Scritto da Davide Piancone Mercoledì 02 Settembre 2009 18:05 Letto : 1992 volte
Due o tre mosse e via, KO.
Funziona bene la metafora del Kung-fu, nel caso de Il Kif, progetto certo non nuovo ma dotato di rinnovata linfa vitale e ispirazione, che ha portato la band ad abbandonare le jam torrenziali e spostarsi dai viaggi psichedelici alla musica da combattimento. Si definiscono un “collettivo rock”, e parlano della loro musica come “Rock N' Roll moderno” o “atomic Rock N' Roll”, sanno di essere merce rara in Italia, e specialmente in Puglia, e infatti lo sono. Sono nati come band, da una idea di Claudio De Pascale, sul finire degli anni ’90, e portano con se, le sonorità dell’underground di quel decennio, sposate certo con certo Rock mainstream americano, in modo più che dignitoso. Il loro modo così libero, coraggioso e fresco di portare avanti quella proposta fa onore ed è illuminante anche per chi è nella scena molto prima di loro. Il nuovo album, intitolato proprio Kung-Fu e con tanto di richiami a Bruce Lee, è un concentrato perfetto di corpi sudati che si scontrano, musica manesca, violenta, note sudate, colpi bassi, cinque note di violenza, e sei sensi da ampliare a dismisura per seguire i movimenti di queste bestie indiavolate. Dimenticatevi l’alternative intellettualoide italiano, non siamo in presenza di aspiranti poeti ma di quattro baresi che vogliono sbattervi come polpi, e risvoltarvi trascinandovi come strascinate. Nelle percosse, tra calci e pugni, ricorderete i tempi andati dei Malfunk, e troverete un modo per sostituirli, finalmente, ricorderete i tempi andati dei Ritmo Tibale…e troverete anche qua un modo per sostituirli, finalmente. Certo non sostituirete anche i Queens Of The Stone Age, anche essi richiamati in abbondanza, ma troverete un buon temperamento in salsa italiana a quella proposta, che è la miglior proposta Rock del nuovo millennio, e che in questa sede viene in qualche modo reinterpretata in modo lineare e aperto a tutti i gusti (“Allucinazioni” è l’esempio più compiuto di questo stile moderno, tradizionale, rabbioso, come gli altri, cantato alla grande, in italiano). I pugni rimodelleranno le vostre orecchie, e il Blues vi morderà il sedere (“Non ricordo chi sei"), il lento, pieno di passione (“Soltanto Adesso”), vi daranno il tempo di contare i lividi, ma è inutile restare fermi, con questo groove irresistibile (“Schiava dell’immagine”) e con questa brezza cosmica che strappa via i capelli (“Ritmi Selvaggi”), sarà praticamente impossibile non dimenarvi, giusto il tempo di crollare a tappeto. Ottima tecnica, affinata su anni ed anni di attività live, grandi pezzi, tutti coinvolgenti, e senza il minimo filler, grande longevità del disco e prospettive di divertimento, per un lavoro sgargiante come i colori che lo avvolgono. 70/100
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Claudio De Pascale: Voce e chitarra Anno: 2009 |