nelle chiese… adesso vi diciamo perché”. “Mario sgrana il rosario fotte Rosario, il suo chierichetto preferito. Accanto al crocifisso l'orologio segna le dieci, ultima boccata di sigaretta, ultimo sorso di gin e albicocca ed entra sull'altare con la bestemmia ancora in bocca”. Inizia così un pezzo devastante, molto attuale, che si pregia di un ritornello ancora più estremo: “Padre mostro che se in terra sia maledetto il tuo nome”. Il cantante assume atteggiamenti introspettivi, il bassista interpreta col corpo. Questi UNO sono la conferma delle tesi di Koester (Art of creation): dove emerge il paradosso c'è creatività. I pezzi, infatti, sono fortemente autorali.
Segue l’unica cover del gruppo, E cantava le canzoni, vecchia hit di Rino Gaetano, rockizzata quasi alla Marylin Manson, con un pregevole assolo alla chitarra elettrica. Con un Hard rock grintoso ed efficace, Geronimo, chiude la performance di un gruppo che arriva anche sfociare nel progressivo e, divertendosi, anche nello Ska. Alla fine del concerto, il combo ci è apparso equilibrato, affiatato, con elementi di valore (e un bassista che è anche scenico). Non vorremmo sembrare troppo severi, ma forse la voce è un po’ anonima (probabilmente, invece, è solo fortemente tipizzata).


ANNO MUNDI
Alessio Secondini Morelli: Chitarra
Gianluca Livi: Batteria
Franz Eissenberger: Basso
Federico Magagnini: Voce, chitarra
Jonna: Guitars & Vocals on “Highway to Hell”

tracklist:
01. The Shining Darkness (Secondini Morelli)
02. Rock And Roll (Led Zeppelin)
03. Snail trail (Livi)
04. Timelord (Secondini Morelli)
05. God Of The Sun (Livi/Secondini Morelli)
06. Highway To Hell (AC/DC) featuring Jonna on electric guitar.

Myspace: http://www.myspace.com/annomundigroup

 

Sebbene si siano formati da poco, gli Anno Mundi hanno bruciato molte tappe. Autori di un sound molto legato ai gruppi più oscuri di inizio anni ’70, in particolare degli intramontabili Black Sabbath, annoverano (o hanno annoverato) membri di altri gruppi heavy metal della capitale (come i Virus, attivi nella metà degli anni ’80 o i Morgana’s Kiss, gothic rock band con 13 anni di vita alle spalle); vantano un cantante con una voce perfettamente in bilico tra gli acuti di Axl Roses e le asprezze di Bon Scott; sono in procinto di registrare il loro esordio discografico presso gli storici Three Fates Studios, di proprietà degli Ezra Winston, band culto del progressive italiano, alla quale viene unanimemente riconosciuto il merito di aver lanciato il new progressive, alla fine degli anni ’80, con un album (Myth of the Chrysavides) che, appena uscito, rivaleggiò sorprendentemente con i capolavori prog di inizio settanta (per maggiori info, https://www.artistsandbands.org/ita/modules/news/article.php?storyid=5315).
Anche di loro ci si è occupati su questo stesso sito web, con la recensione del loro concerto d’esordio, risalente ormai a poco meno di un anno fa (https://www.artistsandbands.org/ita/modules/recensioni/detailfile.php?lid=1703).
Il gruppo, per sua stessa ammissione, soggiace alle influenze della band di Ozzy, percepibili in brani come The Shining Darkness e God of the Sun, entrambi ricche di riff ben costruiti, costruzioni armoniche di stampo assai cupo, cavalcate finali che paiono replicare, senza scadere nello scontato, la geniale struttura compositiva dell’intramontabile brano Black Sabbath.
Curiosamente il cantante non ha nulla a che fare con Ozzy Osbourne: è un pregio, visto che è perfettamente in grado di replicare le acute e difficili note di Rock and Roll, brano dei Led Zeppelin che il gruppo osa proporre incastonato in un medely di loro pezzi: Snail Trail, di stampo più zeppeliano (ricorda molto “Moby Dick”) e Timelord, forse il pezzo maggiormente ispirato al suono dei maestri di Birmigham. Suoni duri, grezzi, compatti, che una voce, dal pubblico, interpreta come atto di riverenza ai Metallica, gruppo che francamente c’entra come i cavoli a merenda. Il cantante canta a testa bassa, completamente immerso nella musica: sembra un sensitivo. Egocentrismo o timidezza? La chitarra é scatenata, basso e batteria fanno il loro porco mestiere, il pubblico - seppur diminuito - apprezza. Chiude l’esecuzione, una cover degli AC/DC cantata dal clone di Bon Scott e suonata con un ospite d’eccezione, il chitarrista Jonna, che si esibirà di li a poco, con il suo gruppo The Loud Shooters.
In conclusione, i 4 ci sono sembrati ottimi interpreti, ma forse un po’ a corto di creatività. Il cantante è dotato, ma un tantino stridulo e vuoto di armoniche. Deve sicuramente, alzare lo sguardo e cantare talvolta un ottava più bassa, altrimenti corre il rischio di non progredire.


