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Alex Carpani
The Sanctuary

Comincio ad ascoltare The Sanctuary e all’improvviso parte un flashback: sono nella casa di un compagno di quinta elementare, lo seguo nella stanza del fratello maggiore, dove, su alcune mensole, è ordinatamente conservata una impressionante collezione di 33 giri, il mio amico sfila dal secondo ripiano una copertina color crema con impresse strane figure, apre l’album, prende con accortezza il nero vinile dalla busta interna e lo posa sul piatto di un giradischi dal coperchio in plastica fumé, appena la puntina affonda nei primi solchi si diffonde una musica magica… Oggi The Sanctuary rinnova quella antica magia ed il merito va tutto ad Alex Carpani che ha concepito un’opera d’arte (e questa definizione non è esagerata), curandone anche arrangiamenti, orchestrazioni e produzione. Questo artista italiano ha un curriculum da far impallidire qualsiasi musicista, avendo composto ed inciso oltre trenta dischi, nei quali ha affrontato generi differenti: electro-jazz, acid-jazz, jazz-rock, musica ispirata ai testi di alcuni importanti poeti contemporanei (Sanguineti e Finardi), musica ambient, new age, elettronica (utilizzando la sigla al.en.ca., acronimo di Alex Enrico Càrpani), colonne sonore per spettacoli teatrali e soprattutto rock progressivo. L’amore verso la musica progressive e la passione per le tastiere cresce anche a seguito dell’incontro (avvenuto quando Alex aveva 7 anni) con Keith Emerson, nel periodo in cui il tastierista inglese accompagnava il proprio figlio Aaron nel collegio gestito dai genitori di Alex in Svizzera.
Progressive era anche il precedente Waterline del 2007, concept album sul tema del “pelo dell'acqua”, al quale aveva collaborato, per le parti vocali, Aldo Tagliapietra delle Orme. Per eseguire dal vivo in Italia e all'estero i brani tratti da Waterline si forma la Alex Carpani Band (ACB), che nel tempo è divenuta una delle realtà più significative della nuova scena progressive italiana.

Sul finire del 2010 viene dunque pubblicato The Sanctuary, dove, ad accompagnare Alex, troviamo Ettore Salati, Fabiano Spiga (rispettivamente chitarrista e bassista della ACB) e Gigi Cavalli Cocchi (già batterista con Mangala Vallis, Moongarden e Clan Destino, band del primo Ligabue). La copertina è stata realizzata da Paul Whitehead (già autore delle cover di Nursery Cryme e Foxtrot dei Genesis, Pawn Hearts dei Van der Graaf Generator e Smogmagica de Le Orme) e rappresenta un uomo disteso, come in un sarcofago, all’interno di un santuario (per inciso, la cupola del dipinto rievoca quella di Santa Maria del Fiore del Brunelleschi).

L’idea suggerita dalla copertina è quella di un uomo recluso nel santuario ed isolato dal mondo esterno, l’immagine può celare vari significati e/o metafore, per immediata associazione viene da pensare all’Uomo (inteso come genere umano) oppresso dalle regole e dalle convenzioni e schiavo dei giudizi e condizionamenti esterni o, forse, allo Spirito (nel senso di Anima) prigioniero del corpo e quindi al ciclo della Vita stessa nel suo svolgersi “nascita – esistenza – morte” (come sembrerebbero suggerire i titoli dei brani “Entering the Sanctuary” e “Leaving the Sanctuary”).

Al di là di quelli che possono essere i significati reconditi (effettivi o presunti), ci troviamo comunque davanti ad un’unica storia, musicata come una lunga suite anche se suddivisa in dieci brani, quasi tutti interamente strumentali, dove le sporadiche parti cantate sono utili alla narrazione. Tutto il disco è un caleidoscopio di colori, suoni, immagini e sensazioni. “Burning Braziers” inizia con una atmosfera liquida rotta dall’ingresso di basso, tastiere e batteria, ed è quasi possibile vedere il fumo e respirare odore di incenso; “Spirit of Decadence” comincia con un pianoforte romantico e termina con un coro femminile alla Ennio Morricone. In “The Dance of the Sacred Elves”, l’immagine di folletti impazziti appare davanti ai nostri occhi. “Entering the Sanctuary”, con una chitarra lievemente distorta, una fine punteggiatura di basso e una giostra di tastiere, è un vero omaggio ai Genesis. “Knights and Clergymen”, in un alternarsi di momenti incalzanti e passaggi più riflessivi, ci regala un assolo di hammond da manuale. In “Templars Dream” il frammento di piano è suonato alla maniera di Keith Emerson e la chitarra solista ricama splendide note sotto il cantato; “Memories of a Wedding” è un brano stupendo, emozionale, pulsante, introdotto da un pianoforte appassionato e con vari inserimenti del moog dove risalta l’uso del “pitch bending”. Segue “Masters of Ceremonies”, con la sua atmosfera da colonna sonora e la chitarra solista che si tuffa in un flamenco finale. L’arpeggio sognante di “Moonlight through the Ruins” è vera poesia, mentre “Leaving the Sanctuary”, brano magniloquente, con una bella orchestrazione, una batteria scoppiettante e uno splendido crescendo posto a circa tre quarti del brano, è il degno sigillo ad un lavoro strepitoso.

Grande musica, senza ombra di dubbio. Le partiture sono complesse, ma tutto scorre in modo fluido e limpido. Il tocco del “genio” sta proprio in questo: far sembrare semplice e lineare una struttura molto articolata. Basta, infatti, qualche ascolto per assimilare il tema portante che rende riconoscibile e memorizzabile ciascun brano. In tutto il disco dominano sintetizzatori, hammond, moog, pianoforte, non c’è un cedimento, non una nota fuori posto, la tecnica è sopraffina, è come se il talento di Wakeman, Emerson e Banks fosse confluito in un unico artista. Questo album è ARTE allo stato puro, per la perizia con cui è suonato e, soprattutto, per la sua capacità di rievocare sensazioni e suscitare profonde emozioni. Imperdibile per chi ama la Musica vera.

… Spengo il lettore e sorrido per quel ricordo lontano riemerso in un flashback, liberato dalla prigione del tempo, per quella copertina color crema con impresse quelle strane figure …un’infermiera, un cacciatore, un brigante, una vecchina che si specchia in una fanciulla… e per le magiche note dei Genesis compresse nei solchi di A trick of the tail.

95/100


Alex Carpani: Voci, cori e tastiere
Ettore Salati: Chitarra elettrica e acustica
Fabiano Spiga: Basso
Gigi Cavalli Cocchi: Batteria e percussioni

Anno: 2010
Label: Ma.Ra.Cash Records
Genere: Progressive Sinfonico

Tracklist:
01. Burning Braziers
02. Spirit of Decadence
03. The Dance of the Sacred Elves
04. Entering the Sanctuary
05. Knights and Clergymen
06. Templars Dream
07. Memories of a Wedding
08. Masters of Ceremonies
09. Moonlight through the Ruins
10. Leaving the Sanctuary

Sul web:
Alex Carpani
Alex Carpani@MySpace

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