Scritto da Bartolomeo Varchetta Giovedì 29 Ottobre 2015 21:55
Il disco è il quinto lavoro della prodigiosa pianista giapponese Hiromi Uehara e, per la precisione, il primo pubblicato a nome della formazione “Hiromi's Sonicbloom”. L'artista, a tutt’oggi, conta al suo attivo due album sotto questa denominazione, mentre otto sono a suo nome e uno in coppia con Chick Corea (il live “Duet” del 2008). Prendendo spunto dal termine inglese “Sonicbloom” - più o meno “fioritura di suoni” - quest’opera può essere definita una vera esplosione di note, dove i quattro strumenti, nella migliore tradizione fusion, si fondono in un susseguirsi di intrecci sonori mai caotici e sempre disciplinati. |
Scritto da Umberto Guerani Mercoledì 28 Ottobre 2015 21:28
Discontinuo ma assai interessante, il debutto degli Earthset, gruppo proveniente da Bologna, merita rispetto e considerazione perché cerca di alternare atmosfere lente e meditative (“Ouverture” ed “Epiphany” sono canzoni ben riuscite) a momenti d’energico caos organizzato (validissimo il break strumentale di “Skizofonìa”), tanto che ad ogni ascolto il sound sembra un affascinante incrocio fra gli Hawkwind ed influenze grunge in stile Pearl Jam. |
Scritto da Umberto Guerani Mercoledì 28 Ottobre 2015 20:01
Devo riconoscere che l’esordio di questo quartetto toscano mi ha impressionato abbastanza positivamente: centrano il bersaglio gli assoli chitarristici di Ruggeri, l’espressività vocale di Deborah e la solidità della sezione ritmica, inoltre la produzione e l’artwork sono di gran qualità (finalmente un cd jewel case con i testi e le illustrazioni, basta con i digipack da discount nudi e crudi!), al livello di tanti gruppi blasonati. |
Scritto da Daniele Ruggiero Mercoledì 28 Ottobre 2015 19:54
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Scritto da Umberto Guerani Lunedì 26 Ottobre 2015 20:51
E chi se lo sarebbe mai aspettato? Oggigiorno in Italia è ancora possibile imbattersi in nuovi gruppi rock che lasciano ben sperare per il futuro: difatti, mi è capitato tra le mani un debut album originale e convincente, che proviene da quella Terra Di Mezzo situata fra la Toscana e l’Emilia Romagna (qualcuno ha detto Appennino tosco-emiliano?), almeno così sfatiamo il luogo comune che nel Belpaese l’alta qualità ormai si ritrova solo nei prodotti gastronomici o negli atelier degli stilisti. |
Scritto da Umberto Guerani Mercoledì 21 Ottobre 2015 21:52
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Scritto da Umberto Guerani Mercoledì 21 Ottobre 2015 21:04
A due anni di distanza dall’esordio, “Asylum”, la formazione umbra dei Kpanic torna in sala d’incisione e sforna un e.p. dai sapori multiformi, che personalmente definirei un misto di grunge con influenze dark wave, un po’ come se gli Alice in Chains si unissero ai Cure. |
Scritto da Daniele Ruggiero Mercoledì 21 Ottobre 2015 20:55
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Scritto da Gianluca Livi Sabato 17 Ottobre 2015 15:09
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Scritto da Bartolomeo Varchetta Martedì 13 Ottobre 2015 21:26
Estrosa, poliedrica, affascinante, intrigante, geniale, Aziza Mustafa Zadeh è una pianista originaria di Baku (Azerbaijan), figlia d’arte, introdotta alla musica fin dalla tenera età dal padre Vagif, jazzista affermato. Stabilitasi in Germania, dove continua a dedicarsi alla ricerca musicale, supportata anche dalla madre Eliza, cantante lirica, oramai è presente sulla scena jazzistica dal 1991. Album jazz/fusion permeato di melodie caucasiche, questo “Dance of Fire” segue a breve distanza un ottimo primo album solista ed un secondo in trio niente meno che con John Patitucci e Dave Weckl. Per la pubblicazione di questo disco l’artista si è avvalsa della collaborazione di artisti del calibro di Al Di Meola (chitarra), Stanley Clarke (basso) e Omar Hakim (batteria), i cui nomi sono, non a caso, in primo piano sulla copertina dell’album. Le aspettative non sono per nulla disattese e gli artisti coinvolti fanno onore alla loro fama. L’album prende il nome dalla suite iniziale, composta da quattro tracce senza soluzione di continuità dove un Di Meola scoppiettante ed una incisiva Zadeh, fanno a gara tra rocambolesche scale arabeggianti, eseguite a velocità impressionante, spesso proposte tra momenti di dolcezza e calma. Il disco presenta una combinazione di jazz e fusion, amalgamati da uno stile orientale che ne fa un’opera gradevolmente unica, piacevolmente accattivante e, grazie ai suoi esecutori, sempre esaltante. I brani sono un continuo rincorrersi di scale, intervallate da momenti di riflessione, ove giganteggia la Zadeh, che mostra carattere e spessore, cantando peraltro in stile Azerbaijano, riuscendo così nel difficile compito di unire occidente ed oriente. Fuori dagli schemi classici, questo disco merita ascolti ripetuti che sapranno gratificare l'ascoltatore. Tracce Formazione |
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