Hank
L'Aria E' Tesa

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Gli Hank sono un gruppo campano che postilla un mood nostrano, tipo Verdena, e un grunge d’oltreoceano, tipo Soundgarden. Tre musicisti che rollano ritmi forsennati, si avviluppano sui dorsali, scollinano su landscape libertari, fanno retromarcia e poi prendono a calci i cartelloni e lampioni, con perattività barbara e quote limite di pensiero prodotti nelle giornate del noncistopiùconlatesta. In nove tracce gli Hank saccheggiano dalle linee di alimentazione tutti i watt necessari per liberare decibel di volumi atomici e al di sopra dei livelli di sopportazione. In una iterazione infinita, il gruppo fa sentire tutto un disagio metropolitano che modella tutti i brani di grottesco e di biscrome impazzite. Il brano di inizio “Questo cielo mi disturba” è una frenesia pankettara su ali di luce che avvolge e innesca un gusto onnivoro e cannibale di vita tra una folla di gente che imbottita di ossa e senza rito ci si arrende per lasciare il campo ad un piagnucolio introvertito di chitarre che sciorinano assoli che marcano il lato comico della vita e ti sprofondano nei limacci di un panismo pieno di umori. Ma poi vengono gli accordi dolci di settima aumentata e immagini una freschezza di armonia sulla bocca e sul cielo.
Con “Un’altra faccia” si cavalca ancora su siluri pank power, il ciclo dell’armonia è lo stesso degli eterni ritorni della musica. In “Tutto sa di umido” si nota il male che ci confonde e il vuoto che ci fa scifo, poi viene l’eterna notte delle pantere che si muovono tra sagome e demoni. Tutto sa di umido e nelle pozzanghere della vita i blastomi svuotano il loro siero, in bilico tra demoni che invischiano il cervello di diverticoli, tutto a fare il verso ai maestri e ai benpensanti del diniego, ossi duri di una memoria che non riesce più a mettere in fila le cose, mentre un taccuino segna, ferma e irrigidisce il tempo con accordi prolungati e fade out di dissonanze.

“Naufragi in ombra” è già un bordello di ritmo fin dall’inizio, non servono rifugi inutili, ritorna il riff iniziale che è il leitmotiv del CD. “L’aria è tesa” :la pelle sopravvive tra lenti battiti di cuore come un animale in festa, allora saluti i parenti e scolori in un grigiore acerbo incazzato fino alle mutante scrollate di libidine quando l’aria è sempre più tesa in un notte che a guardarti si dispera. “Canzone di febbraio” rimanda all’odore di acido che rimane quanto tutto sembra finito, allo sguardo che si riduce nel momento grave in cui tutto puzza in gola tra gli incubi che marcano il freddo che hai dentro. L’arpeggio della chitarra draga su suoni puliti e ritmi sincopati fanno ballare sui sudori provocati dall’acido che cambia il volto e pulsa in gola tra gli incubi che ti danno la consapevolezza di appartenere solo a te stesso.

90/100


Edoardo Frigenti: Chitarra e voce
Tommaso Siniscalchi: Basso
Mario Carillo: Batteria

Anno: 2012
Label: Autoprodotto
Genere: Indie Rock

Tracklist:
01. Nella città dei folli
02. Questo cielo mi disturba
03. Un’altra faccia
04. Tutto sa di umido
05. Naufragi in ombra
06. L’aria è tesa
07. Canzone di Febbraio
08. Lame
09. L’immagine perfetta

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