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Santana
Santana IV

Carlos Santana rappresenta uno dei rarissimi casi in cui un musicista, cercando uno stile personale, si ritrova invece ad aver inventato un vero e proprio genere musicale.
Nella San Francisco a cavallo della “Summer Of Love”, il chitarrista messicano, infatti, mette a punto una originale miscela fra un chitarrismo di matrice blues rock su un torrenziale flusso delle percussioni centro-americane e inventa un nuovo genere: il “latin rock”.
Memore di un infanzia trascorsa nella città di frontiera di Tijuana fra l’orchestra mariachi del padre e la passione per il blues elettrico, quando si trasferisce nella città californiana, nel 1962, il giovane Carlos si trova innanzi ad un assieme di influenze e ad un fermento culturale che ne determineranno le scelte successive. La sinergia fra le due culture è già nell’aria da tempo, frutto delle migrazioni, della prossimità geografica, degli scambi commerciali, dello sviluppo dei sistemi mediatici, ma sarà l’effervescenza innovativa del rock il catalizzatore di un processo di integrazione che vedrà come protagonista Carlos Santana.
Partendo dall’orgia lisergica di interminabili improvvisazioni di chitarra distorta e organo Hammond intessute su serratissimi groove realizzati da una seziona ritmica travolgente, incentrata sul talento virtuosistico del giovanissimo Michael Shrieve alla batteria e sui percussionisti Mike Carabello e José Chepito Areas, la band di Santana imperversa al Fillmore, il mitico locale di San Francisco, dove si scatena una sciamanica comunione ipnotica con il pubblico hippie.
In questa fase creativa e sperimentale la band partecipa a Woodstock in una performance che resterà nella storia.
E’ questa formazione dei Santana che realizza i primi tre dischi Santana (1969), Abraxas (1970) e Santana III (1971), dove, su suggerimento del produttore Bill Graham, la band media il proprio repertorio strumentale con alcune canzoni, alcune delle quali di matrice centro-americana.
Si profila una sintesi fra blues-rock psichedelico e un certo gusto latino, non esente da alcune sfumature kitsch.
Ma un marchio di fabbrica che ulteriormente caratterizzerà il sound “santanesco” risulterà essere il ruolo dato alla chitarra, una funzione di voce solista, con un timbro molto pieno e rotondo caratteristico del pick-up humbucker distorto, capace di lunghissimi sustain, frutto dell’esperienza di violinista con l’orchestra mariachi del padre, e brevi frasi veloci.
Pur non rientrando mai in un tecnicismo esecutivo virtuosistico lo stile di Santana sulla chitarra elettrica ha caratteristiche molto originali, facilmente riconoscibili e che nel corso degli anni è stato in grado di evolvere e sviluppare, collaborando anche con grandi virtuosi come John McLaughlin. Nel terzo album Santana III, prima che il gruppo originario deflagrasse, si inserisce nel gruppo il giovane chitarrista prodigio Neal Schon (poi nei Journey).

“Santana IV” è un operazione in cui Carlos Santana, Gregg Rolie, Mike Carabello, Michael Shrieve e Neil Schon si rincontrano dopo quasi 50 anni recuperando, per quanto possibile, il sound originario del periodo californiano del gruppo. Un tentativo in parte riuscito, con tutti i limiti di questo tipo di operazione, essendo presenti tutti gli ingredienti del vecchio sound, l’impasto fra le due chitarre è sempre acido e stimolante.
Oltre al line-up storico sul nuovo ‘Santana IV’ sono presenti come collaboratori anche Karl Perazzo alle percussioni, Benny Rietveld al basso e Ronald Isley alla voce su due brani.
I componenti del santanismo ci sono davvero tutti: c’è anche la mitica “Carlos Santana chords progression" (immortalata da Frank Zappa e basata sul Lam e Re), che ha scandito brani ormai immortali come “Evil Ways” e “Oye Como Va” nel singolo “Anywhere You Want to Go”, ci sono le improvvisazioni modali quasi atmosferiche, c’è il connubio fra ritmi africani e latini, ci sono le canzoni di atmosfera black, c’è anche la ballata strappacore latina stile “Samba Pa Ti”, c’è ovviamente il chitarrismo caratteristico del migliore Santana.
Operazione nostalgia, quindi, ma anche recupero di un modo di suonare e affrontare la musica, sperimentando attraverso l’improvvisazione, negli ultimi anni troppo spesso abbandonato da molti vecchi e nuovi protagonisti del rock troppo legati alle logiche del mercato e della confezione in studio dei prodotti. Un disco che sostanzialmente nulla aggiunge a quanto già detto dal chitarrista messicano nei ruggenti anni 70 ma che riporta alla luce un sound che non smette mai di farsi ascoltare.



Carlos Santana: chitarra, voce
Neal Schon: chitarra, voce
Gregg Rolie: Hammond B3 organ, tastiere, voce
Michael Carabello: congas, percussioni, cori
Michael Shrieve: batteria
Benny Rietveld: basso
Karl Perazzo: timbales, percussioni, voce

Guest:
Ronald Isley: voce

Anno: 2016
Label: Santana 1v Recor
Genere: Rock

Tracklist:
01. Yambu
02. Shake It
03. Anywhere You Want to Go
04. Fillmore East
05. Love Makes the World Go Round (featuring Ronald Isley)
06. Freedom in Your Mind (featuring Ronald Isley)
07. Choo Choo
08. All Aboard
09. Sueños
10. Caminando
11. Blues Magic
12. Echizo
13. Leave Me Alone
14. You and I
15. Come as You Are
16. Forgiveness

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