JONNA & THE LOUD SHOOTERS
Jonna: Chitarra, voce
Andrea “Antrea” Carletti: Chitarra, voce
Maurizio Mancini: Basso. voce
Diego Divizia: Batteria, voce

tracklist:
01. Welcome On Stage (Virga/Carletti/Jonna)
02. Burnin' Fire Tonght (Virga/Carletti/Mancini/Jonna/Bourgis)
03. Feelin' Beatin' (Virga/Di Persio/Ice/Jonna)
04. War Machine (Virga/Ice/Jonna)
05. Wasted Future (Virga/Carletti/Jonna/Luciano Coletta)
06. Ten Years In Jail (Virga/Mancini/Jonna)
07. Show The Real Face (Virga/Mancini/Jonna)

My space: http://www.myspace.com/jonnaandtheloudshooters
Sito: www.jonna.it/loudshooters

Jonna & The Loud Shooters è un gruppo che calca i palchi di Italia da quasi 15 anni, con un CD fresco di stampa che offre sonorità a metà tra la scena street statunitense di fine anni ‘80, e le sfrontatezze dei Motorhead più accattivanti. Di Jonna ci siamo occupati recensendo il suo disco con una band parallela ai The Loud Shooters, chiamata The Guestz (https://www.artistsandbands.org/ita/modules/recensioni/detailfile.php?lid=882).
Ma torniamo al concerto. Due cantanti, che sono anche i due chitarristi: uno, Andrea Carletti, con una presenza scenica invidiabile (capelli lunghi, lunghissimi, fino ai reni); l’altro, Jonna, con la sua splendida chitarra argentata. Salgono sul palco e la loro performance si prospetta eccitante. Parte Welcome on stage e le due chitarre si sentono: le voci sono piene sebbene l’assenza di tastiera si senta un po’. La band è eccitante ma la fantasia è inferiore alla tecnica.
Jonna è scenico e pieno di sé: una reazione per il pubblico non numerosissimo o semplice autocoscienza delle proprie doti musicali? È molto bravo, non c’è dubbio, e questo gli permette scendere dal palco e andare a parlare col fonico. Il tutto, ovviamente, mentre suona la band (e anche egli stesso). Qualcuno, nel pubblico, sembra imbarazzato; qualcun altro divertito; altri sono sorpresi. Ma l’attenzione, e forse è proprio quello che voleva il chitarrista, è al massimo: Jonna prosegue imperterrito per la sua strada. Con il terzo brano, Feelin’ Beatin’, l’atmosfera diventa ancor più incandescente, con un teatrino accattivante che vede da un lato Jonna sempre più scenico, gli altri estremamente calmi nonostante i ritmi e le sonorità dure. Fa eccezione il batterista, Diego Dovizia, appena entrato in formazione, che suona come un vero forsennato. Il gruppo chiude con due brani che sono un po’ il loro manifesto Ten Years In Jail canzone che parla della possibilità di finire in galera, ma in toni scanzonati, nella migliore tradizione glam, e Show The Real Face, un pezzo degno di un bis, potente, coinvolgente, con un ritornello facile da ricordare e fischiettare nel dopo concerto.


Giorno 25 luglio 2010
ANNO MUNDI
GRAAL

Parlando di Hard Rock e Heavy Metal, va citata un’altra prestazione a cui ho avuto il piacere di assistere: quella che Anno Mundi e Graal hanno tenuto 6 giorni prima, il 25 luglio 2010, sempre al Parco Calahorra di Monte Compatri.



