Patrick Wolf
Sundark And Riverlight

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Per festeggiare i suoi primi dieci anni di carriera Patrick Wolf ha deciso di pubblicare un doppio album in cui reinterpreta in chiave acustica alcuni brani tra i più belli o celebri del suo lussureggiante canzoniere.

Non è chiaro quale sia il discrimine nella scelta dei brani, probabile che il buon Patrizio abbia scelto i pezzi più eseguiti negli ultimi tour, caratterizzati dalla predilezione per strumentazioni acustiche, come ben testimoniato dai nostri live report dei concerti di Dicembre 2011 e Giugno 2012.

Il primo disco, Sundark, si polarizza su tematiche più solitarie ed oscure, mentre il secondo Riverlight inneggia alla speranza e alle relazioni con le persone. I risultati migliori si ravvisano nei momenti in cui la nuova strumentazione acustica e l'atteggiamento meditativo si calano su composizioni sornione, profondamente ponderate e anche ponderose, forti e amare, come un liquore da gustare con pazienza, scoprendone poco alla volta tutte le levigate sfumature. Tutto ciò si può trovare nella quintessenziale "Wind In The Wires" o anche nella recente ma intensissima "Bitten". Altro picco qualitativo è dato da una riscoperta "Overture", uno dei pezzi migliori di The Magic Position e forse troppo trascurato; riconquista qui tutto lo spazio che si merita. L'arrangiamento snellito mette in evidenza una delle composizioni più felici e potenti dell'intera produzione wolfiana.

In generale tutto il primo disco risulta superiore: la magnetica "Paris" dà nuova vivacità al suo passo brioso, "Hard Times" splende di luce propria coi suoi archi e vocalizzi inebrianti; "The Libertine" sembrata fatta apposta per questo tipo di reinterpretazione: ritmica insistente e archi svolazzanti fanno da magnifico supporto alla prova vocale maiuscola del ventinovenne cantante. Meno adatte al riarrangiamento si mostrano invece "Oblivion" e "Together" (fors'anche "Vulture"), forti nelle versioni originali di ritmiche potenti e produzioni ricche, si svuotano qui di tutti gli orpelli che le rendevano speciali; troppo rallentate ed ammansite. Tutto il secondo disco si trascina un po' stancamente, privo di spunti strumentali particolarmente interessanti e caratterizzato dalla presenza di canzoni piacevoli, ma non così straordinarie da meritare una riproposizione ("Bluebells", "Teignmouth"). Avrei di gran lunga preferito ascoltare una "Tristan" o una "Damaris", per non parlare di "The Bachelor", vera perla, inspiegabilmente dimenticata. Anche i ripescaggi dall'ultimo disco Lupercalia sono discutibili: perchè non considerare "Time of my Life" e "The Days", notevolmente più emozionanti di una piatta "Bermondsey Street" o della splendida ma qui un po' rinsecchita "House". Svetta in questa seconda parte "The Magic Position", sicuramente una delle espressioni più floride del talento di Mr. Wolf.

Toccante invece la conclusiva "Wolf Song", non casualmente messa in chiusura come a completamento di un ciclio vitale ed artistico, attraverso il quale Patrick è maturato come uomo e come cantautore; ha attraversato fasi diverse per poi tornare rigenerato sui luoghi della sua adolescenza, pacificato e sereno, capace ora di guardare con lucidità e senza più alcuna traccia di rancore ai momenti difficili e controversi della sua vita. Adesso li accetta, li incornicia anzi, come passaggi cruciali ed inevitabili del suo percorso esistenziale.

64/100


Patrick Wolf: Voce, chitarra e violino

Anno: 2012
Label: Bloody Chamber Music
Genere: Pop

Tracklist:
Sundark
01. Wind In The Wires
02. Oblivion
03. The Libertine
04. Vulture
05. Hard Times
06. Bitten
07. Overture
08. Paris

Riverlight
01. Together
02. The Magic Position
03. Bermondsey Street
04. Bluebells
05. Teignmouth
06. London
07. House
08. Wolf Song

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