Bohemian Rhapsody (Film)

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Teatro e altre tendenze

Ci sono due modalità per vedere Bohemian Rhapsody, il film dedicato a Freddie Mercury (e non ai Queen, come si legge pressoché ovunque in rete): 
A) filtrarlo con la severa rigidità dell'appassionato integralista.

B) vederlo con la spensieratezza e la curiosità dell'uomo medio.
Se siete in modalità A), boccerete questo film per innumerevoli motivi, tutti piuttosto legittimi, legati a dimenticanze eclatanti e ad imprecisioni macroscopiche.
Tra le prime, vale la pena enunciare:
- la genesi della Red Special e il fatto che fosse suonata con una moneta da 6 pence (omissione imperdonabile se si pensa che il suono di questa chitarra rappresenta un fattore distintivo non meno importante della voce di Mercury);
- la passione per l'elettronica di John Deacon, frutto dei suoi pregressi studi da ingegnere elettronico (fatto determinante per la band, giacché il bassista costruì spesso componenti per gli strumenti usati dagli altri musicisti); 
- il Queen Crest, lo stemma dei Queen, disegnato dal vocalist (sarebbe stata una bella occasione per evidenziare le doti non soltanto canore dell'artista, diplomatosi all'Ealing Art College di Londra poco prima del primo album della band);
- il meraviglioso costume "Glam Angel" usato dal singer in occasione della esibizione tenuta al Music Hall di Cleveland, l'8 febbraio del 1975 (i fans di lunga data sanno bene che questo costume consacra alla leggenda il Freddie degli anni '70 così come i baffi degli anni '80 tratteggiano il suo look definitivo);
- Mary Austin in quanto ragazza di Brian May (per uscire con lei, Freddie chiese il permesso al chitarrista);
- la nascita del nome Queen, voluto dal cantante e contestato da May e Taylor (giacché con "queen", in slang londinese, ci si riferiva ad un uomo effeminato piuttosto esuberante);
- la nascita del brano forse più famoso dei Queen, "We Are The Champions", e la magniloquenza visiva del video di "Radio Ga Ga" (anche se va detto che il registra ha cercato di porre rimedio proponendo i due brani in versione integrale al Live Aid);
- la collaborazione con David Bowie (anche se, ad un certo punto, si ascolta in sottofondo il brano "Under Pressure").