ANNO MUNDI
Alessio Secondini Morelli: Chitarra
Gianluca Livi: Batteria
Franz Eissenberger: Basso
Federico Magagnini: Voce, chitarra

tracklist:
01. The Shining Darkness (Secondini Morelli)
02. Rock And Roll (Led Zeppelin)
03. Snail trail (Livi)
04. Timelord (Secondini Morelli)
05. Dazed And Confused (Led Zeppelin)
06. Paranoid (Black Sabbath)
07. Heaven & Hell (Black Sabbath)
08. God Of The Sun (Livi/Secondini Morelli)
09. Highway To Hell (AC/DC)

My space: http://www.myspace.com/annomundigroup

 

Rispetto al set del Brother Woodstock Festival, gli Anno Mundi hanno suonato un medley in più, composto da brani di Black Sabbath e Led Zeppelin (per dovere di cronaca, va segnalato che problemi tecnici hanno impedito al batterista, a quanto pare anche chitarrista, di intrattenerci con una breve parentesi acustica). I brani sintetizzano le principali influenze del gruppo: inizia la magnetica Dazed & Confused dei Led Zeppelin, in una versione decisamente credibile, sebbene in termini molto più doom dell’originale. La stessa è praticamente fusa con Paranoid dei Black Sabbath, cui si lega nell’unico punto in comune dei due brani: la sequenza di note che Jimmy Page riversa nella versione dal vivo di Dazed & Confused, coincide infatti con il riff iniziale di Paranoid. Il brano parte e le teste dei presenti si muovono a ritmo. Il cantante riesce a rendersi credibile sia interpretando Ozzy, sia l’inarrivabile Robert Plant. Il tutto si chiude con una versione edit di Heaven & Hell, doveroso omaggio al gradissimo artista Ronnie James Dio, secondo vocalist dei citati Black Sabbath, prematuramente scomparso qualche mese fa.
Il resto del set è perfettamente identico a quello sopra recensito, di cui richiamo i contenuti, sia elogiativi, sia di critica.


GRAAL
Andrea Ciccomartino: Voce, chitarra
Danilo Petrelli: Tastiere
Alex Giuliani: Batteria
Michele Raspanti: Basso
Francesco Zagarese: Chitarra

tracklist:
01. Crash of steel (Andrea Ciccomartino)
02. I'll find a way (Ciccomartino/Eissenberger)
03. Gods of war (Ciccomartino/Eissenberger)
04. Ocean's tides (Ciccomartino/Eissenberger)
05. After (Ciccomartino/Eissenberger)
06. Move (Ciccomartino/Eissenberger)

My space: http://www.myspace.com/graalmusic

 

I Graal sono in procinto di pubblicare il loro terzo album per i tipi della Blood Rock Records che peraltro sta per ristampare anche il primo introvabile album – una vera chimera per i collezionisti del vinile – con una manciata di inediti (di cui uno suonato dal vivo con membri del Banco del Mutuo Soccorso). Rappresentano oggi una realtà da considerare obbligatoriamente all’interno della pur vasta compagine underground dell’hard-rock capitolino. Fortemente ispirati a certo suono duro di metà anni ’70, presentano costruzioni melodiche che accennano al progressive dello stesso periodo storico, con prestazioni vocali molto simili a talune cose dei primi Uriah Hepp. Di loro vi abbiamo già parlato in almeno un paio i occasioni: intervistandoli (https://www.artistsandbands.org/ita/modules/myReviews/detailfile.php?lid=151) o recensendo un’altra loro performance (https://www.artistsandbands.org/ita/modules/recensioni/detailfile.php?lid=1473).
In poco più di 45 minuti, il quintetto ha sciorinato 6 pezzi che faranno parte del nuovo atteso lavoro, ancora senza titolo, che sarà pubblicato entro la fine dell’anno.
La scaletta eseguita, tutta composta da nuovi brani, non fa altro che confermare la credibilità di una band che ha fatto della qualità la sua parola d’ordine. In possesso di un bassista portentoso, e di un chitarrista dotato di un tocco stilisticamente impeccabile, i Graal sembrano indirizzati verso contesti più diretti ed immediati (Crash of steel e Gods of war). È una naturale evoluzione che li vede sempre più avviati verso le migliori sonorità dell’hard rock inglese dei gloriosi seventies, con gruppi come Uriah Heep, Thin Lizzy, Rainbow, e Whitesnake. Ciononostante, una certa tendenza al cambio del tempo - che ha caratterizzato i primi due album, rendendoli se non progressive, quantomeno inusuali in un contesto hard rock – caratterizza ancora il sound del gruppo (Ocean's tides e After), cosa che li renderà ancora rispettabili ai vecchi fans.



