Oslo Tapes
Oslo Tapes

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Oslo Tapes, un moniker che mi ha attirato ed incuriosito da subito, devo ammettere che mi ero creato ben altra aspettativa vedendo la copertina e lo stile dell'intero artwork ma alla fine il loro disco resta un bel biglietto da visita dove Marco Campitelli (voci, chitarre, organo, 6 string-bass, synth, basso, batteria, …e chi più ne ha più ne metta) con la partecipazione di vari e validi musicisti si cimenta in uno 'stiloso' e riflessivo avant rock dal gusto italiano, poiché cantato in lingua madre, ma musicalmente aperto a vari orizzonti.
Dalla prima traccia dai ritmi ossessivi (quasi sciamanici), vibranti movimenti sincopati ci si rende conto del fatto che siamo di fronte ad una creatura dallo stile alternative-rock, più sottolineato e nella successiva "attraversando", certamente dal mood più peninsulare e indie rock, dove fa capolino la chitarra distorta e il viscerale rimescolio di effetti sintetico-ipnotici e vorticosi.
Ci pensano gli ingredienti di contorno a rendere varia la proposta, dannatamente cantautorale in "Distanze", brano utile soprattutto per la sua vena poetico-patetica piuttosto che per il valore dell'arrangiamento, il pezzo si inspessisce con il passare dei minuti ma come prima accennavo sono gli effetti sintetici e di tappeto che prendono il sopravvento...

Più si entra nel mondo Oslo Tapes (mi piace molto questo nome) e più ci si addentra in una struttura sorretta da un medesimo modo di vedere lo svolgimento della stabilità riconducibile a diversi movimenti dell'arte musicale del nostro panorama underground musicale, ma non solo, la straziata "Nel Vuoto" ne è un esempio lampante che sicuramente non vi annoierà per la semplice ricetta atmosferica.
C'è poi la dolce delicatezza iniziale di "Imprinting", brano del tutto diverso che poi sfocia in un'esplosione di colori e suoni imponenti e ficcanti, ove l'equazione intimista si lascia corrompere da un una forma più di avanguardia e di progressione musicale, certo figlia di influenze dei componenti del gruppo, ma pur sempre godibile.
Un pezzo sontuoso che dimostra tutta l'abilità di Marco Campitelli (The Marigold) con la partecipazione di Amaury Cambuzat degli Ulan Bator e di altri loschi figuri della scena italica...

Anche "Nove Illusioni" mette in discussione gli Oslo Tapes, dico questo perché ci vuole coraggio ad inserire brani così sperimentali pur nella loro semplicità, e ben si addice ad una tracklist del genere. Con il suo tocco morboso o anticonformista e parole incise su una marmorea venatura gli Oslo Tapes mi son piaciuti molto nel brano più elastico del set, la micidiale "Impasse", impertinente brano dall'effetto ipnotico e narcotizzante al contempo, e che dire di "Marea" che ha dei momenti nei quali si ha la sensazione di giramento di testa, giustificato dalla nauseante ciclicità piatta dell'arrangiamento ambient, il brano è un complesso intrico di facile musicalità nel ventre di una rassicurante ossessione dal dolce lascirasi andare alla rassegnazione.

Altro pezzo killer è la nona "Les Elites En Flammes", brano che si estremizza un pò, suoni a me più congeniali e per questo ben azzeccati, e qui fanno la ricomparsa le chitarre e le distorsioni con una sovra-incisione affilata e tagliente.
"Elogio" racchiude in sé le migliaia di esperienze rumoristiche ed ambientali del gruppo in un perfetto equilibrio studiato al centesimale in un lavoro che rasenta la perfezione uditiva, delicati e forti incastri si dileguano scivolando dolcemente nel brillante intruglio alchemico di un lavoro portato avanti con estrema perizia e studio in fase di ante-produzione. Bello davvero e scusate il gioco di parole da 'elogio'.

Il termine banalissimo che posso usare per la chiusura del CD è convincente, perché l'abilità del gruppo è palese e va benissimo il colore spennellato con mano precisa ed attenta dal tocco chiaramente prezioso e magnetico, siamo di fronte ad un progetto che spero avrà seguito, un magnifico esempio di musica ascoltabile ma certamente non per tutti, allo stato delle cose direi anche coraggiosa, certo molto intimista ma con un suo bel delimitato ruolo esistenziale dove tutti o quasi potrebbero rispecchiarsi. Lode a Oslo Tapes, con la finale "Crocefissione Privee" che chiaramente rompe le righe aprendo la porta ad nuovo struggimento autobiografico.
Della serie: Musicisti nostrani crescono! ... con grandissimo talento ed un grado di maturità impensabile, pieni di capacità ed estro quindi non ci troviamo di fronte a semplici esordienti che si buttano su una esperienza per loro nuova, ciò mi rende il compito facile nella mia dissertazione.

Undici brani che piacciono per gusto, senza per questo meravigliare, un lavoro che potrebbe anche passare inosservato a meno che non vi abbia in qualche modo incuriosito, quindi portandovi almeno a cliccare sul loro spazio di Soundcloud per un appuntamento al buoi al quale forse non vi pentirete di aver mancato, con la naturale conseguenza di acquistare il loro disco per perdersi nel freddo calore blu degli Oslo Tapes.

80/100


Marco Campitelli Voci, chitarre, organo, 6 string-bass, synth, basso, batteria

Anno: 2013
Label: Deambula Records
Genere: Avant Post Rock

Tracklist:
01. Alghe
02. Attraversando
03. Distanze
04. Nel vuoto
05. Imprinting
06. Nove illusioni
07. Impasse
08. Marea
09. Les elites en flammes
10. Elogio
11. Crocefissione privée

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