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La Febbre del Venerdì 13
La Febbre del Venerdì 13

Il lavoro solista di Andrea Zucaro, già nei Les Brucalifs, si presenta come un disco di rock/pop, influenzato particolarmente dal surf e dal rock psichedelico.

I brani nella loro composizione formale strizzano l’occhio al pop inglese anni novanta/duemila, ma con arrangiamenti e soluzioni sonore più ruvide e crude, come già lascia presagire “Pentagoni”, brano cui è affidata l’apertura di questo disco. Si notano da subito scelte stilistiche ben precise in fatto di produzione. Abbiamo infatti la voce inaspettatamente dietro nel mix, quasi ad emulare le sonorità di certi dischi di rock psichedelico inglese ed americano a cavallo tra i ‘60 ed i ’70, (cfr. “Set the Controls for the Heart of the Sun” dei Pink Floyd). Una scelta che sicuramente rende meno “mainstream” questo lavoro discografico, dal sapore tanto “alternative” quanto acattivante.

I brani “Messico” e “Sfidi Mai” ben esemplificano il mix di melodie di facile presa e sonorità inusuali per un certo tipo di pop/rock. “Monocaba” è un bel brano inizialmente caratterizzato da una chitarra molto surf, immersa in una atmosfera sospesa che quasi quasi ricorda la sezione centrale di “Ramble Tamble” dei Creedence Clearwater Revival. “L.S.D.C. (La Sorte dei Cantanti)” è un brano all’insegna della melodia il cui testo è invece un corrosivo ritratto di quei musicisti che pensano di essere arrivati nonostante non abbiano neppure coscienza di quello che stanno facendo e dicendo musicalmente, ormai coerenti solo nell’incoerenza. “Il Rosso” e “Pit Stop” proseguono sulla linea del pop raffinato ma non troppo dell’inizio del disco, mentre “Tigre”, con la sua ritmica e la sua intenzione squisitamente dance, devia apparentemente dal suono generale del disco.

In “Veterano” abbiamo una chitarra elettrica più presente, con un riff molto azzeccato. Qui il cantato è più sguaiato e contemporaneamente più interessante rispetto agli altri brani, in sostanza emerge la vena più rock a discapito del lato pop dell’autore. Il disco si chiude con una canzone ben diversa da quanto sentito fin ora in questo album. Nevada è un brano dal sapore western con chitarre in stile Hank Marvin (Shadows) ed un tema che accompagnerebbe perfettamente una cavalcata in Texas al confine con il Messico…un tema per un film western immaginario. Ascoltando questo disco si notano notevoli idee musicali soprattutto dal punto di vista melodico ed una certa perizia negli arrangiamenti, il risultato sono 29 minuti in cui Zucaro mostra le numerose frecce che ha in serbo nel proprio arco ma la sua creatività pare a tratti imbrigliata da un’estetica pop che ne frena il lato più fisico ed istintivo. Una direzione più rock che mantenga il gusto melodico qui dimostrato potrebbe rivelarsi una strada oltremodo vincente per il prossimo lavoro discografico.

65/100


Anno: 2015
Label: Dischi Soviet Studio/Irma Records
Genere:

Tracklist:
01. Pentagoni
02. Messico
03. Sfidi Mai
04. Moonocababa
05. L.S.D.C. (La Sorte Dei Cantanti)
06. Il Rosso
07. Pit Stop
08. Tigre
09. Veterano
10. Nevada

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