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L'album segna il ritorno di Andrea Demasi, ex Skanners (ove, per due anni, ha ricoperto il ruolo di bassista), già nella formazione del primo album, "De-Generation" (lo abbiamo recensito in termini esaltanti QUI). Dediti ad un thrash di matrice chiaramente ottantiana, i quattro ci deliziano con 45 minuti di pura energia che guardano, per ciò che concerne le ritmiche e la costruzione dei brani, ai Megadeth più criptici, aggressivi e cervellotici (si ascoltino, al riguardo, "Brainocide", "Cell XIX" e "Perfectly Divided"), mentre tracce di NWOBHM sono oltremodo evidenti negli assoli di chitarra (in tal senso, impossibile non riscontrare le influenze graffianti dei Judas Priest in “Paralyzed”). Quando le ritmiche rallentano e lasciano il posto a plumbee cadenze, paiono omaggiati i Metallica del "Black Album", la cui ascendenza è palese in brani come "No Future" e "Undeniable Decline". Fa eccezione "All I Want", cover degli Offspring (tratta dal loro "Ixnay on the Hombre" del 1997), che, pur suonata in chiave thrash, non tradisce, anzi esalta l'evidente retaggio punk. Granitica robustezza, spesso funambolica, e melodie accattivanti rappresentano un connubio perfetto per un band che si segnala quale realtà di punta della scena metal peninsulare, pur pesantemente ancorata al passato, comunque omaggiato con ottimo gusto ed elevato grano salis. In chiusura, segnaliamo l'intervista a noi rilasciata dal leader Richard Hupka nella quale si parla, tra le altre cose, del messaggio che il thrash, a 40 anni circa dalla sua introduzione nel mercato musicale, è ancora capace di trasmettere alle nuove generazioni con rinnovata capacità di attenzionare. |
Richard Hupka: vocals, guitars Anno: 2021
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