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Prophexy
Alconauta

Autoprodotto - 2008 - Italia
Molto volentieri recupero questa datata recensione di un passato lavoro dei PropheXy, ottima band in cui milita il nostro prezioso collaboratore Gabriele Martelli. Va precisato che all'epoca in cui scrissi la suddetta recensione, non solo Gabriele non era entrato nella redazione di A&B (il suo ingresso, infatti, si sarebbe verificato ben 6 anni dopo), ma io e lui non ci conoscevano affatto. La recensione fu pubblicata per la prima volta nel n. 39, anno 2009, di “Musikbox - Rivista di cultura musicale e guida ragionata al collezionismo”, ed è qui riportata su mia gentile concessione.

Come i PropheXy siano arrivati – partendo 2 anni fa da un demo ricco di idee ma assai ingenuo – a fare da spalla per Anekdoten e Le Orme nelle loro recenti esibizioni in nord Italia, lo si capisce ascoltando Alconauta, loro ultima fatica discografica. La band si presenta oggi in termini di estrema originalità, proponendo musica assai dinamica che attinge dal repertorio italiano dei seventies, un po’ alla maniera de Il Biglietto per l’Inferno, con ritmi frequentemente irregolari (forse anche troppo) e continui cambi di tempo, nonché motivi portanti improvvisamente interrotti o caratterizzati da dissonanze e asprezze, sulla scorta del secondo lavoro del Balletto di Bronzo. È estremamente azzeccata la scelta di adottare un flauto incantato, estemporaneo, quasi impalpabile, magistralmente contrapposto all’irruenza della musica tutta. Va citato, a tal proposito, il brano Tritone, uno dei migliori dell’intero lavoro, nel cui intermezzo centrale riecheggiano magistralmente almeno 3 influenze di grosso peso: l’eterea postura della PFM di River Of Life; la delicatezza sognante della compagine Canterburyana; il lirismo soffuso dei primissimi Ezra Winston. Peccato che non ce ne siano altri, di momenti come questi. Il vocalist, infine, è decisamente migliorato: il suo modo di cantare ricorda qualcosa del Peter Hammil più lirico, sebbene non abbia del tutto abbandonato la propensione al tono monocorde, che tanto aveva infastidito nel primo lavoro discografico. Talune linee melodiche da egli proposte, inoltre, appaiono tutt’altro che azzeccate, come in Babba, un brano che altrimenti sarebbe perfetto, con i suoi studiati bilanciamenti tra le orientaleggianti soluzioni tastieristiche tanto care agli Ozric Tentacles e l’esaltazione rockettara di gruppi come il Rovescio Della Medaglia e il già citato Biglietto.



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