Quanto alle imprecisioni, ce n'è per tutti i gusti: 
- John Deacon non entrò nella band assieme a Freddie (ma almeno un anno dopo); 
- il brano "Seven Seas of Rhye" non faceva parte del primo album (ma del secondo, Queen II);
- John Reid entrò nella vita della band quando questa aveva già maturato un certo successo ("Killer Queen" e "Sheer Heart Attack" erano entrati nella top 10 mentre in Giappone i Queen erano già osannati);
- "Fat Bottomed Girls" non è un brano del 1974 ma del 1978; 
- "We Will Rock You" non fu composta nel 1980 ma nel 1977; 
- Jim Hutton, il fidanzato di Freddie, non era un cameriere ma un parrucchiere (i due peraltro, si frequentavano ben prima che Freddie sapesse di aver contratto l'Aids); 
- lo spettacolare concerto tenuto dai Queen a Rio (vi presero parte 250.000 spettatori, il più grande pubblico pagante di allora), non avvenne nel 1977 ma ben 8 anni dopo, nel 1985; 
- i Queen non sottoposero il loro frontman ad un colloquio per riammetterlo nella band, semplicemente perché non lo cacciarono mai o, se vogliamo, perché lui non abbandonò mai i Queen (non smisero mai di suonare live e mai si sciolsero); 
- la carriera solista del leader non interferì mai con i progetti della band che, anzi, uscì rafforzata dalle velleità del singer, visto che egli non ebbe poi così tanto successo; 
- parlando ancora di carriere individuali, il primo a tentare il passo solista fu Roger Taylor che avevapubblicato due album quando il collega pubblicò il suo nel 1985 ("Fun in Space" del 1981 e "Strange Frontier" del 1984);
- Paul Prenter, manager di Mercury, non gli nascose l’invito a partecipare al grande concerto di beneficenza del Live Aid (anche se, nella realtà, gli altri membri hanno ammesso la sua cattiva influenza su Freddie in altre occasioni); 
- ancora, Prenter non rilasciò interviste diffamatorie alla televisione, ma soltanto ai giornali e ciò avvenne nel 1987, non nel 1985; 
- vi furono attriti, nel tempo, sulla divisione dei diritti discografici, ma mai fu posto da alcun membro l'àut àut di dividersi i diritti dei brani (nel 1986, i quattro concordarono serenamente che, da quel momento, i brani sarebbero stati firmati congiuntamente); 
- John Reid (che, prima di diventare manager dei Queen, lo era di Elton John e Kevin Ayers) fu silurato nel 1977, non negli anni '80, e per motivi diversi da quelli mostrati nel film; 
- il discografico Ray Foster, che sosteneva che la durata eccessiva di "Bohemian Raphsody" avrebbe vanificato la pubblicazione di un singolo, non fu mai abbandonato semplicemente perché non è mai esistito (nessuno fu silurato per aver mostrato dubbi sulla lunghezza del brano, ivi incluso John Reid, che fu tra costoro); 
- la dichiarazione di aver contratto l'Aids, fatta da Freddie agli altri tre, non avvenne nel corso delle prove per il Live Aid giacché egli scoprì della malattia solamente due anni dopo, nell’aprile del 1987;
- non era particolarmente ambita la presenza dei Queen al Live Aid giacché Bob Geldof, l'organizzatore, faticò a perdonare alla band le esibizioni in Argentina e in Sud Africa nonostante l’invito della comunità internazionale a boicottare regimi dittatoriali o razzisti; 
- non è vero, infine, che le donazioni benefiche cominciarono a giungere grazie all'esibizione dei Queen.



Così descritto, il film parrebbe un fallimento totale se non fosse che, invece, funziona molto bene (stiamo passando alla modalità B): considerandolo un omaggio, quale effettivamente è, non si può fare a meno di valorizzarlo per la corretta esaltazione del personaggio e della sua carriera.
In tal senso, una rappresentazione fedelissima avrebbe lasciato indifferenti i vaghi conoscitori dei Queen, che probabilmente costituiscono la maggior parte del pubblico che è andato e andrà a visionare il lungometraggio. Normalissimo, quindi, concedersi il lusso di romanzare, deviando talvolta dalla strada maestra.
In breve sintesi, si tratta di una storia che è certamente ancorata alla realtà, pur tra innumerevoli licenze, ma che persegue abilmente lo scopo di disegnare, a grandi linee, un'esperienza di vita piuttosto incredibile, rispettando i doverosi punti fermi imposti dalla cinematografia, cioè una narrazione credibile che sia capace di catturare l'uditorio senza dover ricorrere costantemente ai colpi di scena, pur doverosamente presenti, sebbene in forma dosata.
La conclusione la lascio al pubblico: eterogeneo (adulti e ragazzi) che resta fino all'ultimo titolo di coda e, prima volta che mi capita di riscontrarlo, che esplode in un applauso finale piuttosto commosso...






BOHEMIAN RHAPSODY (il film)

Paese di produzione: Stati Uniti d'America, Regno Unito
Anno: 2018
Durata: 134 min

Regia: Bryan Singer - Dexter Fletcher (non accreditato)
Soggetto storia: Anthony McCarten e Peter Morgan
Sceneggiatura: Anthony McCarten

Cast:
Rami Malek: Freddie Mercury
Lucy Boynton: Mary Austin
Gwilym Lee: Brian May
Ben Hardy: Roger Taylor
Joseph Mazzello: John Deacon
Aidan Gillen: John Reid
Tom Hollander: Jim Beach
Allen Leech: Paul Prenter
Mike Myers: Ray Foster
Aaron McCusker: Jim Hutton

 


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