Folkearth
Rulers Of The Sea

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Ed eccoci arrivati all'ennesima release da parte dei multinazionali Folkearth, il nuovo disco (il settimo in appena 6 anni) si intitola Rulers Of The Sea e detiene in sé solo parte delle costanti dei precedenti album con il raggiungimento di uno status ormai di spicco nella scena folk metal. Ciò che terrei a sottolineare è l'approccio che pian piano, disco dopo disco, si sta creando, una linea orizzontale separa allo stesso livello ritmiche ed approccio al limite con il black metal e l'estremismo sonoro, e dall'altra l'uso calibrato delle melodie spesso accompagnate da strumenti a fiato tradizionali ma anche dai soli strumenti elettrici (chitarre su tutti) e da vere e proprie suites sinfoniche, spesso evocate dai synth.
Abbiamo in questo disco dei solos armonici e molto fluidi di pertinenza heavy metal sontuoso, ed una semplicità accentuata, diciamo che i Folkearth sono molto più semplici e diretti che nei primo dischi.

Tra il primo e questo disco dei Folkearth c'è molta differenza secondo me, ma lascio questi paragoni ai posteri e mi concentro sul fatto che questo ultimo non é per niente male, l'amalgama del passato é oggi più calibrata, e si spazia dalle sfuriate selvagge agli arpeggi pagani delle chitarre classiche ed acustiche senza grossi traumi, questi sono i Folkearth e possono stra-piacere o risultare repellenti ma la loro proposta é autentica e genuina, tra l'altro il fatto che siano una delle poche realtà che lega musicisti con esperienze diverse nell'underground di tutto il mondo li rende particolari e curiosi in un settore dove il nazionalismo spesso pone delle barriere indissolubili e odiose.

Le vocals sono affidate a vari componenti tra cui un certo Sebastian Alyiz (di nazionalità Italiana), che a dire il vero non conosco e che ignoro in quale altra band militi, ad ogni modo l'impostazione é di contrasto, tagli selvaggi di screming, voci basse e al limite con toni cupi e gutturali, cori di voci pulite e il solito accompagnamento della paradisiaca Hildr Valkyrie.

Il disco è pieno zeppo di metal riffs tradizionali, e gia dalla primissima traccia si viene quasi investiti da una tempesta in pieno volto, solo un momento per rifiatare e poi di nuovo a capofitto con un duro impatto metal, "The Voices Of The Dead" se non fosse per gli strumenti a fiato ed il break acustico centrale potrebbe essere tranquillamente annoverata come una song extreme pagan metal, ed anche la seconda traccia "Rulers Of The Sea" non é da meno, invece in "The Doomed Crusade" cantata credo in Lituano e sicuramente in inglese da Hildr narra le gesta di Vytautas il Grande (un sovrano della Lituania del medioevo), ciò dimostra la capacità del progetto di spostarsi spesso anche dal concept mitologico ma pur sempre legato a temi di paganesimo.

Altra traccia molto interessante é "The Prince Of Epirus", che narra in maniera semplice un aneddoto della storia del regno di Epiro, la track è molto bella e descrittiva, come tutte del resto, alla fine il contenuto lirico é molto importante e non può essere preso sottogamba, la musica del gruppo ne accentua la narrazione, é il caso di "Cosmogenesis" e "Folkearth", tracce epiche e battagliere che sostanzialmente non possono prescindere dal contenuto dei loro testi, e diciamo che può passare anche in secondo piano il fatto che in questo disco gli strumenti tradizionali folk (percussioni, fiati e strumenti a corda) siano ridotti all'osso, scelta giusta secondo me e passo in avanti rispetto al precedente album.

Posso solo inchinarmi a brani come "Apollonian Light", un vero e proprio inno fiero e imponente, dove le vocal growls si miscelano a quelle pulite ed evocative maschili a mò di furiosa litania poetica epica dove il concetto di base é sempre il paganesimo e la mitologia.

Si chiude, ma solo temporaneamente perché il nuovo disco del gruppo é gia in fase di stesura, con la sedicente "Byzantine Princess" un'altro bel brano più soft e acustico, naturale punto su uno dei dischi meglio riusciti per direzione e impatto, non certo per la presenza di molteplici soluzioni e varietà di stili, per me è meglio essere quadrati che 'crossover' come si usa tanto in questo periodo di mode sfrenate senza identità e capacità. Da sottolineare il bellissimo artwork del cd e la presenza di tutti i testi ed info, gran lavoro.

Punti dolenti? Beh, che dire? Sono sicuro e resto del mio parere, ovvero che se tutti i membri di questa band si potessero concentrare sulla stesura di un nuovo disco tutti assieme nello stesso studio per giorni e giorni, forse verrebbe fuori qualcosa di diversamente bello ed artistico, magari maggiormente originale, ma penso che sia anche questa una peculiarità del gruppo, ognuno contribuisce a modo suo e come può, con i suoi gusti ed interpretazione o sentimento, é una musica 'multistrato', per poi arrangiare tutto non so come, forse in un grande lavoro di mastering che credo non disponga comunque di un grosso budget per rendere il risultato finale più cristallino.

I Folkearth per questo restano una band underground che per la sua prolificità é da tenere più in considerazione delle folk/pagan band standard, i dischi stanno prendendo sempre più delle forme diverse, ed il bello di questo gruppo é proprio la sua natura sotterranea non direttamente proporzionale al mero profitto. Avanti tutta Folkearth!

85/100



Marios Koutsoukos: (Greece) Testi
Hildr Valkyrie: (Greece) Voce
Mickael "Loki" Jenft: (France) Chitarre, tastiere, programming
Matthew Bell: (Australia) Chitarre, basso
Simon Muller: (Switzerland) Flauto, chitarra, mandolino, sitar, basso, voce
Munngu Beyeler: (Switzerland) Flauto, voce
Emilio Souto: (Argentina) Mandolino
Pablo Allen: (Argentina) Cornamusa
Ally Storch: (Germany) Violino
Michael Fiori: (Monaco) Chitarre, basso
Metfolvik: (Lithuania): Lyrics, voce
Sebastian Alyiz: (Italy) Voce

Anno: 2009
Label: Stygian Crypt
Genere: Epic/Folk Metal

Tracklist:
01. The Voices Of The Dead
02. Rulers Of The Sea
03. The Doomed Crusade
04. Lord Of The Spear
05. The Prince Of Epirus
06. Cosmogenesis
07. Folkearth
08. I Am Fire
09. Apollonian Light
10. When The Gods Doth Return
11. Byzantine Princess

 

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