Nichelodeon
Cinemanemico

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In occasione della performance "La stanza suona ciò che non vedo" i Nichelodeon hanno avuto avuto modo registrare Cinemanemico. La maggioranza delle tracce poggia principalmente su incastri di sonate (schizofreniche) per piano, soundscapes per rumori sintetizzati (Riccardo Di Paola, già collaboratore di Carla Bozulich) e testi (spesso di stampo teatrale) declamati con lucido fervore; siamo dalle parti dell'istrionismo di Stratos e si notano somiglianze anche con John de Leo. La chitarra elettrica è più usata in sede “d'arrangiamento”, per pennellare i pezzi con droni taglienti --- quasi scambiandosi il ruolo tradizionale col synth.
C'è abbastanza varietà di dinamiche e soluzioni per poter godere ugualmente di piccole gemme come "Flower of Innocence" (che decade a due passi da una psichedelia d'ambiente) come della vibrante "Fame", forse tour de force vocale del disco.
Il formato che più esalta le qualità del gruppo è comunque quello del brano lungo di ascendenza progressive, rimanendo distanti da deliri free-form o improvvisazioni di sorta (se si eccettua forse la turbulenta “ghost-track” del "Ladro di Giochi"). Certamente spiccano i due pezzi più elaborati, entrambi sui 9 minuti.
"Ciò che Rimane" presenta un break strumentale dove un piano romantico e dal sapore intimo viene via via circondato e lentamente sommerso (e trasportato e trasformato e annullato) dagli interventi spettrali dell'elettronica mentre la voce indulge in uno spoken word surreale, tratto da “La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene” di Pellegrino Artusi.
"Disegnando cattedrali di cellule Pt.II" ha un andazzo simile ma viene preceduto da un susseguirsi di buchi neri elettronici che stavolta ingoiano la voce, lasciata a rantolare nel background.
In generale è un lavoro curioso e autorevole, non facilmente assimilabile, teso chiaramente verso una concezione (e una ricerca) di “arte totale”, magari con un piglio intellettuale non per tutti i palati. Ma al di là delle deboli accuse di pedanteria e prolissità che toccano prima o poi a tutti gli ensemble “avant” o “prog” si è in presenza di un lavoro ambizioso che merita rispetto e ispira paragoni favorevoli con l'età dell'oro del prog-rock italiano, qui riattualizzato in una veste contemporanea, post-moderna nel suo assimilare e sublimare in maniera piuttosto personale stilemi pervenuti dall'avanguardia elettronica, dal vocalismo creativo con echi galasiani, dal pianismo torrenziale alla Cecil Taylor.

77/100


Maurizio Fasoli: Piano
Claudio Milano: Voce
Riccardo Di Paola: Synth
Francesco Zago: Chitarra elettrica

Anno: 2008
Label: Autoprodotto
Genere: Progressive Rock

Tracklist:
01. Fame
02. La mosca stregata
03. Lascia ch'io pianga
04. Malamore e la Luna
05. Amanti in guerra
06. La torre più alta
07. Ciò che rimane
08. Flower Of Innocence
09. Disegnando cattedrali di cellule Pt.II
10. Il Ladro dei giochi

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