Curiosità di poco conto sui gruppi di cui avete appena letto


1) Pur avendo un sound completamente diverso, U.N.O. e Graal sono due band molto legate tra loro. Oltre a dividere lo stesso studio di registrazione, i due gruppi hanno in comune il chitarrista solista (Francesco Zagarese) e il tastierista (Danilo Petrelli). In passato, peraltro, anche il batterista degli U.N.O. (Alessio Sarcinelli), ha fatto parte dei Graal (con loro ha inciso il secondo album, Tales Untold), prima di essere definitivamente sostituito da Alex Giuliani.
2) Quest’ultimo si pregia di essere il batterista dei rinomati Belladonna, gruppo di crescente fama internazionale, a partire da un paio d’estati fa, allorquando ebbe l’onore di primeggiare nella classifica indie di Virgin Radio. Proprio nel mese in corso (novembre 2010) i Belladonna sono a Los Angeles per registrare il loro terzo album che sarà prodotto con l’ausilio di Alex Elena, già nominato ai Grammy Awards 2008 per la sua produzione di Alice Smith, e dell'engineer Mike Tacci, gia al lavoro nel leggendario Black Album dei Metallica. Per maggiori dettagli: https://www.artistsandbands.org/ita/modules/news/article.php?storyid=5723).
3) il chitarrista e cantante dei Graal, Andrea Ciccomartino, è la mente inconsapevole che si cela dietro gli Anno Mundi. La band, infatti, è sorta dopo che egli mise in contatto Alessio Secondini Morelli e Gianluca Livi, rispettivamente chitarrista e batterista del gruppo. Il primo gli aveva chiesto se gli presentasse un batterista con cui formare una band heavy metal, e il secondo se conoscesse un gruppo che fosse disposto ad accettare un batterista intento a riprendere in mano le bacchette dopo 10 anni che le aveva appese al chiodo;
4) il bassista degli Anno Mundi (l’Italo-tedesco Franz Eissenberger), ha collaborato alla stesura dei testi di 5 brani che appariranno nel terzo lavoro in studio dei Graal, di imminente uscita;
5) curiosamente, Eissenberger è entrato negli Anno Mundi non perché presentato dal Ciccomartino, ma perché amico di infanzia di Gianluca Livi. Egli, peraltro, non era a conoscenza del fatto che il chitarrista e il batterista del gruppo si erano conosciuti, come sopra detto, grazie al chitarrista dei Graal.
6) Ancora, Eissenberger entrò a far parte della band (in sostituzione di Stefano Denni, già nei Virus, band heavy metal attiva nella capitale dalla metà degli anni ’80, agli inizi dei ‘90) dopo una militanza pluridecennale nei Morgana’s Kiss, gruppo attivo nella capitale dal 1996 al 2009, con 3 cd (“Rain Shall Fall” del 1999, “The Endless Cry” del 2001 e il demo omonimo del 2003) e 100 concerti all’attivo;
7) Jonna ha fatto parte dei Morgana’s Kiss per i 6 mesi immediatamente precedenti allo scioglimento del gruppo. Non ha inciso alcun disco, limitandosi a fornire il suo apporto nelle sole esibizioni dal vivo;
8) il 31 luglio 2010, come già riferito, Jonna si è unito agli Anno Mundi, supportando il chitarrista della band, Alessio Secondini Morelli, nell’esecuzione del brano Highway to Hell.
I due si sono già incontrati in passato, calcando lo stesso palco, seppur per un breve periodo. Circa 15 anni fa, infatti, Alessio Secondini Morelli ha fatto parte per soli due mesi di una band che di lì a poco si sarebbe chiamata "Jailbreak", dalle cui ceneri sarebbero sorti gli attuali "Loud Shooters".
9) un'ultima curiosità concernente i Bobask, di cui non ci siamo affatto dimenticati: oltre che essere il valido chitarrista della band, Claudio Zampa ha perfettamente incarnato il ruolo di tecnico del suono, tanto durante il Festival, quanto nel corso dell'intera rassegna Brother Park. A lui, quindi, va doverosamente indirizzato un sentito ringraziamento per essere riuscito a coordinare bands di differente estrazione musicale, peraltro, dotando la struttura di un impianto audio che ha valorizzato doti e potenzialità di ogni singolo musicista.


Bobask
U.N.O. - (Unidentified Noisy Object)
Anno Mundi
Jonna & The Loud Shooters
Graal

Data: 25-31/07/2010
Luogo: Montecompatri (RM) - Brother Park
Genere: Hard Rock

 

 

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