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Iron Maiden
The Book Of Souls

Dopo cinque anni da The final frontier e la brutta disavventura di salute del frontman, i Maiden tornano con questo attesissimo album. Un doppio, data la lunghissima durata (oltre i 92'). Il lavoro si apre con le ritmiche non particolarmente veloci di "If eternity should fail", interamente composta da Dickinson, al cui termine una voce narrante introduce il tema portante: la morte ed il successivo percorso delle anime. Si passa poi al più rapido (ma non quanto ci si potrebbe attendere dal titolo) "Speed of light", brano scelto dalla band come singolo di anticipazione, dominato da un classico riff maideniano. Un arpeggio acustico introduce "The great unknown", che come struttura ricorda "Afraid to shoot a stranger" e "Fear of the dark". È il basso di Harris che apre invece "The red and the black", prima delle tre lunghe cavalcate che caratterizzano l'album.
Un tratto leggerissimamente al di fuori della tradizione è costituito dalla meravigliosa "When the river runs deep", probabilmente la migliore dell'intero album. Il primo disco si chiude con la title track, come ovvio lunga ed articolata. 

Il secondo parte veloce con la dedica al Barone Rosso in "Death or glory", per passare poi, con un riff iniziale che ricorda "Wasted Years", a "Shadows of the Valley". Un sentito omaggio all'attore Robin Williams prematuramente scomparso anima "Tears of a clown", seguita dalla suggestiva ed efficace "The man of sorrows". La già consistente tracklist si completa con "Empire of the clouds", scritta anche questa interamente da Dickinson ed ispirata alla tragedia di un dirigibile precipitato nel 1930 con a bordo cinquanta persone: un pezzo (il più lungo nella carriera della band) in cui si succedono - con differenti ritmi e alternanze di soluzioni - parti cantate e lunghi intermezzi strumentali, tra l'altro di pregevole concezione.
Come sempre, non mancano riferimenti alla storia, alla mitologia ed alla letteratura. Sul piano tecnico, già molto si è parlato di un presunto indebolimento della voce di Dickinson a causa della malattia, quando in realtà il suo sembra semplicemente il timbro di un uomo che non ha poco più di vent'anni come agli esordi coi Maiden, ma quasi sessanta. Che comunque rimane il timbro di Dickinson, uno dei migliori vocalist del metal di sempre.  Ricorre in diverse tracce una struttura circolare, con il ripetersi infondo ai brani del rispettivo motivo di apertura, dato anche questo frequente nella produzione dello storico gruppo britannico.

Peraltro rimangono ineccepibili la sezione ritmica, le tre chitarre ed il bilanciamento degli strumenti. Gli Iron Maiden restano sostanzialmente fedeli a se stessi, continuando a rappresentare un punto fermo nell'heavy metal, soprattutto per quanto riguarda il modo di produrre un album. In attesa di vederli nuovamente dal vivo, nel corso del nuovo tour che dovrebbe portarli in Europa, dopo aver compiuto il giro del mondo, tra Maggio e Luglio prossimi, continuiamo l'ascolto di questo impegnativo lavoro in studio.


85/100


Bruce Dickinson: voce
Steve Harris: basso
Dave Murray: chitarre
Adrian Smith: chitarre
Janick Gers: chitarre
Nicko McBrain: batteria

Anno: 2015
Label: BMG
Genere: Heavy Metal

Tracklist:
CD 1
01. If Eternity Should Fail
02. Speed of Light
03. The Great Unknown
04. The Red and the Black
05. When the River Runs Deep
06. The Book of Souls

CD 2
01. Death or Glory
02. Shadows of the Valley
03. Tears of a Clown
04. The Man of Sorrows
05. Empire of the Clouds

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