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White Pulp
Ashamed Of Yourself

Questo “Ashamed Of Yourself” dei White Pulp è davvero un disco ben realizzato e sono personalmente convinto che lascerà soddisfatti anche i palati più esigenti. Nonostante possano apparire di primo acchito come una band statunitense (soprattutto per la professionalità del suono), questo italianissimo trio apre le danze con l'intrigante ed elegante “Blackout”, brano che contrappone in maniera sapiente suoni chimici e meccanici a viscerali chitarre ruggenti, facendo così trasparire sin dall'inizio l'importante influenza che il combo capitanato da Trent Reznor ha esercitato sul loro progetto musicale. Segue poi “Peace Of Mind”, brano caratterizzato da un tappeto ritmico electro-pop sul quale man mano una granitica chitarra elettrica si fa sempre più spazio sino a sfociare nello stoner-rock.
Un poderoso riff di chitarra distorta apre il terzo episodio del disco, “80's”, che con il suo refrain esplosivo può essere considerato a tutti gli effetti l'hit dell’album, mentre la successiva “Scared Eyes” rappresenta un totale cambio di rotta sonora attraverso l'utilizzo d’arrangiamenti orchestrali, atmosfere melanconiche ed un cantato che squarcia l'anima per l'intensità dell'interpretazione.
Ma l'avvincente ritmo galoppante di “Highest Star” ci rapisce letteralmente, lasciandoci alle spalle le meste atmosfere della traccia precedente e conducendoci sino a “God”, unico pezzo strumentale del disco, che ci trasmette eteree emozioni che risollevano i nostri animi fino a quando la successiva “I Hate You” li scaraventa nuovamente all'inferno con una portentosa scossa di rock industriale.
Massicci ritmi meccanici, ritornello da incubo ed un muro di chitarre elettriche caratterizzano la monolitica ed avvincente “A Short Fall”, traccia che precede le atmosfere intime e malinconiche di “I'm So Sorry” che penetra nei nostri cuori con tristi note di pianoforte che cadono lentamente come foglie morte in una giornata d'Autunno.
Ma i frenetici “ritmi industriali” non possono trovare riposo e devono quindi riprendere il loro lavoro con la successiva “Crow’s Love”, canzone molto orecchiabile fra il noise-rock ed il post-metal. “I Got A Reason”, penultimo solco del disco, ci conduce per mano in rarefatte ed eleganti atmosfere elettroniche che vengono protratte anche nel successivo ed ultimo brano, “Sinking So Deep”, che ci resta impresso nella mente grazie ad una soave voce femminile che a sorpresa risolleva le sorti della canzone, ponendo così fine all’album.

Benché i dodici pezzi proposti da questa band (tutti cantati in inglese) ricalchino sostanzialmente strade musicali già solcate in precedenza da formazioni più affermate (in primis i Nine Inch Nails), mi sembra giusto specificare che i White Pulp sono ben lontani dalla mera condizione di band clone poiché sono sufficientemente capaci di scrivere canzoni originali ed in perfetta linea con il genere musicale da loro seguito.
A mio avviso, questi White Pulp possono avere delle ottime opportunità anche all'interno della scena mainstream, visto che hanno chiaramente tutti i numeri per sfondare. Non vi stupite dunque se vedrete ben presto un loro video-clip su qualche canale musicale d’oltreoceano: se lo meritano!

85/100


Sonny: Voce, chitarra, synth
Nuke: Basso, sampler, synth, sound engineer
Charles: Chitarra

Anno: 2008
Label: Autoprodotto/Jestrai/Lunatik
Genere: Electro Wave/Industrial

Tracklist:
01. Blackout
02. Peace of Mind
03. 80's
04. Scared Eyes
05. Highest Star
06. God
07. I Hate You
08. A Short Fall
09. I'm So Sorry
10. Crows' Love
11. Got a Reason
12. Sinking So Deep

Sul web:
White Pulp
White Pulp @MySpace

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