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Glasshammer
Chronomonaut



I Glass Hammer sono uno di quei gruppi che ci hanno abituati (quasi) sempre bene: una produzione costante (con questo sono 18 gli album in 25 anni di carriera!!), anche esagerata se vogliamo, una qualità media piuttosto elevata dei vari lavori, un sound ormai facilmente individuabile ed un mucchietto di album “fondamentali” in ambito progressive (per chi scrive: “Lex rex”, “The inconsolabile secret”, “If” e “Cor cordium”).

Senza dimenticare gli album dal vivo (sinora 4) con l’accento sull’ultimo “Mostly live in Italy” registrato durante il Festival di Veruno del settembre 2017. Concerto che per certe dinamiche ha anche significato la fine di un ciclo e l’inizio di una nuova avventura : l’abbandono (credo non certo pacifico) di Alan Shikoh, che è stato pure vittima di una vera e propria damnatio-memoriae (non figurando tra i credit della performance di Veruno con le sue parti risuonate in studio da Fred Schendel. Una caduta di stile non da poco a mio parere) ed ora il nuovo album “Chronomonaut” con numerosi ospiti ad aggiungersi ai vari BabbSchendelBogdanowicz eRaulston

Un album concept che si può considerare il seguito di “Chronometree” del 2000. Tom, il protagonista, ormai adulto ha la sua band e con essa compie un viaggio a ritroso nel tempo sino agli anni settanta. L’assenza di Shikoh(sostituito in studio da Schendel e da alcuni ospiti) si fa sentire parecchio ed il suo “tocco” nonché l’innegabile gusto sono una mancanza non da poco nell’economia del nuovo lavoro. 

Chronomonaut” si dipana in 12 tracce per circa 70 minuti di durata e vede,tra gli altri, la presenza di Matthew Parmenter (voce dei Discipline) e Chris Herin (chitarrista dello stesso gruppo). Malgrado ciò il disco lascia più di una perplessità e davvero pochi sono i brani di valore.
Eppure l’inizio è abbastanza promettente con la breve “The land of lost content” che, introdotta dalle note del piano, diviene ben presto un tipico brano à la Glass Hammer con il basso pulsante di Babb e le ricche tastiere di Schendel

L’atipica “Roll for initiative” è un altro bel brano ed il gruppo si concede al meglio delle proprie possibilità con, in aggiunta, una dose massiccia di fiati. Ottimo il cantato di Patton Locke e buono il tessuto melodico. 
Appena gradevole “Twilight of the Godz” interpretata da Susie Bogdanowicz, con un ritornello piacevole, ma senza grossi ulteriori sussulti.
Valida, per contro, “The past is past” con il sax ad aprire il brano e la splendida voce di Parmenter a fare il resto con i suoi sentori hammilliani/vandergraffiani. 
Poi la qualità cala bruscamente. Un’anonima ballad, “1980 something”; una scialba “A hole in the sky” dal ritornello insipido e banale; un interlocutorio strumentale pseudo-elettronico, “Clockwork” ed un appena passabile brano d’atmosfera come “Melancholy holiday” peraltro ben interpretato dalla Bogdanowicz

Fortunatamente segue l’ottima “It always burns sideways”, strumentale che evidenzia, finalmente, tutte le capacità del gruppo nel costruire incastri raffinati, ma anche potenti in pieno Yes-style. 
Blinding light”, riporta ai Glass Hammer che conosciamo con, in più, una spruzzata fusion ed ancora i fiati protagonisti. 
Segue un altro breve strumentale “cosmico”, “Tangerine meme”, che lascia poche tracce e, per finire, “Fade away”. 
Discreto brano, lontano dalla migliore produzione del gruppo, conBogdanowiczParmenter Locke a scambiarsi il microfono ed a chiudere la vicenda di Tom, il “Chronomonaut”. 

Un album abbastanza atipico per la produzione targata Glass Hammer con qualche buono spunto (“The land of lost content”, “Roll for initiative”, “The past is past”, “Blinding light”), un ottimo strumentale (“It always burns sideways”), ma anche tanti, troppi pezzi opachi e di scarso appeal. 
Nel complesso una sufficienza. Di stima.



Susie Bogdanowicz / lead vocals
Steve Babb / bass, keyboards, lead & backing vocals
Fred Schendel / keyboards, guitar, backing vocals
Aaron Raulston / drums


With:
Matthew Parmenter / lead vocals (4)
Patton Locke / lead vocals
Brian Brewer / guitar, steel guitar & mandolin (3,5)
Phil Stiles / guitar (9, pt 1)
Chris Herin / guitar (2,10)
Reese Boyd / guitar (2,9 pt 2,6,12)
Jamison Smeltz / saxophone (3)
Tommy Ogle / saxophone (2,10)
Brian Poteet / trombone (2,10)
Stephen Bearden / trumpet (2,10)
Randall Williams / drums (3)

Anno: 2018
Label: Sound Resources
Genere: Progressive Rock

Tracklist:
01. The Land of Lost Content (1:54)
02. Roll for Initiative (7:43)
03. Twilight of the Godz (8:13)
04. The Past is Past (9:56)
05. 1980 Something (5:51)
06. A Hole in the Sky (4:49)
07. Clockwork (2:17)
08. Melancholy Holiday (4:27)
09. It Always Burns Sideways (5:49)
10. Blinding Light (6:01)
11. Tangerine Meme (3:05)
12. Fade Away (10:27)



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